Si chiama Ecosia, ne avete mai sentito parlare? E’ il primo motore di ricerca ecologico, nato a dicembre del 2010 da un’idea di Christian Kroll all’età di soli 26 anni.
Questo progetto è nato dalle costanti preoccupazioni e dai dilaganti allarmi legati agli effetti del surriscaldamento terreste che, come si sa, sta causando conseguenze irreparabili al nostro ecosistema. Insomma, un’esigenza incombente quella di salvaguardare il continente, e la risposta a tale necessità è stato un differente motore di ricerca, con l’obiettivo finale di proteggere migliaia di ettari, di cui l’80% è consegnato nelle mani di un progetto del WWF al fine di tutelare la foresta pluviale in Amazzonia.
Ma, come qualsiasi cosa agli esordi, i dubbi e le incertezze da parte degli utenti sono numerose; fu così che le domande incalzarono insistentemente: come Ecosia produce i suoi guadagni? Come fa a pagare i suoi dipendenti? Ma soprattutto, come funziona?
Una semplice, facile mossa è il punto di partenza: scaricare l’app Ecosia, compatibile con qualsiasi dispositivo. Una volta che l’app sarà presente sui nostri browser, bisognerà solo accedere alle ricerche attraverso Ecosia, un sistema che, attraverso gli incassi legati alle pubblicità, pianterà alberi.
Nonostante le prime diffidenze, è bastato che un buon numero di persone scegliesse un modello di ricerca ecologico per trasformare le incertezze in 3milioni di utenti che utilizzano quotidianamente Ecosia. E’ proprio grazie ad ogni singola persona, ed ogni singola ricerca, che è stato possibile piantare oltre 6 milioni e 300 mila alberi. Una media? “Un albero ogni 11 secondi, per un totale di quasi 2 milioni e 900 mila euro donati”. Un successo straordinario. L’Amazzonia, però, non è la sola a favorire di questo progetto innovativo ed unico. Al suo fianco, infatti, si situano: la Burkina Faso al fine di contenere l’avanzata del deserto; il Perù per la regione di San Martin che negli anni ’80 ha subito un intenso disboscamento: e, infine, il Madagascar, un tempo noto per la sua grande biodiversità.
E’ utile chiarire che Ecosia non è una onlus, ma una società con un team di 7-13 persone decise a sostenere e portare avanti questo progetto.
Dunque, se anche la moda si batte per essere conforme alle esigenze del pianeta, perché anche un motore di ricerca non potrebbe essere eco-sostenibile?