Lo scorso 29 settembre è stata inaugurata una delle mostre-evento dell’anno. Si tratta di “Dentro Caravaggio”, al Palazzo Reale di Milano, visitabile fino al 28 gennaio 2018.
Dopo la celebre personale del 1951 organizzata da Roberto Longhi, lo storico che ha consacrato la figura di Caravaggio alla Storia e alla Storia dell’Arte, Palazzo Reale torna ad ospitare un’importante monografica sull’artista lombardo.
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, nasce il 29 settembre 1571 a Milano.
Si sposta nel 1577 con la famiglia nel borgo lombardo di Caravaggio, di cui erano originari i genitori Fermo Merisi e Lucia Aratori, per sfuggire alla cosiddetta “peste di San Carlo”.
Fa ritorno a Milano quando ha tredici anni ed entra nella bottega di Simone Peterzano, dove rimane quattro anni, dal 1584 al 1588.
Siamo sul finire del Cinquecento, sul concludersi del Manierismo, del quale Caravaggio recepisce gli insegnamenti ma non li accetta. Fin dalle primissime opere lombarde infatti si notano un rifiuto della maniera e una tendenza verso il naturalismo, riconducibile agli artisti del Cinquecento attivi in Lombardia che Caravaggio vede nei suoi primi anni: Lorenzo Lotto, Moretto, Giovan Battista Moroni, Savoldo, i fratelli Campi e lo stesso Peterzano.
Nel 1592 si sposta a Roma, alla ricerca di un clima artistico più stimolante. Qui passa nelle botteghe di vari artisti, per finire poi sotto la protezione del cardinal Francesco Maria Del Monte, figura di fondamentale importanza per lo sviluppo della sua carriera artistica.
Grazie al cardinale ottiene nel 1599 la commissione più importante del suo soggiorno romano: la realizzazione di tre tele per la cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.
Il committente richiede tre episodi della vita di San Matteo e in meno di due anni Caravaggio realizza la Vocazione del santo e il Martirio del santo.
Queste due tele sono fondamentali e fanno da spartiacque nell’intera produzione del maestro.
Prima di questo momento, infatti, l’artista utilizzava luci chiare, poco contrastate. Le scene erano poco popolate, e generalmente poco drammatiche. Anche la tecnica pittorica cambia: al disegno preparatorio si vanno a sostituire delle incisioni funzionali fatte con uno strumento appuntito, forse il retro del pennello.
Con le tele Contarelli le opere di Caravaggio acquistano quella drammaticità e quelle luci fortemente contrastate che contraddistinguono la sua arte più matura.
La vita del pittore viene sconvolta nel maggio 1606 quando, durante una partita a pallacorda svoltasi presso il Campo Marzio, ferisce a morte Ranuccio Tomassoni. Caravaggio viene immediatamente dichiarato colpevole di omicidio, dunque condannato a morte: chiunque se lo fosse trovato davanti avrebbe potuto ucciderlo senza avere problemi con la legge.
Inizia qui la lunga fuga che terminerà soltanto con la sua morte, avvenuta nel 1610 sulle spiagge di Port’Ercole.
Oggi la figura di Caravaggio è nota al grande pubblico grazie alla grande attrazione che la sua pittura scatena nello spettatore moderno, ma anche grazie alla sua figura di eroe romantico, con una vita avventurosa costellata di amanti, carceri, un omicidio, duelli con la spada e una fuga disperata conclusasi con la morte.
“Dentro Caravaggio” porta a Palazzo Reale venti opere dell’artista, per la prima volta esposte insieme, oltre ad alcuni libri, contratti e un autografo su un documento (una curiosità interessante dato che l’artista ha firmato soltanto un’opera in tutta la vita).
Le tele esposte ripercorrono la vita di Merisi, accompagnando il visitatore in un viaggio volto a mettere in luce le modificazioni della sua tecnica pittorica.
È proprio questa la grande novità della mostra: ad affiancare le tele sono presenti dei pannelli multimediali esplicativi che mostrano opera dopo opera la tecnica utilizzata dall’artista, il tipo di preparazione scelto per la tela, la presenza o l’assenza del disegno preparatorio, il tipo di tela utilizzato, e le modifiche, le correzioni e i ripensamenti apportati in corso d’opera. Tutto questo mira a mostrare al grande pubblico il lavoro che l’artista ha svolto per arrivare al lavoro finale, ma anche per mostrare le indagini fatte dagli esperti su ogni opera, tramite le cosiddette tecniche di diagnostica artistica: raggi X, radiazioni ad infrarossi e ultraviolette, indagini chimiche per i pigmenti e i supporti utilizzati.
Le tele esposte provengono da musei sia italiani sia internazionali: la mostra è quindi un’ottima opportunità per ogni curioso e appassionato per arricchire il proprio repertorio visivo.
L’esposizione si sviluppa in tredici sale, iniziando con le opere giovanili e concludendosi con quelle maltesi. È divisa in tre macro-sezioni: una precedente le tele Contarelli (fino al 1599), una che segue queste tele (1602-1605), e un’ultima sezione per le opere realizzate dopo la fuga da Roma (1606-1610).
Il percorso si apre con Giuditta e Oloferne (1592-94), proveniente dal Palazzo Barberini di Roma, e prosegue con la seconda sala dove vengono presentate la Riposo durante la fuga in Egitto (1595-96) ancora legata alla pittura naturalistica lombarda, e la Maddalena penitente (1594-95) realizzate a Roma. La modella per le due tele è la medesima, una prostituta probabilmente amante del pittore.
In queste prime opere Caravaggio utilizza delle pennellate scure per realizzare il disegno preparatorio, sfatando quindi il mito del pittore che dipingeva direttamente senza disegnare, e la preparazione della tela è bianca. Proprio da questo deriva quel colore spento, quasi grigiastro che contraddistingue le prime opere (come la già menzionata Fuga in Egitto).
Successivamente l’artista inizia a fare uso di una preparazione scura, con un disegno preparatorio dalle pennellate chiare. La preparazione è visibile nella maggior parte delle tele grazie ai cosiddetti “bordi a risparmio”. Si tratta di quei bordi visibili tra una figura e l’altra, o tra la figura e lo sfondo, che l’artista non copre con il colore, ma lascia del colore della preparazione sottostante. È questo il caso di opere come Marta e Maria Maddalena (1598), Ragazzo morso dal ramarro (1595-96), e il Sacrificio d’Isacco (1598), tutte esposte in mostra.
Con l’avanzare degli anni, Caravaggio utilizza meno il disegno e sfrutta invece le incisioni, realizzate con uno strumento appuntito o direttamente con il retro del pennello.
Le radiografie hanno individuato innumerevoli incisioni in moltissime opere della maturità, ed è interessante osservare come in alcuni casi gli bastassero solo un paio di linee per creare un intero quadro, mentre in altri si è avvalso di più tratti.
Nei dipinti successi alla fuga da Roma (1606), dunque nell’ultima sezione della mostra, le incisioni si fanno più rare, perché l’artista è costantemente in pericolo e in viaggio, privato del tempo necessario per lavorare con calma. Dal 1606 al 1610, Caravaggio dipinge senza sosta nonostante sia braccato, e le sue tele testimoniano questa situazione disperata: ci sono poche incisioni e poco disegno preparatorio, viene addirittura utilizzato poco colore per dipingere, spesso le zone in ombra sono lasciate esposte così che sia la preparazione a darne il colore scuro.
Un ottimo esempio è l’opera che chiude l’esposizione, nonché l’ultima tela realizzata dall’artista: il Martirio di Sant’Orsola (1610), in cui sono presenti alcune zone prive di pittura, a testimonianza della rapidità con cui è stata probabilmente realizzata e portata a termine.
“Dentro Caravaggio” è sicuramente una mostra da visitare per chiunque ne abbia la possibilità. È visitabile tutti i lunedì dalle 14:30 alle 22:30, giovedì, venerdì e sabato dalle 9:30 alle 22:30, e martedì, mercoledì e domenica dalle 9:30 alle 20:00.
Il costo del biglietto intero è di 13€, 11€ per quello ridotto (studenti universitari e over 65) e 6€ per i gruppi, con audioguida compresa per tutti.
Credits:
- Fonti:
http://www.palazzorealemilano.it/wps/portal/luogo/palazzoreale/mostre/inCorso/Dentro_Caravaggio
- Foto: copertina