Ispirato e idealista. È Simon Sinek, autore di quattro libri, motivatore e consulente Marketing di origini anglo-americane. Il video del suo discorso “Millennials in the workplace” ha fatto il giro del mondo. Se non l’avete mai visto, cosa aspettate? Il suo fare goliardico vi farà sicuramente scappare qualche risata.
Si tratta di un’analisi attenta che discolpa i giovani del loro essere “pigri, narcisisti, egoisti e difficili da gestire”. Sinek crede nella gioventù, dimostra di conoscere e di lavorare con i così detti Millenialls, che più volte chiama volenterosi e idealisti ma di cui sottolinea le fragilità: “sfortunati” li definisce. Fonti della loro “sfortuna” sarebbero genitori, tecnologia, impazienza e ambiente.
In una società in cui la medaglia viene data anche all’ultimo arrivato e in cui chi arriva primo si sente in colpa nei confronti di chi non ha vinto, il senso del dovere diventa flebile. Se il nucleo famigliare ci abitua a non metterci mai in discussione e a non riconoscere i nostri limiti il crollo della fiducia in sé stessi è inevitabile alla prima delusione.
Vi siete mai chiesti perché ricevere un messaggio sia così piacevole? La risposta viene proprio dalla scienza. Non centra nulla chi ve lo manda, è proprio il messaggio a creare dipendenza. La tecnologia funziona come l’alcol per l’alcolizzato, il fumo per il fumatore ed il gioco d’azzardo per lo scommettitore: aumenta i livelli di dopamina. Come in tutte queste cose non è l’uso a essere dannoso ma l’abuso.
Esiste un momento nella vita in cui i livelli di stress sono altissimi ed è proprio il momento più delicato per la formazione dell’individuo: l’adolescenza. Ebbene nell’adolescenza l’approvazione degli amici è indispensabile, ci permette di ampliare il nostro bagaglio culturale e capire chi siamo. Che succede se in quei momenti l’approvazione la riceviamo non più dall’amico ma dai social media? Non solo le nostre relazioni diventano superficiali ma nei momenti della nostra vita più stressanti cercheremo la risposta nell’effimero e momentaneo piacere che proviene dai social. Per questo, dice Sinek, uno dei problemi dei millennials è la totale assenza di meccanismi di difesa per affrontare lo stress.
Beato Amazon e chi l’ha inventato! Ciò che ci piace è proprio la rapidità con cui entriamo in possesso dell’oggetto del nostro desiderio. La velocità in cui ci muoviamo, l’angoscia che ci viene se non riceviamo la risposta ad un messaggio in qualche minuto, tutto questo è colpa della pazienza che abbiamo perso. La generazione Y è una generazione di impazienti abituata a ricevere gratificazioni istantanee.
Ma quando iniziamo a lavorare? Tutti noi vorremmo avere una carriera lampo ed essere brillanti fin da subito ma la maggior parte delle volte ci vuole costanza per diventare abili e capaci.
E quando ci innamoriamo? L’amore è una questione di tempo, ci vuole pazienza e cura per farlo crescere. Il tempo è ciò che serve perché germogli, la pazienza è ciò che ci vuole perché sia per sempre. Il mondo del lavoro e l’amore sono i limiti della velocità.
La metafora dell’autore è efficace: il giovane si trova ai piedi di una montagna la cui cima è il suo desiderio forte di lasciare un segno, ne vede la cima ma non il percorso.
Altro non ci resta che parlare dell’ambiente ed in particolare quello lavorativo delle aziende, quello dei grandi numeri, dove conta più quanto produci rispetto a chi sei. Sinek gli attribuisce un ruolo fondamentale, ovvero quello di dover raccogliere i cocci di una società e di una famiglia che non sono stati in grado di insegnare ai giovani le abilità sociali e la sicurezza in sé stessi. L’ambiente lavorativo dovrebbe essere in grado di creare momenti di interazione finalizzati allo sviluppo di relazioni e fiducia. Tuttavia non solo non permette al giovane di crescere ma anzi lo espone ad una svalutazione di sé tale da renderlo incapace di affrontare la situazione.
La mancanza di fiducia in sé stessi, l’incapacità di affrontare lo stress e le delusioni, dice, ci espongono a due scenari possibili: nel peggiore dei casi provocano l’aumento dei suicidi, la depressione giovanile e il moltiplicarsi di morti per overdose; nella migliore delle ipotesi invece avremo un mondo di infelici e insoddisfatti dove tutto sembrerà andare solamente “bene”.
Una prospettiva analitica ma al quanto negativa che svaluta quella che è la spinta idealistica dei giovani del nuovo millennio. Conosciutissima per il suo essere connessa alla rete, la società dei Millennials si approccia al mondo in un modo del tutto innovativo, per la prima volta nella storia un’intera fascia d’età è collegata globalmente, condivide interessi e se li scambia, diventa una forza. Che prospettiva può avere un ragazzo che si sente dire che non potrà mai essere felice perché nato “sfortunato”? Ricca di sentimenti freschi e acerbi la generazione Y ha la fortuna di avere davanti a sé un mondo vasto di opportunità come mai prima. La società progredisce grazie al cambiamento, non è possibile che forse oggi non abbiamo giovani “peggiori” ma solamente diversi? Le realtà sociali giovanili e il fermento della cultura sono simbolo che i giovani ancora non hanno smesso di vivere.
Tra imitazioni e risate Simon Sinek conclude il suo discorso con un invito ai suoi spettatori, da cui tutti noi dovremmo lasciarci ispirare: smettete di lasciare il telefono sul tavolo quando uscite a bere con un amico, perché in quel momento gli state dicendo che per voi lui non è abbastanza importante. Mettete giù i cellulari e iniziate a guardarvi attorno! anzi meglio uscire senza cellulari, perché uscire con il telefono in tasca è come uscire con una bottiglia di whiskey per l’ubriaco, non siamo abbastanza forti per farne a meno. Ci stiamo privando di tutti i piccoli momenti in cui la mente è libera di divagare, i momenti delle idee, di osservare, in cui il mondo diventa un quadro meraviglioso da cui prendere spunto. Riprendetevi quei momenti perché sono il momento dell’innovazione, della creatività, della crescita!