Nelle due tele, entrambe dedicate dal Perugino e da Raffaello allo Sposalizio della Vergine, conservate l’una al Musée des Beaux-Arts di Caen, l’altra alla Pinacoteca di Brera di Milano, una prospettiva non analitica e sicuramente superficiale coglie più similitudini di quante ne autorizzi una lettura attenta alle diverse personalità dei due artisti. Sicuramente l’opera di Raffaello, nella tela in questione, risente dell’influenza del Perugino, del quale è stato allievo ed al quale è stato probabilmente accanto proprio nella realizzazione dello Sposalizio.
Nel caso del Perugino (al secolo Piero Vannucci), dapprima apprendista nella bottega del Verrocchio a Firenze dove entra in contatto con l’opera di Botticelli, Leonardo e Piero della Francesca e successivamente invitato da Sisto IV a contribuire alla realizzazione degli affreschi del registro mediano della Cappella Sistina, la tela dello Sposalizio risale agli anni compresi tra il 1501 e il 1504. Posto su una immaginaria linea orizzontale ed esattamente in corrispondenza della porta del tempio che si erge sullo sfondo, un sacerdote celebra il matrimonio tra Maria, a destra nel dipinto, accompagnata da un corteo di giovani donne, e Giuseppe, a sinistra, in posizione avanzata rispetto agli altri uomini.
Dietro di lui uno di questi è intento a spezzare con rabbia un bastone che, secondo i Vangeli apocrifi, sarebbe stato dato a tutti i pretendenti della donna, ma sarebbe fiorito solo al futuro sposo. La struttura dei gruppi di persone, rappresentati in una posa statica, è simmetrica e bilanciata, resa evidente dallo stesso numero di uomini e donne e dai due personaggi posti di spalle agli estremi della tela. Il pavimento, reso in prospettiva a riquadri, conduce ad un tempio (che allude al Tempio di Gerusalemme) riconducibile ai canoni dell’architettura rinascimentale dettati dai trattati di Leon Battista Alberti: il tempio, posto su una scalinata e decorato con archi e cupole, è a pianta ottagonale, con la porta d’ingresso nel centro del quadro, affiancata da finti archi.
Lo Sposalizio di Raffaello ritrae lo stesso momento, ma i due sposi e i relativi gruppi sono posti in maniera speculare: a destra c’è Giuseppe, parzialmente affiancato dall’uomo che spezza il ramo, unico personaggio a mostrare un atteggiamento meno composto, e a sinistra Maria e le donne. I personaggi non sono allineati e non formano blocchi compatti, ma i corpi, rappresentati in maniera plastica, danno maggior naturalezza alla composizione. Il punto di fuga, qui, si alza e questo permette di immedesimarsi nell’opera e di osservare dall’alto la scena. Le scale del tempio sono più alte e questo dà al tempio uno slancio maggiore rispetto a quello dipinto dal Perugino. Qui l’edificio ha una pianta a sedici lati che lo armonizza rendendolo quasi circolare e diventando l’elemento principale della tela anche grazie ai riquadri del pavimento che, combaciando con i lati della scalinata, sembrano disposti a raggiera.
Possiamo, dunque, concludere con le parole del Vasari che, nelle Vite, scrive di Raffaello:
“Fece in una tavoletta lo Sposalizio di Nostra Donna, nel quale espressamente si conosce l’augumento della virtù di Raffaello venire con finezza assotigliando e passando la maniera di Pietro”.
Fonti: http://www.storiadellarte.com/biografie/perugino/vitaperugino.htm; http://www.storiadellarte.com/biografie/raffaello/raffaello.htm; http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/sposalizio-della-vergine-a-brera-raffaello-e-perugino-a-confronto; http://www.artslife.com/2016/03/26/sposalizi-a-confronto-raffaello-e-perugino-alla-pinacoteca-di-brera/; https://it.wikisource.org/wiki/Le_vite_de%27_pi%C3%B9_eccellenti_pittori,_scultori_e_architettori_(1568)/Raffaello_d%27Urbino
Foto: copertina