“Una donna con un suo punto di vista personale viene definita spesso o troia o pazza, io non mi sento nessuna di queste cose. Son una mamma, una donna che lavora e paga le tasse, ho persone che mi vogliono bene, mi sento una donna libera finalmente”, così Asia Argento parla durante l’intervista nella trasmissione Cartabianca di Rai3 del 17 ottobre.
Ma facciamo un passo indietro. Tutto comincia il 5 ottobre 2017 quando il New York Times scrive che Harvey Weinstein, produttore cinematografico co-fondatore della Miramax e, in seguito, della The Weinstein Company, oggi 65enne, è accusato di molestie sessuali. Ha inizio così uno dei più grandi scandali sessuali nel mondo del cinema. Rose McGowan e Ashley Judd sono state le prime a denunciare Weinstein pubblicamente. Cinque giorni dopo il giornalista Ronan Farrow pubblica un servizio in cui altre tredici donne parlano di abusi, e, esplicitamente, di stupri. Tra queste c’è anche Asia Argento. Ad oggi sono più di 80 le donne che accusano Harvey Weinstein di molestie sessuali.
Asia Argento è stata sottoposta ad una vera gogna pubblica, non solo nello spietato tribunale dei social, ma anche da parte di alcuni giornalisti, su Libero sono apparsi titoli come “Prima la danno, poi frignano e fingono di pentirsi” e il direttore Feltri non ha risparmiato commenti “(Weinstein) mica le ha legate”.
Tralasciando gli estremismi quello che certamente emerge è una sostanziale condanna verso Asia Argento in quanto si mette in discussione il suo ruolo di vittima. Asia racconta di aver subito la violenza all’età di 21 anni, aveva ricevuto un invito per un party della Miramax, in realtà inesistente, e si è ritrovata da sola in una stanza con Weinstein, il quale, dopo aver fatto conversazione, è andato in bagno riuscendone in accappatoio, ha chiesto alla ragazza un massaggio e poi le ha praticato del sesso orale. Questo risulterà, da altre testimonianze, un suo modus operandi. Asia dice di non aver affatto cercato scorciatoie ma di essersi ritrovata schiacciata da quest’uomo. Asia Argento ha avuto paura di lui non solo per via di una evidente disparità di forza fisica ma anche per il potere di distruggere una persona che il produttore, il terzo produttore più importante del mondo, aveva. Non si è trattato di scambio di favori, tanto che l’incontro è avvenuto dopo che il film “Una donna da salvare” era stato prodotto e l’attrice dichiara che da allora ha rifiutato qualsiasi sua proposta lavorativa. Racconta di come l’uomo si presentasse all’improvviso sul red carpet e si facesse fotografare con lei, incapace di reagire, e di come abbia provato a piombare di notte nell’albergo dove lei alloggiava picchiando contro la porta della camera. Manipolata, impaurita e con addosso la vergogna, come se fosse stata sua la colpa per non essere riuscita a sottrarsi.
Selvaggia Lucarelli si fa portavoce di chi la critica, scrivendo: “Facciamo che sei finita in un gorgo putrido di squallidi do ut des e te ne sei pentita. Con 20 anni di ritardo però”. E il ritardo della denuncia è stato evidenziato da molti. Come anche la supposizione che lei abbia, in realtà, voluto trarre vantaggio dalla situazione.
C’è unanime condanna al carnefice, tuttavia la sua azione viene accantonata per concentrarsi a giudicare le vittime. Ci sono state attrici che sono riuscite a dire di NO, e, per questo, hanno avuto pesanti ripercussioni sulla loro carriera. Queste donne sono state le prime, grandi vittime di un orrendo abuso di potere e la loro condotta è certamente esemplare. Ma ce ne sono altre che non ci sono riuscite. Qui forse, sta il passaggio più delicato. Altre che non hanno né cercato, né voluto, né approfittato della violenza ma ne sono state vittima, appunto. Anziché sostenere chi le violenze le ha subite, in un modo o nell’altro, si cade in commenti sessisti. Weinstein manipolava le attrici, più di 80, la cui paura non era di perdere il lavoro, qualora avessero denunciato, ma di vedere insabbiate le loro cause per via degli ingenti mezzi economici e delle sconfinate conoscenze del produttore e, soprattutto, di non essere credute ne difese, di venire infangate. Possiamo dar loro torto?
La storia personale di Asia Argento scoperchia un mondo corrotto, in cui tutti sanno e nessuno parla per convenienza, in cui le vittime devono giustificarsi, spiegare, difendere la loro posizione.
Esiste un sistema che vede le donne costrette a ricorrere a tutta la loro abilità per sfuggire a commenti inopportuni e tentativi di approccio, divenuti ormai la normalità. Perché la donna deve prestare attenzione a non offendere chi le fa avances indesiderate e, al contempo, preoccuparsi di non risultare una pazza esagerata? Questi scandali accendono i riflettori su tutti i casi di prevaricazione anche quelli più piccoli e comuni, ma comunque inaccettabili, che sono diventati la prassi. Tutto ciò denota un maschilismo diffuso e mostra che, purtroppo, ancora oggi è richiesta tanta fatica e si rendono necessarie tante lotte per raggiungere una parità dei sessi ancora lontanissima.
A prescindere dai pareri contrari o favorevoli alla vicenda specifica, è indubbio il valore positivo di denuncia, atto che contribuisce alla prevenzione di ulteriori fatti analoghi.
Per approfondire leggi anche: https://www.losbuffo.com/2017/12/01/quellavoltache-anche-noi-come-le-anatre/