“Con giacca e berretto, sarò quel vecchio barbuto, Ho-ho!” -Il Grinch
Nel periodo delle festività natalizie, la televisione e i cinema si popolano di pellicole a tema, alcune arcinote e altre meno. Il tema unico è sempre il Natale, l’obbiettivo del regista varia da film a film.
Tra i titoli più celebri e senza dubbio più divertenti troviamo uno dei (tanti) capolavori di Jim Carrey, già presente in “A Christmas Carol”: il film in questione è “Il Grinch“. Sebbene ad una prima analisi appaia come una favola per bambini, tra l’altro narrato quasi completamente in rima, si tratta di una storia alla portata di tutti, grandi e piccoli.
Sullo sfondo di una ridente cittadina chiamata Chinonsò, in cui il Natale viene preparato per tutto l’anno dai Nonsochì, sorge il lugubre Monte Briciolaio, la discarica abitata dal maligno “Signor Grinch”, una creatura verde, pelosa, digrignante (in inglese “grin“, da cui il suo nome) che detesta il Natale e tutti coloro i quali lo festeggiano.
Chiunque venga a disturbarlo viene cacciato malamente e di tanto in tanto lo stesso Grinch scende in paese sotto mentite spoglie per fare i dispetti ai Nonsochì. L’unica persona non spaventata da lui e cosciente che il Natale sia più di una corsa all’acquisto è la piccola Cindy Lou; è convinta che il Grinch in realtà sia una persona buona e dolce, nascosta sotto la figura di cattivo e dispettoso mostro che gli altri Nonsochì gli hanno affibbiato con gli anni.
Ed effettivamente, è così; per anni deriso a causa del suo aspetto anomalo e dei suoi modi rudi e poco fiabeschi, il Grinch ha maturato dentro di sé un rancore profondo e costante per coloro che avevano riso di lui. Fuggito in un impeto di rabbia sul Monte Briciolaio, il Grinch con gli anni ha trovato un amico fedele nel suo cane Max e nella spazzatura che i Nonsochì scaricano costantemente sul monte: trattasi non solo di cibo, ma persino degli stessi regali donati gli anni precedenti.
Deciso più che mai a rovinare una volta per tutte il Natale di Chinonsò, il Grinch architetta un piano geniale: travestito da Babbo Natale, entra nottetempo delle dimore degli abitanti e ruba tutti i doni natalizi e il cibo, per poi portare la sua slitta meccanica in cima al Monte e gettarla nella discarica insieme al bottino.
Prima che possa farlo, tuttavia, anziché pianti, sente levarsi un canto melodioso dalla città: i Nonsochì, privati dei loro doni materiali, hanno riscoperto la compagnia reciproca e intonano canzoni natalizie per riempire l’aria di gioia. Il Grinch si rende conto di aver fatto loro del bene e si pente per le sue azioni; quindi impedisce alla slitta di volare giù dal monte. Contemporaneamente, Cindy Lou lo raggiunge poiché convinta che “nessuno debba stare da solo a Natale”. Insieme, riportano cibo e regali di nuovo in paese, con la gioia dei presenti. Il Grinch diventa ufficialmente un membro della loro società, organizzando da quel giorno in poi, fantastiche cene natalizie nella sua casa sul monte, a cui partecipano tutti i Nonsochì.
Il Grinch si presenta non solo come una favola, ma come una profonda riflessione sul senso delle feste nel nostro tempo.
I Nonsochì si presentano come una società chiusa e votata al consumismo, con cui riempie un vuoto morale enorme: poco dopo essersi scambiati i doni, li buttano nella discarica del Monte e vengono raccolti dal Grinch che li usa per arredarsi letteralmente la casa. Lui stesso li definisce un popolo di ipocriti freddi e privi di morale, una vera e propria doccia fredda voluta dal regista come critica per chi vive nello stesso modo. In pratica, sebbene intendano rappresentare il Natale, lo fanno nel modo sbagliato. L’unico che tecnicamente potrebbe far loro del bene è il Grinch, ma viene deriso e allontanato per la sua diversità. Ecco quindi come si rende necessaria un’azione estrema, per risvegliare i cuori dei Nonsochì dal loro intorpidimento e regalargli il senso vero del Natale. Per certi versi, il pubblico è più portato a stare dalla parte del Grinch.
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