Personaggio complesso, tormentato, enigmatico ed affascinante, Leonard Cohen è senza dubbio uno dei più grandi e celebri artisti degli anni ’60. Nato come poeta, decide di dedicarsi alla musica in età relativamente tarda, raccogliendo attorno a sé una variegata moltitudine di fans appartenenti a diverse generazioni.
Cohen nasce nel 1934 nella periferia di Montréal, Canada, in una famiglia della middle-class ebrea dalle origini polacche e lituane. Cresce in un ambiente profondamente religioso, spirituale e culturalmente vivace: sarà proprio la madre, durante la sua infanzia, ad incoraggiarlo e sostenerlo nella nascente passione per la poesia e la scrittura. Passione che il giovane Leonard porterà avanti, iscrivendosi alla facoltà d’Inglese all’università e pubblicando nel 1956 la sua prima raccolta di poesie, Let Us Compare Mythologies. Nel 1961 pubblica il secondo libro di poesie, The Spice Box Of Earth, che lo porta alla fama internazionale, permettendogli di viaggiare per il mondo e di stabilirsi per un lungo periodo in un’isola greca insieme all’amata compagna ivi conosciuta, la norvegese Marianne Ihlen. Proprio a quest’ultima sarà dedicato il commovente brano So Long, Marianne.
Cohen si interessa di musica sin dall’adolescenza: a 13 anni decide di imparare a suonare la chitarra con l’intento di impressionare una ragazza. Destreggiandosi piuttosto bene con lo strumento, riesce ad esibirsi in diversi locali western e country della città. Riprenderà seriamente a suonare verso i 30 anni, pubblicando il suo primo album nel 1967, Songs of Leonard Cohen. L’album ottiene un successo immediato: Cohen, grazie a brani che sembrano essere un’estensione delle sue poesie, la sua voce profonda e le sue melodie pregne di malinconia, riesce a ritagliarsi un considerevole spazio e ad essere riconosciuto per la sua unicità in un’epoca in cui spopolano artisti del calibro di Bob Dylan e Simon and Garfunkel. Nella sua lunga e fortunata carriera, l’artista canadese diviene una vera e propria icona, pubblica 14 album ed i suoi brani si rivelano fonte d’ispirazione per numerosi musicisti (come dimenticare, tra le tante, la bellissima cover di Jeff Buckley del brano Hallelujah).
Ad un anno dalla sua morte, la sua città natale, Montréal, lo celebra con un gigantesco murales sulla facciata di un palazzo nel centro della città, oltre che un concerto-tributo in suo onore ed una mostra a lui dedicata. Quest’ultima si propone come un percorso multimediale alla scoperta dell’artista canadese. Nelle numerose interviste mostrate su grandi schermi in diverse sale, Cohen appare come il poeta colto e sensibile che tutti conoscono, ma viene anche messo in risalto il contrasto tra il lato fragile della sua personalità (come lui stesso dichiara, combatterà tutta la vita contro la depressione), la sua parte ironica, mondana, oltre ad il suo insaziabile amore per le donne e per la vita.
La scomparsa di Leonard Cohen ha lasciato un grande vuoto, nella sua amata Montréal come nel resto del mondo. L’artista ha saputo conquistare il cuore di molte persone, creando canzoni e poesie dalla bellezza eterna. La vera meraviglia delle sue opere risiede proprio nella loro atemporalità, nella capacità di smuovere ed affascinare persone di tutte le età, di tutte le generazioni, rendendo il suo mito immortale.