Quest’estate i suoi fan hanno ricevuto una splendida notizia: quattro nuovi episodi per la quarta stagione di Black mirror, la serie tv rivelazione britannica.
La notizia è stata data il 25 Agosto 2017 all’International Television Festival di Edimburgo. Netflix ha confermato le voci sulla nuova creazione dell’abile Charlie Brooker, questa volta solo scrittore e sceneggiatore degli episodi. La regia è stata affidata a noti artisti del calibro di Jodie Foster, Toby Haynes, (Dr Who, Sherlock) Tim Van Patten (Games of Thrones, I Soprano).
Nomi famosi compaiono anche tra gli interpreti, tra cui Rosemarie Dewitt (La La Land, Mad Men), Maxine Peake (The Theory Of Everything, The Village), Andrea Riseborough (Birdman, Bloodline) e molti altri.
Poche sono le notizie diffuse riguardo la nuova stagione, la cui uscita è prevista per il prossimo Dicembre 2017. Al momento è disponibile solo un breve teaser, con i titoli degli episodi.
Intanto in molti si sono chiesti per quale motivo la serie ha ottenuto un così grande successo, in un tempo che si può reputare relativamente breve.
Black Mirror è diventata una serie esemplare, quasi mitologica, poiché capace di trattare un tema difficile ed ampiamente discusso, per di più in maniera originale: la degenerazione dell’uomo, schiavo delle nuove tecnologie.
Il tutto viene rappresentato tramite episodi a sé stanti, in cui ogni storia non ha alcun legame con le altre. Tutti gli episodi, però, hanno uno sfondo comune buio e negativo. Rappresentano un futuro distopico che vede l’uomo schiavo di ciò che lui stesso ha creato, perdendo d’occhio la realtà.
La visione di Brooker – uomo proveniente dallo show business, ampiamente criticato nelle prime due stagioni – spaventa tutti, tanto da arrivare a definire Black Mirror, in modo banale, come una serie TV “horror”.
Forse a spaventare lo spettatore è la vicinanza del tema. Posto davanti a quello che sarà il possibile comportamento della collettività verso le nuove tecnologie, lo spettatore, è preso dal disagio. Immaginiamo le generazioni future: microchip impiantati nel cervello che registrano tutta la nostra vita, gradimento sui social tramutato in accettazione sociale, videogiochi basati sulle paure nascoste nell’inconscio, tutto questo non può far altro che metterci in guardia e allarmarci. Paura che diventi realtà? Forse sì.