Ti ho lasciato una lettera e sono scappato.
Sono entrato di soppiatto e te l’ho lasciata sul cuscino, quel cuscino da cui tante volte ti ho osservata, silenziosamente, mentre dormivi.
Te lo posso assicurare: tu eri lo spettacolo più bello a cui avessi mai assistito.
Quel cuscino ha esattamente lo stesso profumo a cui avevo ripensato varcando la soglia, quello che mi ricorda te e che non ho più sentito addosso a nessun altra.
Ospite non invitato nella tua stanza, sono stato colto da un impeto di rabbia nei tuoi confronti. Ti ho odiata, con un odio cieco ed istintivo, ma non è pericoloso, ‘sta tranquilla.
Tu sai che non ti farei mai del male.
Il fatto è che ho rivisto quel maglione verde che ti avevo regalato, appoggiato alla sedia all’angolo.
Il pomeriggio in cui lo hai indossato per la prima volta, è rimasto impresso nella mia mente, indelebile. Sei corsa giù dal treno, trafelata e sorridente, per abbracciarmi e io ero pazzo di te, tu che avevi indosso la speranza ed eri piena di amore.
Sul comodino hai ancora la cornice che custodiva la nostra foto e che ora è vuota. Per un attimo ho avuto paura di vedere un altro viso dietro quel vetro, ma quel buco, quell’assenza, è stata comunque un pugno, violento e diretto, allo stomaco. Non me lo ero aspettato.
Ho appoggiato la lettera, io, che non scrivo mai lettere – dovevo amarti proprio tanto – e ho guardato alla finestra. Quella via la conoscevo così bene, eppure non mi era mai apparsa tanto stretta. L’odore di sugo che proveniva dalla cucina della casa di fronte era tanto intenso da provocarmi la nausea. Mi sono sentito soffocare, era tutto troppo angusto, e sono scappato via.
Sono andato a prendere il treno, quello che tante volte ho preso con te, con i libri tra le braccia e il fiatone. Biglietto di sola andata.
Ad un certo punto ho pensato che, essendo tu stata così generosa da regalarmi la libertà, come potevo sprecarla?
Sono arrivato a Roma, Roma la città eterna, così meravigliosa ed imponente; Roma, che custodisce il passato, ma vive nel presente.
Ho pensato che fosse la città perfetta in cui poter ricostruire la mia vita, sui resti dei miei ricordi. Eppure c’è qualcosa che mi riporta sempre indietro, un sentimento che questo angolo di mondo suscita nel mio cuore e non mi abbandona; un senso di nostalgia profonda, che non è tristezza, ma sogno.
Sogno ad occhi aperti, mentre guardo il Colosseo o mangio un gelato vicino alla Fontana di Trevi.
C’è chi cerca di immaginare come fosse la vita migliaia di anni fa e chi, come me, rivede te, seduta su un gradino e il tuo volto sorridente, leggermente piegato all’indietro.
Ridendo mi dici:
– Esprimi un desiderio e lancia la monetina! -.
Lo faccio comunque, anche se sono solo, e penso: Libertà. Sei la mia libertà.
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