Il Pedibus è un bel progetto di mobilità sostenibile: non è nient’altro che un modo per permettere ai ragazzi di raggiungere la scuola in sicurezza camminando per la città. L’ “autobus che va piedi” viene realizzato grazie a dei volontari che si offrono di accompagnare i bambini. Le guide, responsabili dei ragazzi, seguono un percorso predefinito con tanto di “fermate” , ovvero i punti di ritrovo per i partecipanti, e insieme portano i piccoli al proprio istituto in tempo per l’inizio delle lezioni.
Grazie allo “scuolabus a piedi” i genitori possono contare su un “mezzo di trasporto” che non subisce ritardi, totalmente gratuito e sicuro. I bambini del gruppo indossano dei segni di riconoscimento come, ad esempio, dei giubbotti rifrangenti e sono spesso uniti da una lunga fune comune che devono tenere in una mano per tutto il tragitto. Questi e altri escamotage, uniti all’occhio vigile dei volontari, garantiscono una totale affidabilità. Il percorso educativo e salutare del Pedibus, inoltre, non aiuta solo le famiglie ma anche le città, in quanto contribuisce a ridurre il traffico e a diminuire le emissioni di smog.
Una bellissima iniziativa dunque, che però nella cittadina di Omegna, sul Lago d’Orta in Piemonte, ha rischiato di scomparire. In risposta all’appello dell’associazione della città per l’avvio del Pedibus di quest’anno, il numero solitamente alto dei pensionati aderenti si è ridotto ad un uno solo, quello di un veterano del servizio che viene soprannominato da tutti i bambini “Nonno Pedibus”.
Fortunatamente in soccorso del Pedibus sono arrivati i richiedenti africani ospiti di un ex albergo oggi gestito dalla cooperativa Azzurra. Il gruppo che si è reso disponibile, con Nonno Pedibus come caposquadra il cui vero nome è Francesco Qualtieri, ha salvato il progetto. Tutte le mattine le i volontari stranieri controllano i piccoli e li portano all’istituto comprensivo Beltrami. La responsabile dell’associazione di quartiere, Alessandra Cuoretti, evidenzia la generosità di questi profughi e sinceramente li ringrazia per essere la linfa vitale del Pedibus.
Anche ad Arcore l’associazione Genitori Attivi, insieme alla giunta di centrosinistra, ha pensato di coinvolgere i migranti nel progetto Pedibus, dando ai profughi un ruolo di supporto per i volontari durante il percorso quotidiano per la città. Questo ha suscitato anche delle polemiche, soprattutto da parte degli esponenti della Lega Nord, i quali hanno chiesto al comune di accertare che i migranti non abbiano commesso reati penali in Italia o all’esterno prima di ammetterli all’iniziativa sociale. A questo proposito sono poi apparsi per la città dei manifesti riportanti la frase: “A scuola con uno sconosciuto? No, grazie”. In risposta anche il PD cittadino ha affisso dei manifesti, che replicano: “Tutti i bambini del mondo giocano, studiano, mangiano e vivono assieme, non conoscono il significato di diverso, sconosciuto, straniero”.
Il Papa ha più volte ribadito che non basta semplicemente “ricevere” un migrante ma è necessario integrarlo. Per far sì che uno straniero si senta parte della comunità bisogna innanzitutto avere un sincero desiderio di accoglienza, e poi attuare una serie di concrete azioni di inserimento, prime fra tutte insegnare la lingua e dare un lavoro, per permettere loro di svolgere una funzione all’interno della società in cui entreranno a fare parte. Comunicare e interagire sono le parole chiave e proposte socialmente utili, come quella del Pedibus, sono ideali per permettere agli stranieri di non sentirsi un peso, di non soffrire l’emarginazione ma di legare con la nuova realtà e farsi conoscere, aiutando a migliorare il contesto che li accoglie.