Sebbene fosse noto che la nuova stagione di American Horror Story: Cult avrebbe affrontato la tematica delle elezioni statunitensi del 2016, in pochi sapevano esattamente cosa aspettarsi: in che modo una serie come AHS poteva sfruttare un evento politico simile? Sfruttando la paura che queste elezioni hanno scatenato, quella dell’ignoto e dell’assottigliamento tra realtà e finzione, immaginario.
L’ elemento politico non solo è utilizzato ma permea completamente la serie, diventando il suo vero e proprio fulcro: essa incomincia infatti nettamente “politicizzata”, attraverso il montaggio di tutte le affermazioni e i dibattiti che hanno visto protagonisti Trump e Hillary Clinton, per poi passare al momento clou, ossia la notte delle elezioni, che tutto il mondo ha atteso con trepidazione e timore.
Tra i molti anche Ally Mayfair-Richards (Sarah Paulson) sta seguendo i risultati live con i suoi amici e la moglie Ivy, serena e rassicurata dal pensiero di una vittoria imminente e scontata della candidata democratica. Quando però incomincia ad avanzare la possibilità di una vittoria di Trump, il gruppo di amici incomincia a temere per il risultato ed Ally, in particolare, entra in un grave stato d’ansia. L’ansia culmina nel puro terrore, liberato in un urlo atroce, nel momento dell’incredibile annuncio: Donald Trump è il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America. Insieme al grido di Ally se ne alza però un altro, di gioia: Kai Anderson, sostenitore di Trump, sta festeggiando nel suo scantinato l’inizio di quella che chiama apertamente una rivoluzione.
Nei mesi che seguono, nella città di Kai e Ally – la fittizia Brookfield Heights, in Michigan – emerge sempre di più la divisione tra chi, come il ragazzo, vede nella vittoria di Trump un’occasione di rivalsa per il proprio paese e chi, come Ally, la fine della realtà come pensava di conoscerla. Se Kai decide dunque di sfruttare il momento intraprendendo una carriera politica, con toni allarmantemente simili a quelli di Trump; è Ally colei che subisce sempre di più il trauma dell’elezione. Con esso infatti tutte le precedenti fobie della donna tornano a galla, perseguitandola e rendendole impossibili anche le più semplici azioni quotidiane. Le ansie e le paure, così vivide e realistiche, sono però ulteriormente alimentate da una serie improvvisa di sanguinosi omicidi e dalla strana presenza di due nuovi e sospettosi vicini, Harrison e Meadow.
Lo stato di Ally peggiora con il tempo, portando con sé vere e proprie allucinazioni sempre più realistiche che non solo preoccupano la moglie Ivy, ma iniziano ad infastidirla. Lo stato in cui si trova la protagonista è infatti assurdo, esagerato, e difficilmente credibile; le sue reazioni sono eccessive, e denotano una donna che non vuole accettare la nuova realtà in cui sta vivendo e preferisce rifugiarsi in vecchie futili paure ed ansie, accusando gli altri dei suoi problemi. Ma è davvero Ally a star impazzendo, o è forse la realtà intorno a lei che sta assumendo contorni impensabili? Gli omicidi sono davvero sconnessi, o sono forse davvero il frutto di una setta di clown, come sostiene la donna?
American Horror Story Cult riesce perfettamente a rendere lo stato di tensione attuale che vivono molti statunitensi, ritrovatisi catapultati in una nuova era in cui il fenomeno delle “fake news” è in ascesa ed è difficile poter scorgere la verità tra le migliaia di informazioni circolanti. Questa settima stagione, esageratamente realistica, cruenta – come solo AHS può essere – e al limite del comico mette in scena non solo le paure dell’era Trump, ma quello stesso stato psicologico, che caratterizza tutti coloro che portano avanti un’opinione differente da quella “vigente”.
CREDITI
copertina © Brad Falchuk Teley-Vision, Ryan Murphy Productions, 20th Century Fox Television, 2017