“C’è qualcosa nell’arte, come nella natura, del resto, che ci rassicura, e qualcosa che invece, ci tormenta, ci turba.
Due sentimenti eterni in perenne lotta,
La ricerca dell’ordine e il fascino del caos:
Dentro questa lotta abita l’uomo, e ci siamo noi, tutti, ordine e disordine.
Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo
È per gli uomini un eterno mistero…
L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe a oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos…”
Armonia & Caos – Mezzosangue
Ordine e Caos, le due diverse facce della stessa medaglia: l’uno non può esistere senza l’altro.
A non dosare bene questi due ingredienti si rischia di sbagliare e diventare noiosi: troppo ordine è stancante, prevedibile e ”finto”; troppo caos è incomprensibile, asfissiante e poco interessante.
Come si fa, allora, a creare un’opera che riesca a riunire il disordine all’equilibrio e che lasci lo spettatore soddisfatto e gratificato alla vista?
Se l’ordine della matematica e della logica, materie fatte da regole, formule e teoremi ben stabiliti, s’incontra con il caos dei colori e delle forme, potrebbe nascere ciò che l’occhio umano cerca?
È ciò che fa l’Arte Generativa, appunto, ”l’arte che genera arte”.
Nasce negli anni Ottanta ed è fondamentale, in questa forma d’arte l’utilizzo della macchina. Tramite l’uso di algoritmi, l’artista generativo crea la sua opera ripetendo sempre uno schema: crea o modifica un algoritmo e, lo esegue su un sistema autonomo valutando la bellezza del lavoro svolto.
Il risultato, però, non è prevedibile; algoritmi e casualità, ordine e caos: una casualità ordinata.
L’artista generativo trova quindi ispirazione nel caotico mondo della natura e crea l’opera attraverso l’ordinato mondo dei numeri e della logica.
L’opera ci lascia estasiati da un ordine astratto e ci affascina attraverso un astratto caos.
‘‘I sistemi generativi hanno sempre due aspetti: da un lato ci sono regole, dall’altro conseguenze visibili, o udibili, delle dinamiche che tali regole mettono in atto. Oserei dire che i risultati tangibili sono in qualche maniera racchiusi nelle regole astratte, regole che però sono altrettanto implicite in ciò che vediamo. Non sono di per sé evidenti, ma vengono in qualche modo rivelate”
afferma Leonardo Solaas, artista generativo.
”Questo genere di sistemi che fanno parte di quell’area a volte chiamata ”i confini del caos” sono un invito a nozze per noi esseri umani dal bisogno compulsivo di trovare un ordine a tutto e, perché no, di inventarcelo nel caso non lo trovassimo. La scienza moderna è un insieme di metodi e consuetudini nate da quel nostro istinto primordiale di cogliere le regole del mondo in cui viviamo. Detto questo, in un sistema generativo è l’ autore a dettare le regole. Il codice binario è una sorta d’ interfaccia o di macchina che traduce queste entità astratte in azioni così da produrre risultati tangibili’‘.
Così l’arte generativa si basa su un metodo empirico e ricorre allo stesso tempo a strumenti matematici.
La casualità può essere provocata da diversi fattori, come formule matematiche non lineari (i frattali), oppure banche dati esterne le quali immetteranno un input sconosciuto.
Quindi come dicevamo prima, i risultati non sono prevedibili ma sono comunque i prodotti di un sistema. Ci troviamo, così, davanti a veri e propri esperimenti matematici: linee di un colore acceso che si estendono per tutta l’opera in modo del tutto casuale ma allo stesso tempo ordinato.
Un risultato d’ordine e caos così visivamente appagante che riesce difficile spiegarlo a parole.
Aveva ragione Kirsten Miller, attrice americana, quando affermava
”Tutte le più potenti emozioni vengono dal caos”.
E sono infatti similari e contrastanti, le emozioni che ci pervadono guardando un’ opera generativa: curiosità, tormento, timore, eccitazione e turbamento.
Un connubio tra uomo e macchina da togliere il fiato.
”L’ ordine è il piacere della ragione: ma il disordine è la delizia dell’ immaginazione”.