“Romeo e Giulietta”, amore e morte a teatro

Romeo e Giulietta è una delle più celebri tragedie Shakespeariane e tutti hanno recitato almeno una volta il verso “o Romeo, Romeo, perche’ sei tu Romeo?”, spesso senza essere nemmeno in grado di terminare la battuta di Giulietta. L’opera è stata composta tra il 1594 e il 1596 ed è stata interpretata da numerosi registi teatrali e cinematografici.

È risaputo che la vicenda inizia con due famiglie in disaccordo e termina con il suicidio dei protagonisti, ma è interessante ripercorrere ciò che porta alla tragica fine dei due amanti. A Verona, nel Basso Medioevo, due benestanti famiglie, i Montecchi e i Capuleti, si scontrano da generazioni. È proprio con uno scontro cittadino che si apre la tragedia; Benvolio, un Montecchi, si ritrova coinvolto suo malgrado mentre tentava di sedare la faida. Interviene il Principe di Verona, il quale placa gli animi dei combattenti e dichiara che, da quel momento in poi, avrebbe condannato a morte chiunque fosse stato scoperto a combattere.

I capifamiglia dei Montecchi, nel frattempo, chiedono a Benvolio di scoprire cosa affligge il loro primogenito Romeo. L’impresa non è difficile: l’adolescente ha il cuore infranto perché la bella Rosalina ha fatto voto di castità e non può ricambiare il suo amore. Benvolio propone dunque a Romeo di introdursi ad una festa dei Capuleti per confrontare Rosalina con altre dame e distrarsi dalle sofferenze d’amore.

Quella sera tuttavia Romeo dimentica Rosalina, innamorandosi perdutamente di Giulietta, primogenita dei Capuleti ma destinata al giovane Paride. Romeo e Giulietta si scambiano un bacio prima di scoprire le rispettive identità, nel frattempo Tebaldo (cugino di Giulietta) riconosce e sorveglia Romeo, ma non può cacciarlo per volere dello zio, che teme per la serenità dei suoi ospiti. Termina qui il primo atto.

Il secondo atto si apre con la celebre scena del balcone. Romeo raggiunge di nascosto il balcone di Giulietta e ascolta la ragazza, che dichiara i propri sentimenti per lui, preoccupata però dell’opposizione delle famiglie. Romeo sceglie allora di mostrarsi e dichiararsi a sua volta. La giovane decide a quel punto di inviare un messaggero all’amato per farsi comunicare dove e quando celebrare il matrimonio. Il giorno seguente Romeo si reca da Frate Lorenzo per convincerlo a celebrare la funzione. Il religioso acconsente, sperando che l’unione dei due giovani possa riappacificare le loro famiglie. Giulietta manda a parlare con Romeo la propria nutrice, a cui il giovane confida il proprio piano: l’amata dovrà recarsi da Frate Lorenzo per la confessione, dopodiché egli stesso la raggiungerà nelle sue stanze – mediante una scala data in custodia alla balia – e si celebrerà il matrimonio.

L’inizio del terzo atto prevede che Tebaldo vada in cerca di Romeo per sfidarlo a duello, ma il giovane non vuole scontrarsi in quanto ormai è sposato con Giulietta, e quindi suo parente. Mercuzio avanza per difenderlo ma resta ucciso, così Romeo si vendica trafiggendo Tebaldo. I Capuleti chiedono al Principe la condanna a morte di Romeo, ma siccome Mercuzio era parente del sovrano e Romeo ha agito per vendicare un amico, viene semplicemente emessa una sentenza di esilio e entrambe le famiglie vengono multate. Giuliettà è disperata per la morte del parente Tebaldo e per la condanna del marito, la nutrice tuttavia la rassicura dicendole che Romeo è nascosto da Frate Lorenzo e le promette che potrà andare a trovarlo. Romeo e Giulietta dormono insieme, ma al mattino seguente il giovane Montecchi deve partire per Mantova. Nel frattempo i Capuleti organizzano il matrimonio tra Giulietta e Paride; la ragazza inizialmente si rifiuta e il padre minaccia di diseredarla; poi scoprendo che la nutrice non è più sua segreta alleata e che la madre sta progettando di vendicarsi di Romeo è costretta ad acconsentire.

Nel quinto atto Giulietta esegue l’astuto piano di Frate Lorenzo per ricongiungersi a Romeo: la fanciulla beve un filtro che la fa giacere come morta e viene seppellita nella tomba dei Capuleti; al suo risveglio potrà riabbracciare Romeo. Frate Lorenzo invia Frate Giovanni da Romeo per avvisarlo dello stratagemma.

Un terribile ostacolo impedisce a Frate Giovanni di recapitare il messaggio: la città di Mantova è in quarantena per un’epidemia di peste e nessuno può accedervi. Dopo aver appreso del funerale di Giulietta dal servo Baldassarre, Romeo acquista del veleno e, dopo aver raccontato tutta la storia al padre in una lettera, parte per Verona per suicidarsi accanto al corpo di Giulietta. Giunto al sepolcro, romeo si scontra con Paride, che ha stava portando dei fiori sulla tomba della promessa sposa, e lo uccide.Romeo beve il veleno e si suicida sul corpo di Giulietta. Frate Lorenzo giunge sulla scena e, vedendo che Giulietta sta per svegliarsi, cerca di convincerla a fuggire, ma la giovane vede il corpo di Romeo e, dopo averlo baciato nella speranza di morire avvelenata, si trafigge con il pugnale dello sposo.

Giungono i genitori degli sposi e il Principe, cui Frate Lorenzo rivela il matrimonio segreto; commosse e addolorate, le due famiglie si riappacificano e decidono di seppellire insieme i due innamorati.

Nel 1597 fu pubblicato un volumetto, privo di indicazioni relative all’autore e all’editore, contenente la tragedia. Si tratta di un’edizione abusiva, nata da una ricostruzione mnemonica di una rappresentazione teatrale, colma di omissioni, aggiunte e manipolazioni (specie di riassunti e parafrasi) e pertanto dotata di scarso valore testuale. Le numerose didascalie relative ai movimenti di scena sono invece una preziosa testimonianza per quanto riguarda la storia del teatro. Nel 1599 fu pubblicata invece una seconda edizione, priva di una divisione in scene e colma di errori, ma che, nonostante ciò, rappresenta la versione più autorevole di Romeo e Giulietta.

Una tragica vicenda di amanti compare già nella letteratura classica nei testi di Senofonte e nelle Metamorfosi di Ovidio, in cui i protagonisti si chiamano Piramo e Tisbe. Nel Novellino di Masuccio Salernitano viene narrata la storia di Giannozza e Mariotto da Siena, che Luigi da Porto sessant’anni più tardi riscrive come Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti, trasferendo la vicenda a Verona e battezzando i due amanti Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti. I cognomi dei due personaggi ricompaiono nel canto VI del Purgatorio di Dante, dove appartengono a due famiglie rivali, una guelfa e una ghibellina. Nel 1542 uscì un adattamento francese di Adrien Sévin, pubblicato successivamente a Venezia, poi ripreso dal Bandello nelle Novelle. Shakespeare non lesse tali opere, lesse solamente le due traduzioni inglesi dell’opera di Boaistuau, un poemetto di Arthur Brooke su Romeo e Giulietta e un racconto di William Painter. Nonostante il tema fosse molto popolare, solo Shakespeare riuscì a rendere la vicenda di Romeo e Giulietta un vero e proprio mito.

Shakespeare piegò il materiale narrativo del poema alle esigenze della comunicazione teatrale, operando su di esso con una tecnica già collaudata nei primi drammi storici: la vicenda, che nel poema copre un periodo di nove mesi, nella tragedia viene concentrata in soli cinque giorni, in un incalzare di avvenimenti che non offrono respiro ai protagonisti e che danno allo spettatore l’impressione che sia in atto un meccanismo fatale, che impedisce ogni possibilità di controllare il destino. Tale scelta di gestione della cronologia ha comportato alcune modifiche: Tebaldo compare sin dalla prima scena, e Paride compare sin dalla seconda. Nell’opera teatrale assume un rilievo maggiore la dimensione pubblica e politica della rivalità tra le due famiglie (sin dalla prima scena assistiamo allo scontro, prima comico e poi drammatico, tra le due fazioni rivali) e viene attribuito ampio spazio ai personaggi della nutrice e di Mercuzio.

L’opera si esprime in diversi registri, passando dal più rozzo al più raffinato e lirico. Tratta un amore limpido e puro, dalle tinte neoplatoniche, in cui il rapporto carnale passa in secondo piano (i due amanti giacciono insieme una sola volta).

Le faide cittadine evocano le lotte, dettate soprattutto da motivi religiosi, che animavano le strade ai tempi di Shakespeare e il personaggio del Principe ricorda Macchiavelli e in generale il machiavellismo diffuso in Inghilterra all’epoca del Bardo.

 

FONTI                                                         CREDITS   

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Romeo e Giulietta

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