Design: auto elettriche e termiche a confronto

Le auto elettriche sono, se vogliamo, la sfida del XXI secolo. E’ da infatti inizio secolo che il dibattito su quale motore sia meglio tra quello a scoppio e quello a batteria viene portato su giornali e riviste, dividendo il mondo tra conservatori del vero rombo di un automobile e sostenitori dell’elettrico come necessario a migliorare la qualità della vita, riducendo l’inquinamento atmosferico e acustico (le città di oggi, infatti, sono molto rumorose).

Soprattutto negli ultimi anni. sono stati fatti moltissimi passi avanti in termini di autonomia – vero punto dolente di una macchina di questo tipo, insieme al costo, che la rende svantaggiosa in termini pratici rispetto a una tradizionale – con marchi come Tesla che hanno realizzato modelli in grado di percorrere fino a 600 km con una carica (l’equivalente di un motore a benzina o diesel). Ma vi sorprenderà scoprire che l’automobile elettrica, quella con le batterie tanto discusse, è un’invenzione contemporanea o quasi a quella della ben più diffusa macchina “normale”. Il primo modello di “automobile” elettrica (sarebbe più opportuno parlare di carrozza) risale al periodo tra il 1832 e il 1839 da un progetto dell’imprenditore scozzese Robert Anderson. Successivamente, nonostante gli sviluppi muovessero verso il motore termico, non furono pochi i progetti di auto elettrica, che venne riproposta negli anni 20 e negli anni 70/80.

Fiat City Car

In questo periodo, per esempio, anche Fiat, marchio oggi che non investe minimamente in questa tecnologia, propose un suo modello elettrico (forse l’unico nella sua storia): si chiamava Fiat City Car e per l’epoca ebbe una concezione molto moderna, quelle caratteristiche che riconducono all’argomento di questo articolo. Osservando infatti le sue forme possiamo notare che, pur mantenendo molti elementi in linea con lo stile industriale anni 70 (e quindi forme spigolose, fari quadrati e grandi)il suo design porta una linea molto “anomala”, diversa dalla classica utilitaria (la Cinquecento su tutte) con un grande vetro e una forma atipica, ondulata e “a punta”.
Ed è su questo che puntano i designers probabilmente, quando disegnano un’auto di questo tipo: la parola chiave è rottura con il passato. Se guardiamo anche le ultime macchine portate ai vari saloni, possiamo facilmente distinguere quali auto sono a motore termico e quali no anche senza che qualcuno ce lo dica o senza leggere la cartella stampa o le presentazioni. Un’auto elettrica rappresenta il futuro della mobilità, un nuovo inizio necessario in un pianeta sempre più inquinato. Ecco perché anche l’estetica si differenzia, venendo spesso meno anche del tipico antropomorfismo delle auto.

In che senso? Per capirlo possiamo semplificare il design dell’automobile in due fasi: la prima è quella delle prime macchine immesse sul mercato (che va circa fino agli anni 30) nella quale le auto mantengono la forma di una carrozza senza cavalli che mano a mano viene sempre più smussata e allungata; la seconda è quella in cui viene data importanza all’aerodinamica e alle forme ed è, appunto, quella antropomorfa. Osservando un’auto anche dei nostri giorni nella sua facciata anteriore o posteriore grazie alla posizioni di fari e calandre la mente umana riconoscerà sempre un viso umano. Può riconoscerlo allegro e paffuto come nella Fiat 500 (non a caso nota per i suoi baffi), può vederlo più “arrabbiato” e cattivo in automobili come l’ultima Ford Mondeo. 

Ma la forma “amica” di una vettura non si ferma certo alla sua espressione. Entrando anche in maniera superficiale nell’ambiente – leggendo una rivista di design o di automobili, per esempio – sentirete subito parlare di muscolature, linee tese, linee morbide, nervature. Tutti aggettivi derivati dall’anatomia umana riportati fedelmente in quella automobilistica. Le auto sportive sono tipicamente più muscolose (come effettivamente gli sportivi), quelle di lusso hanno forme più pulite e tese mentre le auto più economiche ma chic se vogliamo, e destinate ad un pubblico giovane, come la nuova Fiat 500, Citroen C3, Renault Clio, Ford Fiesta e via dicendo giocano molto con le rotondità, i colori, e gli accessori. Esattamente come i giovani.

Ma, allora, su che cosa puntano le auto elettriche? Chiunque, o quasi, la prima volta che vede una vettura di questa categoria tende a dire che non gli piace. Ed effettivamente l’aspetto sempre futuristico e quasi alieno è straniante per chi è abituato a tutt’altra cosa, e ha sempre visto quel tipo di disegno solo nei film fantascientifici. Sia chiaro che il cambiamento stilistico non è dovuto solamente alla rottura: le auto elettriche in quanto tali non necessitano, per esempio, di marmitta o di calandre che, quando presenti, sono finte (come nel caso di Tesla che nelle sue auto elettriche ripropone un design più comune, avendo capito la diffidenza che il pubblico nutre soprattutto nell’estetica di queste auto). Ma giochi di luce, led, porte che si aprono nei modi più fantasiosi, maniglie e fari nascosti o a scomparsa, interni a salottino sono tutti frutto di una voglia di ripartire che ancora probabilmente spaventa i più. L’umano, infatti, ama la comodità ed è poco propenso a scoprire: ecco perché fatichiamo sempre ad integrare una novità.

Nell’attesa che soprattutto il prezzo di queste vetture scenda, non si può altro che elogiare la fantasia di chi spende ore e giorni nel design automobilistico creando spesso vere e proprie opere d’arte e sperare che queste forme diventino familiari e confortevoli il prima possibile.

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