Ieri, dopo una prima giornata di rodaggio dedicata interamente al pubblico delle scuole e delle università, BookCity Milano 2017 è finalmente entrato nel vivo della sua programmazione. Numerosissimi sono stati gli eventi svolti sull’intero tessuto urbano milanese, con lo scopo di risvegliare l’interesse culturale in tutti gli strati sociali della popolazione. Nei diversi poli, che oramai da sei anni ospitano la kermesse, ci è stata occasione di affrontare ancora una volta le tematiche più disparate; non solo letteratura e poesia, ma anche musica, spettacolo, attualità e tanto altro.
Dal 2011 ad oggi BookCity lotta per dare la giusta importanza anche al mondo – troppo spesso bistrattato – dell’editoria. A questo proposito il Laboratorio Formentini, una delle sedi di BookCity nonché uno degli spazi più culturalmente stimolanti della Milano contemporanea, è stato scelto per ospitare incontri che vogliono occuparsi di editoria a trecentosessanta gradi. Proprio qui, ieri mattina, Luciana Bianciardi e Gabriella D’Ina, due delle più prestigiose personalità dell’editoria italiana, hanno presentato con orgoglio il progetto MasterBook, un master in editoria organizzato da IULM. “MasterBook – dicono – vuole insegnare ai giovani ad avere cura del testo, sviluppare in loro la capacità di leggere attivamente e consegnare direttamente nelle loro mani la cassetta degli attrezzi dei mestieri dell’editoria.” Gli studenti del Master sono tenuti a lavorare, infatti, proprio come fossero nella redazione di una casa editrice, curando il libro dalla copertina alle strategie di promozione, dalla correzione delle bozze alla creazione di un eBook.
A Bookcity c’è spesso spazio anche per la storia, per le celebrazioni e le ricorrenze. Ieri pomeriggio, infatti, nella raffinata cornice della Sala Napoleonica si è tenuto l’incontro Oltre le barriere: dalla Rivoluzione allo spazio del Novecento, interamente dedicato alla Rivoluzione Russa, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario. Dopo una lettura performativa di alcune delle Novelle Moscovite di Zoscenko, sono stati presentati dai rispettivi autori, Guido Carpi e Barbara Ronchetti, i libri Russia 1917. Un anno rivoluzionario e Dalla Steppa al Cosmo e ritorno.
Grazie al celebre scrittore Kader Abdolah, invece, la storia ha dialogato con l’attualità. In occasione dell’uscita, per la casa editrice Iperborea, del suo romanzo Un Pappagallo volò sull’Ijssel Abdolah ha raccontato la sua esperienza di persiano rifugiato politico in Olanda, di migrazione e pena di morte. Lo scrittore ha risposto alle domande, spiegando con carisma, cosa significa dovere e volere scrivere in una lingua ibrida e di come due idiomi e due culture possano dialogare pacificamente, conferendosi reciprocamente una bellezza dimenticata. Attraverso i personaggi erranti dell’autore persiano-olandese e grazie ai suoi racconti autobiografici l’incontro è riuscito a toccare corde molto sensibili del dibattito attuale, obbligando a riflettere sull’importanza della memoria, della testimonianza, della Resistenza. “Mio fratello – ha affermato lo scrittore – è stato ingiustamente condannato a morte quando aveva solo 18 anni da un giudice, a cui avrei voluto puntare una pistola alla tempia. Volevo ucciderlo, ci pensavo sempre, l’ho voluto per anni. Poi l’ho ucciso veramente, nero su bianco, nel mio libro.”
Qualche ora più tardi, in Biblioteca Sormani, Fulvio Fiori ha presentato il volume Le Parole che fanno bene: scrittura positiva contro i pensieri negativi. Il libro è diventato presto un interessante pretesto di dibattito intorno al concetto di bioscrittura, del quale Fiori è ideatore. Fulvio Fiori permette ai presenti di tornare a casa, consapevoli di aver scoperto una grande verità: la scrittura fa bene, lenisce le ferite, pulisce i pensieri. Proprio grazie alla scrittura e alle parole, infatti, ogni persona può mettere nero su bianco le proprie emozioni e al tempo stesso depurare i propri ricordi, trasformando un’esperienza negativa in un’avventura arricchente.
Tra un evento e l’altro la seconda giornata di BookCity è volta velocemente a termine e si è giunti alla tanto attesa serata di inaugurazione ufficiale tenutasi al Teatro Dal Verme. Ospite d’onore di quest’anno: l’antropologo ed etnologo Marc Augé. La serata si è aperta con l’intervento musicale di Mario Mariotti, trombettista dell’Orchestra Verdi, ed è poi continuata con il discorso del sindaco Beppe Sala che ha consegnato a Marc Augé il Sigillo della Città, riconoscendo all’antropologo francese il merito di aver rivoluzionato il concetto di città, introducendo la nozione di non-luogo. “Milano sente profondamente vicino alla sua natura l’intellettuale che ha teorizzato la città come uno spazio urbano, una città-mondo, inclusiva e aperta alle differenze.” afferma Sala in chiusura, rivolgendosi all’ospite d’onore. Augé riceve il premio e inciampando nella complessa sintassi della lingua italiana si dichiara onorato di ricevere un riconoscimento da una città alla quale deve molto. Poco più tardi la giornalista e scrittrice Daria Bignardi intervista Augé, in occasione della pubblicazione del libro Momenti di Felicità. Il libro in questione diventa pretesto per riflettere sul concetto di felicità, che per Augé è possibile per tutti. “Non è vero che la felicità è possibile solo per gli stupidi, come dicevano Flaubert e Voltaire. La felicità può derivare non solo dall’inconsapevolezza, ma anche dalla consapevolezza.” ha affermato Augé, aggiungendo che la felicità è difficile da definire e identificare e per questo sarebbe più utile parlare di felicità al plurale. Così facendo, parlando al plurale, penseremmo immediatamente a quei momenti di felicità che sono, invece, più facilmente individuabili e ai quali dovremmo ancorarci per essere felici, nonostante tutto.
Noi de Lo Sbuffo vi invitiamo a seguire anche nei prossimi giorni BookCity e i nostri aggiornamenti.
Articolo scritto da Martina Fumagalli, Silvia Lisena, Alessandro Zambruno, Federico Colombo
BookCity Milano