Fama tristemente infelice quella di Amazon, il grande colosso di e-commerce americano che negli ultimi anni ha visto il proprio successo, più che miliardario, incrinato dalle notizie riguardanti l’ingiusto trattamento riservato ai propri dipendenti.
Tutto è iniziato da un’inchiesta pubblicata nel 2015 dal New York Times che denunciava le pesanti e pessime condizioni di lavoro cui erano sottoposti i lavoratori della grande azienda, i cosiddetti amazonians. L’inchiesta rivelava un volto dispotico, meccanico e freddo di quella che, agli occhi di tutti, appariva come l’azienda di vendita online più florida di tutti i tempi. Ma a che prezzo? Quale realtà si nasconde dietro ad ogni nostro click?
La notizia ha fatto subito il giro del mondo e tutti i giornali nazionali e internazionali hanno dedicato interi articoli per svelare la realtà che si cela dietro l’acquisto impulsivo di milioni e milioni di utenti, ormai da anni avvezzi allo shopping on line.
Ritmi martellanti, flusso di lavoro incessante e un clima di pressione, ansia e stress non indifferente. Moltissimi ex impiegati hanno rilasciato testimonianze a dir poco sconcertanti, dichiarando di non aver nemmeno tempo di andare in bagno e di sentirsi sempre sotto controllo, con gli occhi di tutti puntati addosso.
D’altronde, come rivelato da moltissimi dipendenti, gli amazonians sono controllati costantemente dal loro manager, nonché supervisore. Ogni loro azione è calcolata così come ogni secondo che passa dal confezionamento all’imballaggio e al trasporto. Una vera e propria catena di montaggio ad hoc, controllata dal primo fino all’ultimo momento.
I dipendenti, divisi dal cartellino in base al diverso tipo di contratto (verde per l’indeterminato, blu per il determinato), svolgono diverse mansioni. Ci sono gli addetti al receive che registrano con una pistola laser tutto quello che passa sul nastro. Gli standard aziendali richiedono al lavoratore che sia in grado di registrare 300 oggetti l’ora, il che equivale ad una media di 5 prodotti al minuto. Dopo che è avvenuta la memorizzazione digitale attraverso una serie di computer, i prodotti vengono raccolti in grande ceste stracolme che i runners trasportano da una parte e l’altra del magazzino posizionandoli sui vari scaffali. Dall’altra parte del magazzino solitamente si trova l’outbond, cioè l’uscita dei prodotti dagli scaffali per arrivare fino alle nostre case. Anche qui la velocità rimane la parola d’ordine!
Stress, ansia e fatica. Sembrano essere queste le parole che spezzano via l’idillico panorama entusiasmante e vitale che sembrava animasse il grande colosso statunitense. Secondo una ricerca i dipendenti con un contratto a tempo determinato- quelli con il cartellino blu di cui parlavamo sopra per intenderci- sentono la pressione triplicata e sono quelli che devono faticare di più pur di non perdere il posto di lavoro. Anche perché purtroppo la fila di disoccupati pronta a lavorare da Amazon non manca di certo. La paga è buona (circa 7,50/8 euro l’ora), ma non è il massimo. Il ricambio è continuo, sempre nuove assunzioni soprattutto nei periodi di grande festività e nei picchi stagionali, ad esempio a Natale.
La maggior parte dei dipendenti di Amazon ha un contratto breve. Per alcuni di loro la permanenza è limitata nel tempo e l’impiegato pensa solo a racimolare qualche soldo. Per la maggior parte delle persone, invece, è un lavoro a tutti gli effetti e la competizione per mantenere gli standard richiesti dall’azienda è davvero alta. Non è un caso, quindi, se molti dipendenti assumono psicofarmaci e sono più esposti a malattie di vario tipo. Una donna dichiara di aver lavorato perfino quattro giorni di fila senza dormire perché ossessionata dalla produttività. E tutto questo perché se un lavoratore non raggiunge gli standard richiesti, partono i richiami, alcuni dei quali sono solo formali. Altri, invece, specie se ripetuti nel tempo, finiscono per tradursi in un vero e proprio licenziamento.
La dura strategia di Amazon si fonda su 14 regole, uno schema che gli impiegati devono tenere sempre a mente per migliorare e incrementare il loro lavoro. La prima di queste regole si intitola significativamente “l’ossessione del cliente”. Gli impiegati, infatti, hanno sempre come punto di arrivo il cliente. Soddisfare il cliente e renderlo felice nel minor tempo possibile è l’imperativo categorico. Amazon non fa mistero di questi principi che infatti si possono trovare direttamente sul proprio sito. In linea generale si passa dalla passione per il proprio lavoro che si traduce in responsabilità a imparare ad essere curiosi mettendosi sempre nella prospettiva di pensare in grande.
E le condizioni non sembrano essere tanto diverse nemmeno a Piacenza, dove ha sede il più grande magazzino Amazon di tutta Italia che accoglie ben 1600 dipendenti assunti con diverse tipologie di contratto. Si lavora letteralmente sempre di corsa (non è un caso che a inizio mattinata il manager e i dipendenti si dedicano allo stretching), cercando di ottimizzare il tempo e il lavoro avendo come unico fine la felicità del consumatore. I giovani che lavorano per l’azienda, la cui età media si aggira intorno ai 31 anni, sono sia italiani che stranieri.
http://https://www.youtube.com/watch?v=R-yj0GIvleg
Si lavora su tre turni (6-14, 14,30-22,30, 23-6, ogni turno da 400 persone) in quattro aree adibite al ricevimento, al prelevamento, allo stoccaggio e all’impacchettamento della merce. Tutti i lavoratori ricevono una formazione valida per ognuna delle quattro aree di modo che il loro lavoro possa variare e risultare così meno alienante e monotono. Appena un anno fa, il direttore generale dell’azienda piacentina, ha aperto le porte del grande magazzino al pubblico, specie ai giornalisti, per mostrare loro che Amazon rispetta i suoi dipendenti e non ha paura di mostrarsi al pubblico. Gli ambienti sono grandi e puliti, con cartelli che incoraggiano gli operai, musica in sottofondo e acqua per tutti. E una volta alla settimana è previsto un incontro manager-dipendenti in cui si analizzano i progressi e si evidenziano eventuali problematiche.
Perché un’azienda è grande grazie e soltanto ai suoi dipendenti. I capitali messi a disposizione, le strutture e gli stessi consumatori funzionano soltanto grazie al lavoro di milioni di lavoratori. E Amazon non è la sola. Passando per tutti i siti di vendita on line, dietro i nostri banali click ci sono milioni di persone che “sfrecciano” ininterrottamente tra gli scaffali per darci modo di ricevere la merce direttamente e comodamente a casa nostra.
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Un commento su “DOSSIER| Amazon: la realtà che si nasconde dietro ogni click”