Microsoft Paint e Adobe Flash: congedo con onore?

Anche il mondo virtuale di Internet ha le sue sommosse popolari: come si potrebbe descrivere altrimenti quello che è successo quando la Microsoft ha annunciato che presto avrebbe eliminato Paint da Windows? Sono bastate poche righe in un blog di secondo piano della multinazionale americana per scatenare il panico in tutto il mondo. Paint è stato ucciso! Salviamo Paint dalla condanna! Queste sono state le grida d’allarme lanciate da un numero incredibile di persone sui social network. Una notizia che normalmente verrebbe relegata soltanto ai blog di settore, sull’onda dello sdegno del popolo del Web, ha raggiunto addirittura le homepage dei principali quotidiani nazionali. Di fronte a questa ondata di sdegno alla fine la Microsoft è stata addirittura costretta a rimangiarsi la decisione:

Oggi abbiamo assistito ad un incredibile movimento di sostegno e di nostalgia per il software. Se c’è qualcosa che abbiamo appreso, è che dopo 32 anni MS Paint ha ancora molti fan. È stato stupendo vedere tanto amore per la nostra vecchia e fidata applicazione. Tra i commenti di oggi intorno a MS Paint vogliamo sfruttare l’occasione per chiarire la confusione e condividere alcune buone notizie. MS Paint non va da nessuna parte, avrà semplicemente una nuova casa nel Windows Store, dove sarà disponibile gratuitamente.

Quindi Davide ha sconfitto Golia? Un’altra dimostrazione dell’incredibile potere di Internet, capace di condizionare grandi multinazionali e talvolta addirittura Stati? Forse sì o forse no: i social network sono senza dubbio un incredibile strumento per far sentire la propria voce, ma allo stesso tempo sono anche un formidabile strumento di marketing che aziende sapienti possono strumentalizzare per dar l’impressione ai propri consumatori di essere essi stessi a costruire una narrazione in realtà etero-diretta e etero-indotta. Una cosa è certa: raramente i periodici aggiornamenti di Windows 10 hanno raggiunto i grandi mezzi di informazione; questa volta invece, pur sotto l’apparente luce negativa della cancellazione di un apprezzato programma, Microsoft è riuscita a raggiungere anche il grande pubblico e a presentare le nuove potenzialità del suo sistema operativo e del suo Store, ancora molto sotto-utilizzato. Alla fine in realtà sembra proprio che abbiano vinto tutte le parti in gioco.

Sta invece morendo nell’ombra, dimenticato da tutti, un altro software che ha fatto in misura ancora maggiore la storia del Web come lo conosciamo oggi: Flash, l’odiato Flash Player. Da molti anni tra persone perbene del mondo informatico è comune, quando si sente la parola Flash, esprimere violenta disapprovazione e constatare con disgusto come quel player rallenti le pagine Web, sia insicuro e magari aggiungere con soddisfazione quanti progressi promettenti invece stia facendo la tecnologia HTML5. Eppure prima della comparsa di Flash Internet non era altro che un reticolato ipertestuale, che, per la sua natura essenzialmente di libro, difficilmente poteva attrarre il grande pubblico: è stato Flash a portare la multimedialità nel mondo della Rete con una dinamicizzazione prima impensabile. Senza Flash non sarebbe stato possibile anche solo pensare a un social network dedicato alla condivisione di video come YouTube, non ci sarebbe stata nessuna possibilità di streaming, i siti sarebbero rimasti tabelle di testo e colore, l’interattività si sarebbe limitata alla possibilità di navigare tra svariate ancore testuali, non si sarebbe mai sviluppato un nuovo fiorente mercato di gaming online, che ha quasi rischiato di scalfire la tirannia delle console e delle major. Per tutto questo Flash ha probabilmente rappresentato la fase giovanile di Internet, un tempo di grande euforia e baldanza, in cui c’è stato indubbiamente genio, ma anche qualche sregolatezza di troppo: la multimedialità in alcuni casi è finita per toccare livelli kitsch, con animazioni assurdamente lunghe e inutili, e il successo ha inevitabilmente finito per attrarre anche i malintenzionati, che sono spesso riusciti a individuare falle di sicurezza nel player.

Ma anche in questo caso, nonostante la narrazione comune, nessuna sommossa virtuale (questa volta in senso opposto) è stata la vera causa della fine di Flash: è con la decisione di Steve Jobs di non supportare Flash sui suoi nuovi iPhone che il destino di Flash iniziò ad essere segnato. Steve Jobs prese questa decisione perché era un visionario che aveva capito come si sarebbe evoluto il mondo della tecnologia, che con HTML5 avrebbe soppiantato Flash? HTML5, a quasi 10 anni da quella scelta, non è in grado di fare nemmeno 1/10 di quello che faceva Flash. No, le ragioni furono piuttosto uno straordinario talento commerciale: uccidere il mondo del gaming online e delle applicazioni multimediali realizzate in Flash avrebbe permesso di far emergere quella che è stata la vera e propria rivoluzione dell’iPhone, lo Store, l’unico posto dove (con guadagno dell’Apple) si sarebbero potuto trovare giochi e applicazioni multimediali un tempo realizzate con Flash. Ancora una volta torna lo Store: anche nel mondo di Internet è tempo che chiudano le piccole botteghe e restino solo i grandi centri commerciali.

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