Quelli fra voi che hanno giocato a Risiko! almeno una volta nella loro vita sapranno sicuramente dove si trovi la Kamchatka – per rinfrescarvi la memoria, nell’estremo oriente della Russia. Eppure in pochi potranno dirsi davvero informati su cosa sia la Kamchatka e quali bellezze naturali nasconda il suo territorio.
Con un’estensione pari, indicativamente, alla somma di Germania, Svizzera e Austria, con un territorio costellato di decine di fiumi, di vulcani – circa 300 di cui una trentina ancora attivi – di geyser e di centinaia di sorgenti termali, questa incredibile penisola a forma di salmone può contare un orso ogni 30 abitanti. Si dà il caso, infatti, che la Kamchatka abbia una popolazione pari a circa 300 mila individui, collocati perlopiù in tre grandi città del sud. Il resto è dominio incontrastato di flora e fauna: il territorio vanta, per l’appunto, un notevole numero di orsi giganti, pecore, falchi e granchi giganti.
Vero e proprio santuario della natura, la Kamchatka viene addirittura paragonata allo stato originario della Terra a causa del suo territorio (quasi) interamente incontaminato, dove si ha chiara la percezione che a dettare legge non sia l’uomo.
La sua capitale, Petropavlosk-Kamchatsky, fu fondata nel 1740 dall’esploratore danese Vitus Bering (da cui il nome dello stretto omonimo che separa la Kamchatka dall’Alaska). La vendita dell’Alaska agli Stati Uniti nel 1867 procurò all’area una notevole perdita di importanza, ulteriormente aggravata dallo smantellamento delle basi militari sovietiche negli anni ‘80. Da allora, l’economia della regione entrò in crisi: prendendo spunto dalla corsa delle slitte trainate da cani che ha luogo ogni anno in Alaska – l’evento prende il nome di Iditarod – venticinque anni fa nacque Beringia. Gli abitanti della Kamchatka non si ispirarono ad Iditarod unicamente per ragioni economiche: le due aree, infatti, sono affini per morfologia territoriale e cultura.
Beringia, tuttavia, non è fiorita nel modo in cui i suoi ideatori si sarebbero aspettati: le difficoltà ad ottenere il visto per lo spostamento di materiali e di cani ostacolano la partecipazione alla corsa; nemmeno il premio pare particolarmente appetibile: se partecipando alla corsa si vince un fuoristrada di fabbricazione russa, infatti, si comprende il motivo per cui l’affluenza di concorrenti e di pubblico non sia degna di nota. Il tipo di turismo che pare stia avendo la meglio nell’area, invece, desta molta preoccupazione fra le fila di ambientalisti e abitanti della Kamchatka: la caccia, infatti, potrebbe minare considerevolmente all’ecosistema del territorio, dal momento che orsi e falchi vengono presi di mira – letteralmente – dai cacciatori americani e russi.
Non di importanza secondaria risultano interessi di altro genere che si stanno concentrando in quest’area, molto ricca di oro e giacimenti di gas: lavorano già a pieno ritmo, infatti, due miniere d’oro e gli stabilimenti al largo della costa per estrarre il gas. Una vittoria, se non altro, si è già avuta con un decisivo rallentamento nell’estrazione massiva di idrocarburi, dato il prezzo eccessivamente basso del petrolio.
Ottenere investimenti per far rifiorire il territorio senza danneggiarne l’ecosistema pare, dunque, la sfida che gli abitanti della Kamchatka dovranno affrontare nel medio-lungo periodo: ci auguriamo che uno degli ultimi baluardi della natura inviolata resista ai colpi che le verranno inflitti. Almeno per ora possiamo tirare un sospiro di sollievo.