Dalla funzione religiosa a quella funeraria fino alla teoria di Lacan, che lo vede come il primo mezzo per l’affermazione del sé: stiamo parlando dello specchio, un oggetto le cui origini risalgono addirittura all’Antico Egitto.
Origini dello specchio
Mentre l’attuale specchio è costituito da una placca di vetro sovrapposta ad uno strato di metallo, che ne permette la riflessione, in passato la parte riflettente era formata da lastre metalliche per lo più bronzee. Molta attenzione si dava ai manici: di legno, osso o avorio, essi rappresentavano colonnine, palme o dei. Infatti gli specchi erano considerati un oggetto da porgere in dono alle divinità, in particolare venivano offerti al dio Sole e alle divinità Mut, la dea madre, e Hathor, rappresentata anche come disco solare.
Lo specchio in Europa
Per quanto la produzione di piccoli specchi in vetro fosse già diffusa in territorio tedesco intorno al XII secolo, la vera svolta fu opera dei vetrai veneziani, che vantano la prima produzione nel 1369 e che prevede la sovrapposizione sul vetro di lastre di stagno pressate, con un bagno di mercurio. A ornamento erano poste cornici di legno scuro intagliate con decori floreali o putti. Grazie alle usanze di epoca barocca, oggi lo specchio assurge a complemento d’arredo, con funzione decorativa e ornamentale, mettendo alla prova gli artisti. Nel XVII secolo le cornici di quercia o noce erano dorate e lavorate con decori ampollosi, per abbellire e adornare i saloni.
Lo specchio come un oggetto d’arredo
Come allora, anche oggi ci vuole originalità per colpire nel segno e fare in modo che lo specchio abbia quel surplus che gli permetta di diventare un vero e proprio articolo di design. Si è potuto, così, ridar vita ad un oggetto tanto antico, grazie allo studio di particolari materiali e alla ricercatezze delle linee, sfruttando, ad esempio, motivi vintage.
È questo il caso di Vito Nesta, giovane designer italiano, che, in collaborazione con Claudia Pignatale e due artigiani di Effetto Vetro, ha creato la collezione Risvolti, costituita da specchi fabbricati in super mirror d’acciaio ai quali è applicato un risvolto in vetro opaline degli anni ’50.
Alla classicità del Rinascimento invece si ispira lo specchio della designer Elisa Giovannoni: la cornice di ottone funge da monofora dove, sulla destra, si affaccia un uccellino. Questo oggetto fa parte della collezione Portrait with Birdie, cui si affianca Portrait with Little Vase, dove compare invece un vasetto.
Qualcosa di completamente diverso è offerto dalla collezione Archipelago che nasce dal lavoro di Patrik Fredrikson e Ian Stallard per Driade. Si tratta di un insieme di tre specchi privi di cornice e dai contorni irregolari, che ricordano le silhouettes di un’isola.
Infine, altri due artisti hanno rivoluzionato il concetto di specchio, ispirandosi anche loro alla natura, ma superando l’idea di complemento d’arredo: sono Angus Ritchie e Daniel Tyler ai quali si deve la realizzazione di uno specchio a cabina con intelaiatura di legno, successivamente posto nel Loch Lomond and The Trossachs National Park (Scozia). Questa vera e propria installazione, chiamata Lookout, dà la possibilità di osservare il paesaggio sotto diverse angolazioni, rendendolo, per effetto dei riflessi, infinito.