Uno dei miti che più ha segnato lo sviluppo della cultura occidentale riguarda le imprese del titano Prometeo, simbolo di intelligenza e progresso. Secondo il mito, fu Zeus ad affidare a Prometeo l’incarico di forgiare gli uomini: modellandoli dal fango e creandoli ad immagine degli dèi, Prometeo donò loro capacità come l’intelligenza e la memoria.
Considerando però gli uomini sempre più potenti e pericolosi, Zeus era deciso a distruggerli e tolse loro una risorsa importantissima, il fuoco. Prometeo, ben consapevole delle conseguenze delle sue azioni, si ribellò al padre degli dèi e rubò il fuoco per riportarlo alle sue creature e, per questo, fu punito duramente: venne incatenato nudo sul fianco di una montagna e ogni giorno un’aquila era incaricata di divorargli il fegato, il quale, ricrescendo durante la notte, rendeva il supplizio eterno.
Dipinto di Heinrich von Füger, “The creation of Man by Prometheus”, 1790
La figura di Prometeo è stata sin dall’antichità oggetto di culto, un personaggio a cui si sono ispirati molti scrittori ed artisti per le loro opere. In epoca romantica uno dei richiami più famosi alla figura del titano si può ritrovare nel romanzo Frankenstein (sottotitolato, appunto, Il moderno Prometeo), pubblicato nel 1818 dall’autrice Mary Shelley.
La storia, scritta in forma epistolare, narra la vita di Victor Frankenstein: in seguito alla tragica morte della madre, il dottor Frankenstein decide di approfondire lo studio della filosofia naturale e della medicina carpendo così il segreto per generare la vita dalla morte. Una volta riuscito, però, l’esperimento si trasforma presto in un incubo: il dottor Frankenstein ripudia disgustato la propria creatura giudicandola deforme ed aberrante e quest’ultima, vedendosi negata la richiesta della creazione di una compagna, decide di vendicarsi uccidendo le persone più care al dottore.
Edizione originale di Frankenstein, 1818
Frankenstein viene considerato da molti critici uno dei classici della letteratura inglese romantica, nonché capostipite del genere fantascientifico.
Il romanzo sollevava dei dubbi riguardo ai limiti bioetici che la medicina avrebbe dovuto imporsi, considerando che, proprio in quegli anni, lo sviluppo della scienza stava muovendosi a ritmi esponenziali; l’autrice inoltre si ispira alle idee del filosofo Jean-Jacques Rousseau, il quale sosteneva lo stato di primordiale innocenza di ogni creatura prima d’essere corrotta dalla società e dalle istituzioni civili.
Il dottor Frankenstein, infatti, si delinea come un “moderno Prometeo” (indi il sottotitolo del libro) in quanto decide di ribellarsi ai limiti imposti dalla natura cercando di creare un essere vivente a partire dall’elettricità (un chiaro richiamo al “fuoco divino” di cui si serve Prometeo stesso per dare vita alle sue creature di fango); ma, facendo ciò, genera una creatura destinata ad essere ostracizzata e demonizzata dall’intera società, costretta infine a comportarsi come il mostro omicida che tutti si aspettavano.
Infine, come potremmo interpretare Prometeo? Come il titano che ha avuto il coraggio di ribellarsi all’ingiustizia, riuscendo ad innescare il progresso dell’intera umanità o come il dottore che ha osato spingersi oltre i confini naturali, costringendo però la propria creatura ad una vita d’ingiustizie e crudeltà?
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