Lo smartphone non è un’invenzione recente o, come si pensa, dovuta all’introduzione del primo iPhone nel 2007. Già dai primi anni 2000 uscivano dispositivi molto costosi – allora chiamati palmari – dotati di schermo touchscreen e sui quali era possibile installare dei programmi che oggi chiamiamo più semplicemente App. La differenza stava nelle modalità: il touch dei dispositivi “pre iPhone” era resistivo o addirittura utilizzabile solo attraverso l’uso di una penna (a mo’ di Nintendo DS), i programmi erano per lo più a pagamento e si potevano installare soltanto attraverso l’uso del proprio computer. Meno “divertenti” (i giochi o le app di svago erano pressoché inesistenti), più difficili da usare e decisamente costosi, i palmari non hanno mai avuto una diffusione di massa, che preferiva i modelli più economici, dal design appagante e con le fantomatiche scocche colorate rigorsamente di plastica e interscambiabili.
Con l’arrivo del melafonino e la nascita dei moderni smartphone come li conosciamo oggi, con le varie app scaricabili facilmente dallo store (che sia App Store di Apple o Play Store di Google), il telefono – ma sarebbe più corretto chiamarlo palmare, in quanto il telefono è solo una delle sue tante funzioni – è diventato un oggetto irrinunciabile soprattutto per i giovani e, per chi è attento ai dettagli, anche un importante accessorio di design, che possa esprimere appieno la nostra personalità. C’è chi lo preferisce colorato, chi nero, chi elegante e pulito, chi sottile, chi esageratamente grande: le aziende produttrici lo sanno e cercano di seguire i trend cercando di accontentare tutti. E il primo occhio, ovviamente, cade sul materiale utilizzato nella costruzione!
IL POLICARBONATO
In passato il materiale più blasonato non solo per un telefono ma per quasi ogni dispositivo elettronico era la plastica, o policarbonato per essere corretti, e anche un’azienda come Apple, i cui prodotti non sono proprio alla portata di ognuno, ne faceva il proprio materiale migliore: sia i primi Macbook sia gli iPhone fino al 3GS del 2009 erano interamente in policarbonato. Questo perché è un materiale resistente e soprattutto che permette alle antenne di far fuori uscire le loro radiazioni, permettendo così il campo sia telefonico sia GPS sia internet. Inoltre la plastica permette ad un dispositivo di essere facilmente smontato, rendendo possibile non soltanto la facile sostituzione della batteria ma anche di comprare scocche di colore diverso per personalizzare il proprio dispositivo (punto molto a favore di Nokia con la sua gamma Lumia).
Il problema maggiore di questo materiale è l’impatto estetico: se, come nei Samsung dal primo Galaxy S al Galaxy S5, non è lavorato a dovere, scricchiola e non poco, donando un aspetto eccessivamente cheap che non rende in prodotti eccessivamente costosi. Effetto particolarmente brutto se poi si prova a dare al policarbonato l’aspetto di un altro materiale: resterà nella storia del design (quello da non copiare) il Samsung Galaxy Note 3 (uscito nel 2013) dalla scocca interamente in plastica su cui l’azienda coreana fece aggiungere delle finte cuciture per farla sembrare pelle.
L’ALLUMINIO
Nel sondaggio effettuato dal sito HDBLOG.it nel 2016, l’alluminio è risultato essere il materiale preferito dagli utenti per il proprio smartphone. L’aspetto che esso gli conferisce è decisamente molto elegante e premium, è solido ed è difficile da smontare perché un dispositivo così realizzato ha sempre scocca unibody. Apple ha usato questo materiale sui suoi iPhone dal 5 al 7, ma l’azienda taiwanese HTC lo utilizzava da più tempo rispetto alla casa di Cupertino.
Il problema principale dell’alluminio è, però, che trattiene tutte le radiazioni emesse dalle antenne, per cui lo spazio che il costruttore riserva ad esse rimane in plastica: e se, rimanendo in Apple, su iPhone l’effetto rimane piacevole (sul 7 sono riusciti perfettamente a nasconderlo in due sottilissime strisce, una all’estremità superiore e una all’estremità inferiore), sugli iPad versione 4G – quelli che possono montare una scheda SIM ed effettuare telefonate – non sono riusciti altrettanto bene e la grossa banda in plastica all’estremità superiore è decisamente un pugno in un occhio.
IL VETRO
Nell’ultimo anno è decisamente tornato di moda tra gli smartphone, tant’è che Apple, che già lo aveva usato negli iPhone 4 e 4S, ha deciso di riproporlo sugli ultimi iPhone 8, 8 Plus e iPhone X. Per Samsung è stato il materiale della svolta nel design: lo ha utilizzato per la prima volta nel 2015 quando ha presentato sul mercato Samsung Galaxy S6, che rispetto al modello precedente – chiamato cerottone per quanto era brutto – era decisamente più bello, elegante e piacevole da tenere in mano. Insomma almeno per i materiali valeva i più di 700€ del prezzo di lancio. Il bello del vetro è che può essere lavorato in modi molteplici: per esempio la casa cinese Honor, nata da una costola di Huawei, nel 2016 con il lancio di Honor 8 ha mostrato un design particolarmente innovativa per la lavorazione cangiante del vetro posteriore, che rifletteva la luce in bellissime e ed eleganti fasce. Una lavorazione che ha poi ripreso e migliorato con il modello di quest’anno, Honor 9. Il vetro inoltre non presenta lo stesso problema dell’alluminio e, quindi, non necessita di bande in plastica. Ma è estremamente fragile e, per questo, un dispositivo con esso realizzato può frantumarsi alla prima caduta, rischio reso più alto dall’estrema scivolosità degli smartphone così costruiti: ecco perché le stesse case ultimamente nelle confezioni forniscono una cover trasparente in plastica o silicone, che proteggono, sì, ma ammazzano un po’ il design.
ALTRI MATERIALI
Nel corso degli anni, vista l’uniformità e la conseguente facile banalità nel design dei dispositivi, alcune case hanno provato a sperimentare. Ricordiamo, per esempio, LG che con il modello G4 del 2015 ha portato sul mercato uno smartphone con una back cover realizzata in pelle, a scelta tra il beige e il nero. Un dispositivo sicuramente iconico per l’azienda coreana, che ancora oggi viene ricordato.
OnePlus – azienda cinese nata da alcuni ex dipendenti Oppo – ha presentato il suo primo smartphone, OnePlus One, con una scocca in… legno di bambù. Una scelta innovativa, particolare, che sicuramente rendeva unico uno smartphone già di per sé elitario (era possibile acquistarlo solo tramite invito) e soprattutto ecologico.
Infine vale la pena citare un’altra casa produttrice cinese, ovvero Xiaomi. La quale nel 2016 ha presentato sul mercato Mi Mix, un modello innovativo sia perché primo smartphone borderless (ovvero il display occupava tutta la superficie della scocca) sia perché il materiale di realizzazione era la ceramica: vista l’assenza dell’altoparlante ove poggiare l’orecchio durante una chiamata per ascoltare l’interlocutore, Xiaomi ha fatto questa scelta perché è un materiale che trasmette facilmente il suono (un metodo chiamato piezoelettrico, che rende l’audio più alto se il dispositivo è appoggiato su un’altra superficie). Piacevole al tatto, elegante e originale presentava la pecca di essere eccessivamente fragile. Inoltre l’audio, pur trasmesso dalla ceramica, era bassissimo e senza auricolari era pressoché impossibile effettuare una chiamata.
Insomma vedere che i produttori stanno via via abbandonando la plastica per i loro modelli (ultimamente nemmeno le fasce più basse l’adottano) in favore di vetro o comunque esperimenti ecologici, è certamente una moda volta a lasciare una bella immagine dell’azienda, ma anche una sviata verso un prodotto più ecologico (per quanto possa esserlo uno smartphone!).
Appunti dell’autore;
HDBlog.it
Xiaomi Mi Mix