Nel marzo 2017 una emittente televisiva norvegese, NRK, ha preso una decisione volta a migliorare la qualità dei commenti sotto la propria pagina. Tutti gli utenti che vogliono scrivere la propria opinione o il proprio pensiero riguardo ad un articolo, devono prima svolgere un breve questionario a risposta multipla, che ha lo scopo di verificare se effettivamente il contenuto sia stato compreso, o, almeno, se l’articolo sia stato letto per intero.
Il popolo di internet, in cui ciascuno si crede sempre meglio del prossimo, ha accolto la notizia con entusiasmo: un’idea rivoluzionaria che, se applicata su larga scala, finalmente può liberare il web dagli stupidi, dagli ignoranti e dagli analfabeti funzionali. Appellativi che -neanche a dirlo- sono sempre riservati ad altri.
A sei mesi dall’inizio di questo esperimento non ci è ancora possibile estrapolare dei dati affidabili. I risultati dei sondaggi sono stati resi pubblici dalla NRK, ma si crede che l’altissima percentuale di risposte errate rilevata sia dovuta all’altrettanto alta percentuale di stranieri che ha eseguito il test (disponibile solo in norvegese) solo per gioco, “per provare”, senza neanche capire il senso delle frasi.
Mentre aspettiamo che il tempo ci fornisca risposte più attendibili riguardo all’efficacia di questo metodo “anti-stupidità”, è il caso di fermarsi un attimo e riflettere su quello che sta diventando l’informazione al giorno d’oggi. Il web è stato di per sé una svolta eccezionale nel campo della circolazione delle notizie: news a portata di click, provenienti dalle fonti più disparate, fruibili gratuitamente a casa propria in qualsiasi momento. Internet incarna pienamente quel modello di pluralismo informativo previsto dalla nostra Costituzione. Ma siamo veramente in grado di gestire questo strumento? Un’inchiesta di Forbes ha rivelato che il 59% degli articoli condivisi sui social network non vengono nemmeno letti dall’utente che li pubblica: ci si limita al titolo.
L’informazione non è più conoscenza del mondo. L’informazione diventa in questo modo uno strumento per mettere ancora una volta il proprio “io” al centro del mondo. È importante che io scriva un commento per far sapere la mia opinione, anche se forse l’articolo non l’ho capito bene. È importante che io condivida l’articolo e che gli altri possano leggere il mio giudizio, indipendentemente dalla mia conoscenza sull’argomento. È importante che io mostri la mia indignazione davanti a certi avvenimenti, per convincermi che comunque, alla fine, io sono meglio degli altri.
FONTI: www.tpi.it, www.tpi.it, www.forbes.com
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