LA FINE E L’INIZIO DI UN ARTISTA: ANDRZEJ ZULAWSKI

 

Era il 17 febbraio 2016 quando si spegneva la vita del regista polacco Andrzej Zulawski, un artista poliedrico dai molti volti sulla cui vita e produzione cinematografica sono stati spesi fiumi di inchiostro. Creatore del film “Possession” (1981), il cui destino ha subito un’eterna castrazione a causa della censura e delle ingiuste critiche, Zulawski nel corso della propria esistenza ha arricchito il panorama filmico con opere perennemente discusse, dibattute, amate e odiate. La sua stessa figura, a tratti controversa, ha contribuito a gettare ombre sulla sua produzione già di per sé dominata da tematiche torbide e oniriche (forse è proprio per questo che è stato molto apprezzato da David Lynch, noto regista di pellicole spesso ai limiti della chiarezza): è molto nota la scena del già citato Possession, ambientata nei claustrofobici antri di una metropolitana, in cui l’attrice Isabelle Adjani, colpita da spasmi e convulsioni incontrollabili, recita la parte di una donna colpita nel momento di una possessione e di un concepimento demoniaco.

Per raccontare il percorso artistico di un regista così fondamentale, prescindendo dalle sue lodi o dall’odio che è stato capace di attirare a sé, è necessario partire dall’inizio della sua carriera; torniamo indietro nel tempo, più precisamente nell’anno 1971, quando Zulawski realizzò il suo primo lungometraggio, attirando le attenzioni della critica e del pubblico: The third part of the night.

Ambientato durante l’occupazione nazista della Polonia, vediamo il protagonista Michal sfuggire fortunosamente ad una retata tedesca; tuttavia la stessa sorte non salvaguarda la moglie Helena e il figlioletto, intercettati dalle truppe a cavallo e barbaramente uccisi sotto gli occhi impotenti e impietriti del marito e padre Michal. Recatosi nel cuore della città prende contatto con la resistenza per scacciare le truppe naziste, ciò nonostante gli eventi degenerano completamente: durante la sua prima missione, vede morire il proprio compagno ed è inseguito dalle truppe della Gestapo. Un nuovo evento fortunoso ed incredibilmente casuale gli salva la vita: al suo posto viene colpito e arrestato un uomo che indossa un cappotto del tutto simile al suo, mentre egli cerca riparo nell’abitazione dello sfortunato e inconsapevole benefattore. All’interno del decrepito appartamento trova Marta, una bella donna del tutto simile alla defunta moglie Helena (nel film, l’attrice Malgorzata Braunek interpreta entrambi i ruoli), sposata proprio con l’uomo catturato al posto di Michal per lo scambio di persona. Da questo punto della vicenda, le azioni del protagonista saranno rivolte unicamente a rimediare alle proprie azioni; egli cercherà di prendersi cura della giovane Marta e del figlio appena natole, vedendo in loro l’immagine speculare dei suoi affetti defunti.

Per comprendere una pellicola di Zulawski è necessario, come primo passo, andare oltre a ciò che si vede accadere sullo schermo: The third part of the night non è né un film di guerra né un film storico, ma è piuttosto una cinica riflessione sul male di vivere, una parabola che ispeziona in modo clinico come siano vicini e interconnessi l’inferno e la dimensione dei vivi, rappresentata come una landa fredda e desolata perennemente avvolta in grosse lingue di nebbia. La guerra ha poco peso in quanto evento storico preciso, ed è richiamata unicamente come elemento orrorifico per fare da sfondo all’intera vicenda; le truppe naziste raramente vengono inquadrate e, anzi, sono spesso relegate al di fuori dell’inquadratura come un male incombente, sempre presente e tuttavia invisibile e imbattibile.

La catastrofica visione del regista, rimarcata dalla lettura di un passo tratto dall’Apocalisse di Giovanni, si esplica anche nei dialoghi molto teatrali e, al tempo stesso, allucinati e slegati dal contesto (una caratteristica tipica dei lavori di Zulawski). In un mondo senza speranza, gli uomini più fortunati riescono a trovare lavoro nei laboratori polacchi, che offrono un piccolo guadagno in cambio del corpo della cavia volontaria, utilizzato in grotteschi esperimenti con i pidocchi, con lo scopo di studiare un antidoto contro il tifo, all’epoca dilagante: questa è un’altra metafora, un punto di partenza per mostrare il male utilizzato per sconfiggere il male, in una spirale senza luce che stringe il protagonista e tutte le anime sbiadite che abitano l’opera lasciandole prive di fiato, forze e vita.

The third part of the night è l’eccellente esordio di un grande regista che, seppur abbia dovuto farsi largo tra le tante critiche che gli sono state addossate, ha saputo da subito delineare le tematiche portanti della sua successiva produzione.

FONTI

Visione diretta

AtmosphereBlog

Wikipedia

CREDITS 

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.