Gli album del mese secondo la redazione

Cosa ascoltano i redattori de Lo Sbuffo quando non scrivono? Che genere, quali album, quali artisti? Quali e quanti scheletri hanno nell’armadio? Ebbene, ecco un’occasione per conoscerli meglio. Vi proponiamo oggi i loro consigli del mese, per un breve assaggio dei loro ascolti e dei loro gusti.

Buon ascolto!

Giuseppe Allegra

Lady Wood di Tove Lo: negli ultimi anni, il binomio Svezia-innovazione (nella musica, ma specialmente nell’elettronica) è stato indissolubile. Lady Wood è un manifesto di questa corrente, un gioiello di synth-pop scritto da una delle migliori autrici mainstream in circolazione. Il tutto condito da un visual album in due capitoli, Fairy Dust e Fire Fade, disponibile su YouTube. Consigliato a chi vuole ascoltare testi azzeccati e produzioni accattivanti.

Valentina Camera

I soldi sono finiti de I Ministri: un ritorno alle origini con un album uscito ormai più di dieci anni fa. Si percepisce l’anima giovane e ribelle dei tre ragazzi milanesi, nonché un retrogusto un po’ brutale e a tratti infantile che li rende più veri. Consigliato se avete voglia di sfogarvi.

Susanna Cantelmo

A brand new me di Aretha Franklin: uscito il 10 novembre. Per i fan nostalgici che non sanno attendere il già annunciato prossimo album di inediti, le più belle tracce della Regina del soul con in sottofondo la Royal Philharmonic Orchestra non possono che saziare un poco l’appetito. Consigliatissimo per coloro che hanno bisogno di una spinta per far sentire la propria voce, soprattutto in amore: “All I’m askin’ is for a little respect!”.

Umberto Colombi

1. Shadows of the sun degli Ulver (The End Records,2007): uscito per la The End Records nel 2007. Avant-garde, ambient, elettronica: un album unico all’interno di una discografia di una band unica. Fiati, violini, sperimentazioni elettroniche, effetti ambient e molto altro creano un atmosfera malinconica e nostalgica.
2. The shape of punk to come dei Refused (Epitaph Records, 1998): hardcore punk, alternative rock, un capolavoro assoluto e pietra miliare del genere, composto per recidere le pastoie imposte dal punk conservatore.
3. Metal Box dei Public Image ltd. (Virgin Records, 1979): post-punk, dub: fulgida testimonianza della reale vena artistica di John Lydon (ex Rotten, frontman dei Pistols) e di quanto la musia jamaicana influenzò il punk britannico.

Maria Chiara Fonda

Com’è profondo il mare- Legacy Edition di Lucio Dalla: ripubblicato a quarant’anni dalla prima uscita, uno dei dischi più belli e iconici di Lucio Dalla. Malinconico, universale e senza tempo. Consigliato a chi vuole approcciarsi all’opera di Lucio e a chi, dopo anni, continua a sentirne la mancanza.

Giulia Laregina

Back to Black (Deluxe Edition) di Amy Winehouse (Island Records, 2006): nonostante Back to Black parli di Amy e dell’allora ex fidanzato (nonché futuro marito) Blake – moderni Sid e Nancy – la vera golden couple del disco sono Amy Winehouse e Mark Ronson. La voce graffiante della cantante si mescola alla perfezione con le basi uptempo dal sapore retrò del produttore londinese, dando vita ad uno dei migliori brakeup album degli anni ’00. La Deluxe Edition ha come di più delle godibilissime cover, dalla celebre Valerie alla meno conosciuta Hey Little Rich Girl. Da cantare in pigiama davanti allo specchio dopo essere stati scaricati dall’ennesimo fuckboy.

Erika Mancini

1. Person Pitch di Panda Bear: ascoltare quest’album è un viaggio. Difficilmente catalogabile, si potrebbe definire come un mix tra indie, pop e psichedelia. Sound unico e davvero trascinante.
2. The Suburbs degli Arcade Fire: uno degli album più riusciti degli Arcade Fire, contiene la loro vera essenza. Consigliato a chiunque voglia avvicinarsi a questa sorprendente band.”

Stefano Marmondi

Blurryface dei Twenty One Pilots: album con un po’ di tutto, generi che non ti aspetteresti mai messi così e perché sinceramente, mi dispiace un casino ammetterlo, ma questi due ci sanno fare.

Guglielmo Motta

The dark side of the moon dei Pink Floyd: in questi tempi bui la musica psichedelica, innovativa e sognante dei Pink Floyd può essere un ottimo antidoto contro qualsiasi aspetto negativo dell’esistenza. Genio e sregolatezza, intuito e grande professionalità animano questo disco, una colonna portante dei mitici anni ‘70. Il sound è inconfondibile, la musicalità coinvolge fin dal primo ascolto. E si ritorna a quando si era giovani, quando si brillava ancora sul diamante pazzo.

Fabio Sorrenti

1. Possibili Scenari di Cesare Cremonini: uscito pochi giorni fa, ma già nella mia top 10 album 2017. Cesare si conferma, sorprende e si prepara al meglio per gli stadi.
2. Come over when you’re sober di Lil Peep: Lil Peep è morto questo mese a 21 anni, poco dopo aver rilasciato questo album “emo rap” che ho scoperto solo post mortem. I testi son abbastanza banali, anche se si percepisce nitidamente il disagio, la grande sorpresa sono le basi, di altissimo livello. Avvicinarsi solo se si è interessati alle nuove correnti rap!

Gaia Epicoco

Rain Dogs di Tom Waits (Island, 1985): non una nuova uscita, bensì una riscoperta, l’ascolto di un disco della mia adolescenza che da troppo tempo giaceva dimenticato. La voce roca di Waits e il suo canto sconnesso e primitivo riescono a penetrare chi lo ascolta e lo stile dell’artista è qui più che mai eclettico: stili e influenze si mescolano e si alternano componendo un puzzle perfetto nella sua eterogeneità. Il risultato è potente e trascinante e assieme al precedente album, Swordfishtrombones, contribuì a consacrare Waits come uno dei più grandi artisti del panorama musicale moderno.

 


Credits:

copertina 

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