Il 3 febbraio 1894 a New York City nasce Norman Percevel Rockwell. Secondo figlio di un imprenditore tessile, pur vivendo in città trascorre spesso le estati in campagna, questo contatto con la natura diviene per lui luogo di serenità dove iniziare ad approcciarsi all’ambito pittorico. L’artista dimostra sin da bambino una grande attrazione per il disegno e spesso dedica il suo tempo a raffigurare i personaggi dei romanzi di Dickens di cui suo padre è accanito lettore.
La sua passione per l’arte lo porta a studiare alla New York School of Art, da cui due anni dopo si congeda per passare alla National Academy of Design e infine alla Art Students League, dove ha modo di rapportarsi con docenti del calibro di Thomas Fogarty e George Bridgman.
La rigida formazione gli pone delle ottime basi di anatomia e di tecniche d’ illustrazione, che sfrutta nella realizzazione dei suoi primi lavori come modelli, costumi e scenografie.
Raggiunge il successo in giovane età, tanto che a soli 16 anni riceve l’incarico per il suo primo lavoro, ossia creare quattro diversi temi natalizi per delle cartoline d’auguri, a 17 anni diventa direttore grafico di Boy’s Life, rivista dei Boy Scout d’America. Si inserisce all’interno dell’ambiente di illustrazione artistica, assume buoni contatti in questa cerchia e viene contattato per illustrare libri e riviste.
Il 20 maggio del 1916 avviene la svolta nella sua carriera: riesce a conquistarsi la copertina del Saturday Evening Post, la maggior aspirazione per un illustratore. Quella da lui realizzata raffigura un gruppo di bambini in una situazione comica.
Allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, Norman Rockwell richiede l’arruolamento in marina, ma viene inizialmente respinto a causa del suo peso che non raggiungeva la soglia minima per essere ammessi. Successivamente, grazie ad una dieta apposita per prendere peso, riesce ad entrare con il ruolo di artista militare evitando dunque di partecipare ai combattimenti. Nel 1915 si trasferisce a New Rochelle (NY), dove inizia a collaborare per alcune riviste come Life, Literary Digest e Country Gentleman, e divide il suo studio con il vignettista Clyde Forsythe che lavorava per il Saturday Evening Post. La figura di Forsythe fu tramite fondamentale per Rockwell e il lavoro di quegli anni, tanto che riesce a proporre per il Post una serie di otto copertine pubblicate tutte nel medesimo anno, 1916, e questa collaborazione prosegue per ben 47 anni in cui realizza 321 copertine.
Negli anni Venti, grazie alla stampa in quadricromia, si riesce a dare nuova vita alle illustrazioni prodotte in serie, ai calendari e alle pubblicità. La prima copertina in quadricromia del Post è del 1916 e viene realizzata proprio da Rockwell. Alcuni temi ricorrenti della produzione di Rockwell che caratterizzeranno il successo degli anni Trenta e Quaranta sono aspetti della quotidianità, elementi che caratterizzano il progresso e le invenzioni, l’esaltazione dello spirito americano, il ricordo del passato e delle tradizioni.
Separatosi dalla prima moglie Irene O’Connor, si risposa con Mary Barstow, maestra di scuola, dalla quale ha tre figli. Nel 1932 viaggia in Europa e si cimenta con il modernismo, fino a quando nel 1939 si trasferisce con la famiglia ad Arlington nel Vermont e si concentra sulla tematica di illustrazione della piccola provincia americana e dei problemi famigliari. Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale Rockwell deve tornare in guerra e, anche se non come combattente, si pone in prima linea nella raffigurazione della realtà bellica con illustrazioni anche riguardanti le disavventure di una recluta di provincia.
Ad Arlington si ispira al discorso del presidente Franklin Roosevelt sulle quattro libertà fondamentali (libertà del chiedere, libertà dalla paura, libertà di parola e libertà di culto) per dipingere la famosa serie di illustrazioni denominata appunto Le quattro libertà, che verrà pubblicata nel 1943 sul Post, successivamente esposta in 16 città americane al fine di raccogliere fondi per la guerra. Nel 1953 Rockwell e la sua famiglia si trasferiscono a Stockbridge nel Massachusetts e, a seguito del decesso della moglie Mary avvenuto nel 1959, solo due anni dopo sposa Molly Punderson, conosciuta in un corso di poesia. Questo periodo della sua vita è ricco di novità e cambiamenti che ne caratterizzano una fase del tutto innovativa che inizia con la scrittura della sua autobiografia intitolata My Adventures as an Illustrator, scritta con l’aiuto del figlio, che diventa presto un best seller. Inizia inoltre una serie di ritratti di grandi leader americani, come quello per John F. Kennedy del 1960 che venne poi utilizzato per un numero speciale a seguito del suo assassinio.
Nel 1963 conclude la collaborazione con il Saturday Evening Post e inizia la collaborazione con la rivista Look che durerà 10 anni. Per questa rivista i suoi lavori sono rappresentativi dei suoi profondi interessi sociali, primi tra tutti i diritti civili, la lotta alla povertà e la conquista dello spazio, utilizzando uno stile temerario e impietoso. Avendo quasi raggiunto gli 80 anni, ed essendo la sua vita contraddistinta da una notevole e ricca produzione, nel 1973 si pone il problema di proteggere la sua eredità artistica. Nasce così un’organizzazione da cui prende vita il Norman Rockwell Museum a Stockbridge.
L’artista muore l’8 Novembre 1978 a causa di un enfisema polmonare, un anno dopo aver ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà. A seguito del decesso si è voluto celebrare il suo lavoro con una grande retrospettiva intitolata Per il popolo americano, che fu di grande successo, tanto che viaggiò per due anni attraverso gli Stati Uniti fino ad arrivare al Guggenheim Museum di New York.
Norman Rockwell fu colui che con notevole abilità tecnica illustrativa è riuscito a rappresentare un intero secolo degli Stati Uniti d’America in tutti gli aspetti che li caratterizzano e in un periodo di grande evoluzione. La sua produzione così prolifica e varia abbraccia tematiche di quotidianità familiare e problematiche locali, lo sport, l’avventura dell’uomo nello spazio, il mito di Hollywood, e soprattutto il futuro e la tecnologia e il fascino che questi suscitano nel popolo americano, essendo questo il periodo della nascita della televisione, della prima traversata dell’Atlantico, della nascita dei voli di linea e delle milioni di vetture Modello T vendute da Henry Ford.