Lo scorso Lunedì 27 Novembre Lo Sbuffo ha avuto il piacere di partecipare alla presentazione del libro In Viaggio verso Allah, tenutasi presso la Casa della Cultura di Milano. Il libro è un progetto di Claudio Burgio, sacerdote e fondatore dell’associazione Kayros che dal 2000 si occupa di gestire comunità di accoglienza per minori e servizi educativi per adolescenti in difficoltà. Il motore propulsore del progetto è l’esigenza personale dell’autore di raccontare un’esperienza segnante, un incontro difficile da dimenticare e una partenza ancor più difficile da metabolizzare.
In Viaggio Verso Allah è la lettera aperta di Burgio a Monsef, un ragazzo ospite della comunità che ha deciso circa un anno fa di partire dall’Italia per arruolarsi tra le frange estremiste dei jihadisti siriani. “Il libro non è nato subito; dopo un’esperienza del genere serve del tempo per metabolizzare” afferma l’autore, dichiarandosi convinto che la cultura sia l’unica arma di difesa che abbiamo contro ogni forma di fondamentalismo, contro la paura dell’altro, del diverso. Il discorso di Burgio intorno alla decisione di Monsef conduce direttamente a una riflessione più ampia sui concetti di radicalizzazione e integrazione.
Monsef è sempre stato un ragazzo problematico, a detta di Don Burgio, aveva una situazione famigliare estremamente instabile e faceva uso di stupefacenti. Nonostante ciò, si pensava egli fosse perfettamente integrato nella comunità. Ma quella che sembrava un’integrazione oramai avvenuta, era in realtà solo una parvenza di integrazione, un’integrazione a metà. Don Burgio esprime a tal proposito tutto il rammarico e lo sdegno per non essere riuscito a intercettare in tempo i segnali del progetto di Monsef, i primi sintomi di una radicalizzazione pericolosa. Il sacerdote ammette infatti: “Anche noi preti spesso non conosciamo nulla dell’Islam”, ribadendo che il primo passo per un dialogo inter-religioso pacifico può essere soltanto l’ascolto reciproco.
Durante l’incontro, mediato dalla giornalista Cristina Giudici, interviene anche Maria Bombardieri, ricercatrice dell’Università di Padova esperta di radicalizzazione e integrazione. La Bombardieri mette in evidenza come dal libro di Burgio traspaia in modo chiaro la personalità di Monsef, la sua voglia di vivere, il suo bisogno di aprirsi una strada. È proprio la dimensione personale, l’esperienza di vita – afferma la ricercatrice – a giocare un ruolo decisivo nel processo di radicalizzazione, che spesso ha inizio proprio a causa delle esperienze di rifiuto e di emarginazione subite o dell’assenza di una struttura famigliare ben radicata. Parlando di radicalizzazione, non si può evitare di parlare della subdola propaganda che Isis utilizza per fare proseliti. L’Isis promette, oltre che la certezza di una salvezza eterna, una vita da sogno, fatta di donne, denaro, sfarzi, stabilità, proponendo un modello di uomo/donna di successo, appetibile, desiderabile. È questo che attrae molti giovani, spingendoli a partire. È il desiderio di riscatto, la sete di vita, l’ingannevole prospettiva di un futuro migliore. Una volta raggiunto l’Isis però la maggior parte di loro si rende conto che l’orizzonte idilliaco in cui speravano, non è altro che la più pericolosa delle illusioni.
La domanda sorge spontanea tra i presenti: “Come è possibile mettere fine a questo processo tirannico che porta moltissimi giovani verso la devastazione e la guerra?” Maria Bombardieri dichiara che l’unica soluzione possibile è la piena integrazione, la possibilità di socializzazione che possa garantire un’impenetrabile corazza per difendersi da adescamenti e facili promesse. In conclusione , è necessario tornare alle parole di Burgio: è la cultura l’unico antidoto alla paura del diverso, l’unica arma contro l’ignoranza, la guerra e il fondamentalismo.
FONTI
Partecipazione alla presentazione del libro “In viaggio verso Allah” di Don Claudio Burgio.
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