Spesse volte un artista si aspetta che con il proprio disco si possa ricavare un guadagno stratosferico e una buona percentuale sulle vendite. Altri invece si aspettano che almeno il disco venga capito, soprattutto in merito al disco di debutto.
Ed è quello che non è successo, in un primo momento, con l’album The Velvet Underground & Nico dei The Velvet Underground. I presupposti erano buoni. La band era composta da grandi musicisti come Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maurinee ”Moe” Tucker. Il produttore era il padre della Pop Art Andy Warhol, il quale non si curò ovviamente delle scelte musicali ma solo della copertina dell’album e dell’aspetto finanziario. Per la copertina scelse la storica Banana che in un primo momento un adesivo permetteva quasi di poterla sbucciare, come indicato dalla scritta ”Peel Slowly and See”. Tolto quello, veniva mostrata una banana rosa, allusione ad un membro maschile.
Solo ogni tanto, durante le registrazioni, incitava la band a ricreare il sound che lo aveva colpito ascoltandoli al vivo, ma niente di più. Il suo intento era quello di valorizzare un altro prodotto ”da scaffale”, come i celebri barattoli di zuppa Campbell’s, passando per l’industria musicale, cercando di dare l’accezione Pop che tanto gli era cara anche alla musica.
Affiancò inoltre una figura iconica e carismatica per far guadagnare visibilità alla band e fargli guadagnare subito una certa notorietà. Questa era Nico, nome d’arte di Christa Päffgen, attrice e modella tedesca, nonchè amica di Andy Warhol. Lei, su insistenza di Warhol, cantò soltanto 3 canzoni rispetto alle 11 presenti nel disco: Femme Fatale, I’ll Be Your Mirror e All Tomorrow’s Parties. Avrebbe dovuto eseguire anche Sunday Morning, ma Lou Reed si oppose all’idea poichè riteneva spettasse a lui interpretare quel pezzo.
L’album registrato a New York, presso gli Scepter Studios, racchiude diverse tematiche che all’epoca, si parla del 1967, non erano ancora state sdoganate dalla società. Quindi di difficile comprensione per un ascoltatore medio. Ovviamente il tema della droga era presente, poichè in quel periodo l’LSD dilagava tra gli artisti, ma fu vista come ”mezzo per espandere l’area della coscienza” e non per quel che realmenente era, ovvero perdizione e rovina. I Velvet cantano l’eroina in Heroin, dal punto di vista di un tossicodipendente. Parlano di morte e violenze in I’m Waiting for The Man, Run Run Run e The Black Angel’s Death Song, attraverso sperimentazioni sonore. Ma sono presenti anche canzoni tranquille e spensierate con un ”lato oscuro” nascosto, come la celebre Sunday Morning. Canzoni ragionate, dai testi di difficile comprensione ed espliciti ma che racchiudono le inquietudini e le perversioni che appartengono alla gente comune.
Ma perchè all’epoca non fu il successo commerciale e premiato tra i primi di tutte le classifiche musicali che ci si aspettava? Innanzitutto per via della copertina troppo spinta e dell’alto costo di stampa della copertina stessa. Inoltre ci fu anche una questione legale per un fotografia presente nel retro dell’album non autorizzata. Così si interruppe la diffusione.
Per quanto riguarda l’accoglienza della critica, l’album fu un totale insuccesso e arrivò solamente 199° nella classifica Billboard. Questo dovuto anche ai temi affrontati nel disco, tanto che in molti si rifiutarono di pubblicizzarlo o di venderlo nel proprio negozio.
In conclusione fu un fallimento, ma solo iniziale. Probabilmente l’album era troppo all’avanguardia ed avveniristico per il pubblico dell’epoca. Non era il suo tempo o come suole dire un famoso professore ”c’è tempo e luogo per ogni cosa, ma non è questo il momento”. E fu così per quest’album. Con il passare degli anni, però, fu riscoperto e rivalutato e conseguì tutto il merito che gli spettava. Venne inserito al tredicesimo posto nella classifica Rolling Stones dei ”500 migliori album della storia” e molti critici lo definirono il ”miglior album di debutto di tutti i tempi” e primo tra gli ”album che hanno cambiato la musica”. Fino al 2006, quando venne inserito nel National Recording Registry della Biblioteca del Congresso Americano, per conservare e tramandare questa importante opera musicale ai posteri.
“Soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o è un critico musicale o è un musicista rock” (Brian Eno)
- Wikipedia
- Storia leggendaria della musica rock, Riccardo Bertoncelli, Giunti (libro)