Model Alliance, la voce di chi nella moda ci mette la faccia

La nostra società è sottomessa all’accettazione passiva degli abusi; i giochi di potere e i ricatti si trovano in qualsiasi ambiente di lavoro, ovviamente il mondo della moda non è da meno. Nell’industria del fashion vige la legge non scritta che il genio creativo possa concedersi qualsiasi sfizio, gli artisti vengono guardati con devozione e quando sono bravi viene loro perdonato tutto. In questo settore le molestie sono più di quante si possano immaginare, perché le situazioni ambigue sono all’ordine nel giorno e stabilire dei limiti non è semplice.

Nel 2012 è stato fondato Model Alliance con lo scopo di dare voce a quei modelli che hanno trovato il coraggio di raccontare le loro storie ed hanno bisogno di essere tutelati, perché gli abusi non hanno nulla a che fare col processo creativo e non possono essere scusati in questo modo. Sarà un cliché ma nessuno dovrebbe mai tollerare un qualsiasi tipo di contatto non gradito e inappropriato. Attraverso diverse iniziative e campagne di sensibilizzazione lo scopo di questa organizzazione è promuovere trattamenti equi, pari opportunità e pratiche corrette nel mondo della moda.

Sara Ziff, avvocatessa e modella, ha fondato Model Alliance, ponendosi come obiettivo l’implemento di leggi per proteggere questo gruppo scarsamente rappresentato. La sua ultima iniziativa si è concentrata sui disturbi alimentari che affliggono le modelle, spesso costrette a rinunciare alla propria salute per essere più magre possibili. Molta attenzione viene rivolta inoltre ai modelli minorenni, considerando che questo lavoro si comincia spesso in tenera età, quando si è maggiormente vulnerabili e inconsapevoli che certi comportamenti siano scorretti.

Nel sito web di Model Alliance è consultabile una carta dei diritti per consentire ai modelli di tutelarsi e di richiedere un trattamento corretto ai loro clienti. Ogni modello ha diritto ad essere trattato con professionalità (il cliente, ad esempio, deve mantenere un atteggiamento consono alla situazione e deve pretendere lo stesso dai fotografi, e inoltre tutti gli ingaggi che prevedono nudità parziale o totale devono essere ben chiariti precedentemente), a poter gestire la propria carriera (devono poter controllare tutti i termini del contratto compresi i termini di retribuzione, prima di accettare un lavoro). La presa di coscienza del proprio mestiere e dei propri diritti è un primo passo fondamentale che questi lavoratori devono compiere; l’organizzazione, per questa ragione, offre consulti con avvocati specializzati, che chiariscano ogni dubbio circa la legalità o meno di alcuni atteggiamenti sul set.

I modelli devono essere visti sotto una luce diversa: non si tratta di corpi perfetti privi di sentimenti umani e di intelletto, bensì di lavoratori che meritano le stesse tutele concesse in altri settori. Le forme di prepotenza sono più frequenti di quanto si pensi e si voglia riconoscere nel settore del fashion, a causa delle situazioni in cui si trovano gli indossatori. Sul set i fotografi hanno il “diritto” di toccare i corpi dei modelli per metterli in posa, ma il confine che separa un contatto fatto esclusivamente per lavoro e uno inappropriato è labile. Anche nei casting possono esserci occasioni di molestie, infatti non è raro che giovani ragazzi vengano invitati in case private o luoghi appartati per fare il provino. Nonostante le model agency cerchino di controllare il più possibile che certe situazioni non si verifichino, i modelli vengono però considerati lavoratori autonomi, non dipendenti e in quindi non salvaguardati dalle leggi contro le molestie sessuali sul luogo di lavoro.

L’impegno di Model Alliance sta portando a grosse conquiste nel sistema legislativo americano, con la speranza di far aprire gli occhi a tutto il resto del mondo sulla situazione difficile in cui spesso si trovano ragazzi impreparati, molto giovani e abbagliati dalle luci del successo.

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