di Erika Mancini
Liam Gallagher è tornato, questa volta in solitaria. Dopo tre anni di silenzio, l’ex voce degli Oasis ha deciso di creare per la prima volta nella sua carriera un disco solista che porta il nome di As you were, uscito lo scorso ottobre.
Tre anni lontano dai riflettori, per l’appunto, in seguito all’esperienza più o meno deludente con i Beady Eye, band da lui formata post-Oasis e scioltasi nel 2014. Tre anni durante i quali l’arrogante ex-ragazzo, ormai più vicino ad un uomo di mezza età, from Manchester ha: “Girato in tondo, falciato il prato, me ne sono sbattuto” (qui). Ma proprio mentre pensava di non avere più nulla da dire e si preparava ad uscire silenziosamente di scena, ecco che un bel giorno ha deciso di impugnare nuovamente la chitarra e si rende così conto che, forse, la fine non è ancora giunta.
Quello che ne viene fuori è As you were, un disco piacevole, non troppo pretenzioso. Inevitabile ritrovare nell’album similitudini con la musica degli Oasis, “fardello” che Liam non si scrollerà mai di dosso. Basti ascoltare For what it’s worth per rendersene conto, pezzo toccante in cui il musicista porge una serie di scuse per il dolore causato (a Noel?), che riporterà immediatamente i fans alle atmosfere di Don’t look back in anger . Il primo singolo estratto dall’album, Wall of Glass, è un pezzo orecchiabile e trascinante, che ti entra facilmente in testa, unito ad un video semplice ma d’impatto, con tanto di luci stroboscopiche ed il volto di Liam spesso in primo piano che pare sputarti addosso le sue sentenze.
Altro pezzo piuttosto coinvolgente dell’album è Greedy Soul: canzone rock classica, forse un po’ banale. Quando la senti alla radio pensi “Ah, non male”, qualche volta magari ti ritrovi anche a canticchiarla, ma presto te ne dimentichi. Nel disco troviamo qualche rock-ballad triste e riflessiva, quale Paper Crown e When I’m in need, per poi passare a pezzi più energici e aggressivi come You better run o I get by, dai toni punk/rock’n’roll. Chinatown ci riporta alle atmosfere malinconiche e pregne di nostalgia che accompagnano buona parte del tutto, distinguendosi dagli altri brani per il sound anni ’70, intimo quasi ai limiti del claustrofobico. Bello e audace l’utilizzo da parte di Liam della frase: “What’s it to be free man? What’s a European? Me I just believe in the Sun”.
Complessivamente As you were è un album gradevole, ma pecca di monotonia e originalità. Liam pensa di aver ancora qualcosa da dire, ma tutto in realtà suona come già detto, già ascoltato, nulla sorprende. L’ex-Oasis sembra non essere in grado di liberarsi del suo passato, di evolversi, o forse non gli interessa neanche tanto farlo, lasciando tutti (i fans, ma anche se stesso) nell’illusione che il glorioso passato potrebbe, un giorno, tornare a far parte del presente. E poi, dopotutto, a Liam Gallagher di fare il solista non frega molto poiché, come egli stesso dichiara: “Ci sono già troppi coglioni che lo fanno”.
di Guglielmo Motta
As you were è il primo album da solista dell’ex cantante degli Oasis, Liam Gallagher. Pubblicato il 6 ottobre, è un album interessante, rilasciato dall’etichetta Warner Bros Records e preceduto da una serie di singoli, tra cui Chinatown e Greedy soul.
Il titolo riprende il motto con cui Liam è solito concludere le sue pubblicazioni su Twitter: «As you were» rappresenta quindi qualcosa di assolutamente personale e legato alla quotidianità dell’artista che abbiamo imparato a conoscere attraverso le sue canzoni. Per quanto riguarda la copertina, è stata ideata dal fotografo Hedi Slimane, designer francese nato a Parigi nel 1968.
Innanzitutto, bisogna purtroppo riconoscere che l’atmosfera del disco subisce ancora l’influenza degli Oasis: le sonorità e la musicalità che le dodici tracce raggiungono non aggiungono nulla di nuovo al panorama culturale di Liam Gallagher, perché sembra proprio che il cantautore inglese di Manchester fatichi a trovare una propria dimensione autonoma in cui produrre musica.
Nonostante questo forte legame con il passato, As you were offre all’ascoltatore alcune buone canzone: Wall of glass, la traccia d’esordio pubblicata il 1° giugno di quest’anno, è un’ottimo singolo che cattura l’orecchio di chiunque, mentre merita un plauso You better run, all’interno della quale è presente una citazione del gruppo da cui probabilmente Liam Gallagher ha tratto maggior ispirazione nel suo percorso artistico, i Beatles (Angels, give me shelter | ‘Cause I’m about to fall | Stone cold, Helter Skelter | I’m not afraid | I’m gonna face you off).
Altre canzoni degne di nota sono senza dubbio Paper crown, caratterizzata da una sonorità armonica e serena, e For what it’s worth, che probabilmente è il singolo che più di tutti subisce l’influenza degli Oasis.
L’esordio di Liam Gallagher, in definitiva, non può essere giudicato negativamente. I legami con la musica prodotta sono un bagaglio necessario per qualsiasi artista, il quale tuttavia ha l’obbligo morale di aggiungere ogni volta qualcosa di nuovo a tutto ciò che scrive.