Riccione, un uomo filma in rete l’agonia di un ragazzo che ha appena avuto un incidente in moto anziché prestare soccorso. Sembra la trama di un film horror, uno di quei film spietati che prendono spunto dalla realtà e per questo motivo fanno ancora più paura. Il problema è che non si tratta di un film, bensì della realtà vera e propria. Una notizia sconcertate e a dir poco assurda che ha creato, come spesso in questi casi, l’indignazione del popolo della rete, e non solo. Ed è paradossale che proprio dalla rete si alzi maggiormente lo sdegno e il clamore.
Di fronte ad un incidente la paura paralizza. E l’uomo reagisce per istinto: c’è chi si ferma a soccorrere il ferito, c’è chi si da alla fuga, chi decide volontariamente di non fermarsi e chi rimane paralizzato, incapace di agire. Ma poche volte si è sentito parlare di casi come questo in cui anziché prestare aiuto, se non in prima persona almeno chiamando i soccorsi, un giovane decide di estrarre il proprio smartphone e “chiedere aiuto” agli utenti in rete. La paura e lo choc per quanto stava assistendo lo avevano spinto a entrare su Facebook e chiedere aiuto in diretta. Questo è quanto riportato dal Resto del Carlino.
Questa notizia deve farci riflettere. Proviamo a mettere da parte per un attimo l’indignazione e cerchiamo di capire come si è arrivati a questo punto. L’universo della rete è un mondo che ha messo in comunicazione persone lontane tra loro, ha portato a un incremento della conoscenza e ha reso possibile molte altre cose, prima ritenute impensabili. Uno strumento che ha permesso a tutti, seppur a vari livelli, di poter accedere a una realtà virtuale sconfinata dove oggi ognuno può trovare le risposte alle domande più incredibili.
I social network, poi, hanno contribuito a creare relazioni e legami tra persone che non si conoscevano o che erano fisicamente lontane le une dalle altre. E lo hanno fatto attraverso una serie di meccanismi che permettono una costante interazione tra le persone: dal like, al cuoricino, dal faccino arrabbiato fino al commento con tanto di tag.
Molto spesso, però, accade che questa realtà virtuale si sostituisca alla realtà vera e propria. E da anni ormai si enumerano i danni provocati da un uso scorretto dei social. Fenomeni come il cyber bullismo, gli episodi di stalking e i casi di reclutamento terroristico e di fanatismo religioso nascono spesso proprio servendosi della rete e dei social network.
E l’episodio di pochi giorni fa è la riprova di un meccanismo subdolo cui si assistendo ormai da tantissimi anni e che riguarda il totale asservimento e la totale assuefazione ai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Ed è così che, la prima cosa che viene in mente al giovane 29enne, accorso in aiuto della vittima, è quello di chiedere aiuto usando facebook. E la richiesta diventa straziante e sconcertante perché corredata di un filmato che registra gli ultimi attimi di vita della giovane vittima.
Dolore, rabbia e indignazione: sono questi i sentimenti che agitano gli animi di tutti. E qui non centrano niente le varie accuse sulla spettacolarizzazione del dolore. Qui si fa strada un problema ancora più grave, una vera e propria malattia dei nostri tempi. Sempre più ragazzi vivono letteralmente la propria esistenza sulla rete e sulle piattaforme dei social in uno stato di dipendenza patologico pauroso.
Al Policlinico Gemelli di Roma, lo psichiatra Federico Tonioni e un gruppo di suoi collaboratori, studia i meccanismi che si innestano nelle persone che sono affette da una dipendenza da Internet. A volte si è alla ricerca di popolarità, altre volte per puro narcisismo e molto più spesso per riempire una solitudine che si fa opprimente. In ognuno di questi casi e in molti altri si viene a creare una sorta di dissociazione dalla realtà, una vera e propria rinuncia della vita per rifugiarsi nel mondo virtuale.