Come riporta Goethe in una sua lettera, a fine ‘700 si diceva: “Vedi Napoli e poi muori!”. E come dargli torto? Spesso ci si sofferma solo sulle bellezze elencate nelle guide turistiche e, quindi, alle più conosciute. Ma Napoli non è solo questo. Si potrebbe iniziare, ad esempio, da ciò che non è visibile a tutti.
La città sotterranea catapulta il visitatore in un viaggio architettonico attraverso diverse epoche storiche, iniziando da quella greco-romana, di cui sono visibili i resti dell’acquedotto, fino a quella moderna, quando i vicoli nascosti venivano usati come rifugi antiaerei. In epoca greca si scavò non solo per ottenere materiale per la costruzione della città, ma i sotterranei vennero usati anche come cimiteri. In epoca romana si sviluppò una fitta rete di acquedotti abbandonata in epoca moderna perché ormai non più soddisfacente e, durante la Seconda Guerra Mondiale, le fitte gallerie furono utilizzate per ripararsi dai bombardamenti.
Altro gioiello dell’architettura, che fonde l’arte alla scienza, è la Farmacia degli Incurabili, situata nel centro storico e facente parte di un complesso più ampio che comprendeva anche l’ospedale. In stile barocco-rococò e realizzata da Bartolomeo Vecchione, la farmacia consta di due spazi: su mensole in legno sono riposti ancora i vasi di ceramica, ornati in maniera sopraffina, che contenevano i medicinali. Ma ciò che più colpisce sono gli intagli nel legno, i marmi ben lavorati, le dorature e le maioliche decorate.
Napoli è anche conosciuta come la città delle scale. Bisogna, infatti, scrutare attentamente nei cortili interni dei palazzi per poter ammirare l’eleganza e la particolarità di alcune scalinate. Un esempio lo si può trovare nel quartiere Sanità all’interno del Palazzo dello Spagnolo. Non si conosce per certo l’architetto (probabilmente Ferdinando Sanfelice) che, seguendo il volere del marchese Nicola Moscati, nel 1738 edificò questo incantevole palazzo famoso per la scalinata ad ali di falco: un susseguirsi di archi che coprono le diverse rampe di scale. Qui ogni piano ha cinque aperture simmetriche e i soffitti sono stuccati con disegni rococò. Questa particolare architettura crea giochi prospettici, di luci ed ombre.
All’interno dei Quartieri Spagnoli pulsa un cuore particolare: “Quore Spinato”. Si tratta di una visita guidata che accompagna gli appassionati di street art alla scoperta dei murales di Cyop&kaf, celebri writers autoctoni. Gli stretti vicoli sono diventati vere e proprie tele sulle quale gli artisti di strada hanno espresso tutta la loro arte: da un portone all’altro, la voce ha iniziato a spargersi e gli abitanti dei bassi hanno iniziato a richiedere sempre più colore in un luogo reso celebre dai pregiudizi.
Infine bisogna allontanarsi di poco da Napoli per potersi recare in un luogo molto particolare: prendendo la circumvesuviana si raggiunge facilmente Pompei e nel sito archeologico si può visitare un lupanare, ossia il bordello, dove esercitavano le cosiddette lupae. I locali sono divisi in piccole stanze fornite di letti in pietra e sui muri sono stati ritrovati pareri e nomi incisi, che indicavano le preferenze, o identificavano i clienti. Colpiscono anche gli affreschi erotici: all’epoca non era così difficile imbattersi in pitture o mosaici legati al sesso anche in case e luoghi pubblici. Nel lupanare, probabilmente, avevano scopo illustrativo, una sorta di volantino delle prestazioni offerte, che ci permette di capire le usanze del tempo.