L’avvocato progressista Atticus Finch rappresenta non solo una delle più amate figure paterne, ma anche uno dei personaggi più esemplari di tutta la letteratura americana. Non dovrebbe quindi stupire la delusione, i dibattiti e la rabbia scaturiti nei lettori durante la lettura di Va’, metti una sentinella, romanzo di Harper Lee pubblicato 55 anni dopo il premio Pulitzer e grande classico dopo Il buio oltre la siepe.
Harper Lee accanto a Gregory Peck, interprete di Atticus Finch nel film ispirato a Il buio oltre la siepe del 1962
Il romanzo è stato pubblicato soltanto nel luglio del 2015 (edito qui in Italia da Feltrinelli), ma fu scritto dall’autrice anni prima de Il buio oltre la siepe e ne rappresenta molto probabilmente la prima stesura. Quando l’autrice presentò questa stesura all’editore, fu egli stesso a dissuaderla dalla pubblicazione e le consigliò di approfondire la storia di Scout da piccola: qualche anno dopo nacque Il buio oltre la siepe.
L’Atticus presente nei due romanzi è formalmente lo stesso, ma i valori che rappresenta e i motivi che spingono le sue azioni risultano essere molto diversi: se nel Buio oltre la siepe l’avvocato Finch rappresenta un faro di giustizia e di moralità, deciso nel difendere un ragazzo di colore dall’accusa di stupro poiché innocente, in Va’,metti una sentinella il personaggio partecipa ad incontri del Ku Klux Klan e assume posizioni di fatto razziste e segregazioniste.
La reazione della protagonista Jean Louise “Scout” è di sconcerto e di disgusto totale, in forte sintonia con i lettori di tutto il mondo, i quali hanno visto uno dei loro eroi trasformarsi in ciò che mai avrebbero immaginato: una figura grigia, ai limiti dell’ipocrisia. L’impatto che un personaggio come Atticus Finch ha avuto nella storia americana non è cosa da poco: bisogna ricordare che il libro fu pubblicato in un periodo di forte lotta per i diritti civili degli afroamericani e molti trovarono nella figura di Atticus un esempio da seguire, un uomo che guardava al di là del colore della pelle e che rappresentava idealmente ciò che ogni americano avrebbe dovuto essere.
Copertina di “Va’, metti una sentinella” pubblicato nel 2015 da Feltrinelli
Ritroviamo in Va’, metti una sentinella una Scout non più bambina ma donna, la quale vive da anni a New York e torna nella cittadina di Maycomb sicura di trovarla come l’ha lasciata, per ritrovarsi a dover aprire gli occhi di fronte alla realtà del cambiamento delle cose: manca Jem, fratello maggiore deceduto per una malattia cardiaca, manca la governante di colore Calpurnia, ormai troppo anziana per continuare il suo lavoro e che tratta la protagonista con una cordiale freddezza, manca la sua stessa casa al posto della quale è stato costruito un negozio di gelati ed, in fin dei conti, manca la sicurezza di un’età che ormai non le appartiene più.
La protagonista deve trovare la forza di accettare un’amara verità: crescere implica anche cambiare e non poter più tornare indietro; crescere, nel suo caso, vuol dire accettare gli errori e i limiti di un uomo che per tanto tempo ha trattato come un dio infallibile.
“Va’, metti una sentinella” è un libro lontano dall’essere perfetto, ma permette di osservare come il semplice cambiamento di un’idea ha il suo impatto non solo sulla percezione dei suoi personaggi, ma anche sull’influenza che il racconto stesso può avere nei confronti dei suoi lettori.