Molestie agli studenti: università degli orrori

Dopo gli ultimi casi di molestie nel mondo dello spettacolo, non potevano mancare casi  riferibili alla sfera universitaria.
Purtroppo il raggio d’attacco si è esteso anche nei luoghi d’istruzione, comunemente considerati come sicuri, dove i genitori possono affidare i figli durante il giorno o dove gli studenti possono passare tempo a studiare. Ormai non è più così!

Ultimamente si è molto parlato del caso britannico di Oxford, rinomatissima università di studi umanistici di Londra, riguardo le molestie sessuali alle studentesse; ma non solo: negli ultimi cinque anni in Gran Bretagna si è parlato di più di 169 denunce in 120 atenei diversi dislocati in tutto il Paese. Lo scandalo sta nel fatto che le molestie che gli studenti subiscono da parte del professore, sono palesi eppure nessuno viene punito per ciò.
In più, gli studenti sono riluttanti nel denunciare l’accaduto per paura di avere ripercussioni in campo accademico.

Ritornando al caso eclatante di Oxford, il soggetto in questione è Tariq Ramadan, intellettuale e docente universitario di studi islamici contemporanei nell’ateneo, accusato di aver molestato la scrittrice islamica Henda Ayari e per questo sospeso dall’attività d’insegnamento. Inoltre il professore è accusato di due stupri in Francia e di abuso di studentesse minorenni in Svizzera. Egli ha ammesso di non essere stato cacciato dall’università ufficialmente, infatti il comitato interno all’istituzione lo difese appellandosi al principio di presunta innocenza; così la sospensione fu decisa di comune accordo per non scatenare confusione e  per non sollevare uno scandalo con al centro un’istituzione così importante come l’università di Oxford.

In Australia, in specifico a Canberra, circa il 50% delle studentesse subisce o ha subito durante il corso accademico delle molestie da parte dei professori. Secondo un sondaggio il 94% delle molestie e l’84% delle violenze sessuali, tra cui stupri, non sono mai stati denunciati dalle vittime. Inoltre le studentesse non sono oggetti della violenza solo all’interno dell’ambiente universitario ma anche nei campus residenziale dell’ateneo dai propri coetanei.
Il commissario antidiscriminazione sessuale Kate Jenkins afferma che questi dati sono “inquietanti e allarmanti” e aggiunge “le università dovrebbero fare di più per la prevenzione di abusi e per costruire una cultura di rispetto”.

Anche in Italia tra il 2011 e il 2013 divenne famoso il caso dell’università di Camerino. Nell’ateneo marchigiano venne denunciato il professore Francesco Parillo della facoltà di veterinaria per aver molestato, palpeggiato e minacciato sette studenti di entrambi i sessi. Uno di questi ragazzi quando confessò alla polizia ciò che gli era capitato, aggiunse che il professore minacciava le sue vittime di ostacolare il percorso accademico nel caso avessero denunciato. Tutto ciò avveniva proprio nell’ambiente universitario, specialmente durante un colloquio in prossimità degli esami, così da fare ulteriore pressione psicologica sugli studenti. Ciò che aggravava ancora di più l’accusa fu il referto medico dello studente, che lo vedeva affetto da stress psichico causato dalle pressioni subite.

Questo episodio rimanda ad un’altra vicenda avvenuta proprio nella stessa università 16 anni prima, quando il docente Ezio Capizzano fu condannato in appello per tre anni e quattro mesi e 40mila euro di risarcimento per aver girato dei filmini erotici con delle studentesse. Anch’egli denunciò per calunnia le 4 studentesse coinvolte sostenendo che i loro atti erano mossi da un “amore consenziente“. Fortunatamente la faccenda si risolse nel migliore dei modi, affidando l’operato alle istituzioni adeguate per poter offrire agli studenti un’ambiente sicuro in cui formarsi.

Nonostante questi fatti scandalosi, in Italia molte università hanno adottato una campagna per prevenire molestie, violenze e discriminazioni: l’università di Brescia ha avviato una campagna con una psicologa per evitare episodi di violenza, sia fisica che psicologica. Mentre l’università di Siena e di Trieste propongono sul proprio sito un codice di condotta contro le molestie e le violenze nell’istituto (rispettivamente qui e qui).

Perciò la violenza non si consuma solo per strada o in ambienti come quelli dello spettacolo, si può consumare anche nel luogo per eccellenza della cultura e della formazione come l’università, ed è compito del buon senso delle istituzioni adeguate far sì che questi episodi non si possano consumare per proteggere la sanità degli studenti e dell’università stessa.

 

 

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