Burattino degli illuminati, robot, satanista, aliena. Tante sono state le teorie dietro la ragion d’essere di Poppy (precedentemente conosciuta come That Poppy), nuovo fenomeno di YouTube da due anni a questa parte. Ma chi è, in realtà, questa giovane ragazza che tra tutti i suoi video è riuscita a racimolare più di 210 milioni di visualizzazioni? E qual è il messaggio che vuole veicolare tramite i suoi video apparentemente bizzarri e un po’ inquietanti?
Cominciamo con ordine: nel 2014, sul canale “thatPoppyTV” iniziano ad essere caricati dei video che raffigurano questa giovanissima ragazza bionda mentre ripete frasi (spesso legate al mondo dei computer, all’immaginario massonico e degli illuminati, ai robot e agli alieni) su uno sfondo bianco, spesso accompagnata da effetti sonori onirici che tentano di mettere in tensione l’utente, con un timbro di voce quasi infantile. YouTube ha sicuramente abituato a stranezze di ogni tipo – ma c’era qualcosa nella ripetitività, nella costruzione, nella narrazione dei suoi video che faceva sottintendere ci fosse qualcosa dietro.
E il progetto viene presto svelato: nel 2015 Poppy firma un contratto con la Island Records (di proprietà di Universal) e rilascia prima il suo singolo di debutto, Everybody wants to be Poppy, e un anno dopo il suo primo EP, Bubblebath. Tutto sotto lo pseudonimo di That Poppy.
Dopo aver rilasciato come primo singolo Lowlife – il cui però concetto visuale non viene recepito appieno -, a metà 2016 viene rilasciato il video di Money, che getta le basi per la costruzione dell’identità finale di Poppy. L’estetica del video diventa chiaramente vaporwave, con elementi tratti da un’iconografia parzialmente nipponica e parzialmente virtuale, con un focus sul denaro (non a caso, visto il titolo della canzone) e sugli illuminati. Il video in questione riscuote meno successo di Lowlife ma è il punto di svolta della carriera di Poppy (che intanto continua a caricare video sul suo canale con una cadenza quasi giornaliera): viene notata dal leggendario produttore Diplo, che le fa firmare un contratto con la sua etichetta Mad Decent. A fine 2016 iniziano le registrazioni del nuovo album, e nel maggio 2017 la ragazza annuncia che il suo album di debutto è pronto.
I messaggi di Poppy si fanno quindi ancora più chiari: c’è qualcuno che la sta controllando, qualcuno che la sta facendo agire secondo i suoi interessi, ma questa cosa non sembra darle fastidio – al punto che lei ne parla dichiaratamente. Poppy non esce mai dal personaggio, continuando a mostrarsi come idolo da venerare e da seguire per i suoi fan. E a loro si rivolge nei suoi video giornalieri e nelle canzoni del suo Poppy.Computer, uscito il 6 Ottobre – canzoni che spaziano dall’autocelebrazione (I’m Poppy, My style) alla manifestazione dell’ossessione per il digitale e per lo spettacolo (Let’s make a video, Computer boy, Interweb) passando per i soliti riferimenti nipponici e immancabili richiami al mondo della musica. La cantante – fedele al suo primo pseudonimo “That Poppy” (che potrebbe essere tradotto in italiano come “quel pupazzo”, “quel burattino”) si professa marionetta in mano a un’entità superiore, mostrando come in realtà tutto il progetto sia un avanguardistico sforzo di musica e teatro concettuale che va a denunciare lo star-system contemporaneo mediante una musicalità e dei testi accessibili come quelli che indirettamente critica.