Nella seconda parte dell’analisi riguardante l’interpretazione di diversi personaggi letterari nella discografia di Francesco Guccini, verranno prese in considerazione due opere molto conosciute (qui è possibile leggere l’articolo precedente). Una di queste è addirittura considerata da molti studiosi una delle opere alla base del romanzo moderno. Le due opere in questione sono il Don Chisciotte della Mancia e I viaggi di Gulliver, dei cui protagonisti Guccini si occupa in due brani, rispettivamente Don Chisciotte e Gulliver.
Don Chisciotte è una canzone dell’album Stagioni (pubblicato nell’anno 2000). La paternità del brano non è del solo Guccini, ma anche di Giuseppe Dati e Goffredo Orlandi. Una peculiarità di questa canzone, oltre alla melodia avvincente e incalzante, è che non è solo Guccini-Don Chisciotte a cantare. Al suo fianco canta anche Sancho Panza, al quale dà voce il chitarrista storico di Guccini, Juan Carlos Biondini, conosciuto come Flaco. C’è però un curioso retroscena riguardante l’assegnazione della parte:
In un primo momento Fantini, il mio manager, aveva pensato di chiedere a Lucio Dalla di cantare la parte di Sancho […] ma forse la faccenda si sarebbe complicata troppo e alla fine la parte toccò a Flaco.
Don Chisciotte della Mancia è un caposaldo della letteratura, opera dello spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra. Risale al Seicento, ma i suoi personaggi sono talmente ben delineati da poter essere attualizzati. Questo è ciò che ha fatto Guccini, trasportando Don Chisciotte e Sancho Panza sulla scena odierna. Il primo è un sognatore speranzoso in un futuro brillante, il secondo un materialista. Tuttavia, Sancho rimane sempre fedele a Don Chisciotte durante tutte le sue peripezie e avventure.
Don Chisciotte è un cavaliere errante e dedica le sue imprese a una donna, Dulcinea del Toboso, una contadina. Ciò che lo muove a diventare un cavaliere sono le sue letture:
Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti.
La Spagna in cui egli si trova, però, non è nobile come se la aspetta. Guccini, nella parte di Don Chisciotte, riferisce fin dalla prima strofa i suoi sentimenti in merito:
Nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia
Ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia
Proprio per questo, Sancho, c’è bisogno soprattutto
di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto.
Dopo questa apostrofe a Sancho Panza, Don Chisciotte lo invita a seguirlo nelle sue imprese come scudiero e in cambio gli promette un castello. L’altro compagno di questo viaggio sarà Ronzinante, che è appunto il ronzino del cavaliere.
La prima risposta di Sancho Panza a questo invito è un’accusa verso Don Chisciotte. Sancho lo reputa un folle, di lui dice:
E’ un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Poco prima informa l’ascoltatore che Don Chisciotte si sbaglia anche su Dulcinea del Toboso: l’ha scambiata per una principessa, ma in realtà fa la prostituta in una locanda a ore. Un’altra impresa riportata da Sancho è lo scontro del cavaliere con i mulini a vento. È uno dei tanti errori di calcolo di Don Chisciotte.
Poco dopo, sempre con tono ironico, Sancho riporta l’impresa di Don Chisciotte contro le pecore. Ci dice che
Le ha attaccate come fossero un esercito di Mori.
Tutti questi sbagli grossolani del cavaliere sono dovuti a una visione alterata della realtà. Come nell’opera letteraria, però, Sancho non si limita a riportare le bizzarrie del suo cavaliere, ma spesso lo appoggia. Dopo aver posto a Don Chisciotte la problematicità del combattere contro il “capitale” e il “potere” in solitudine, in un mondo ormai corrotto – soprattutto in questa parte avviene l’attualizzazione dell’opera da parte di Guccini – si fa da lui convincere a perseverare nell’impresa.
La canzone si conclude con l’armonia tra i due personaggi, decisi a lottare insieme per “riportare la giustizia”:
Il “potere” è l’immondizia della storia degli umani
E anche se siamo soltanto due romantici rottami
Sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte
Siamo i “grandi della Mancha”: Sancho Panza e Don Chisciotte!
Gulliver è un brano del 1983 appartenente all’album Guccini. In merito a questo album e al brano Gulliver, Francesco Guccini dice:
Il disco Guccini è in fondo, quasi tutto, un viaggio non fatto. […] E Gulliver è quindi anche la storia dell’impossibilità di viaggiare.
Con questo vuole dire che gli unici veri viaggiatori sono quelli che stanno via degli anni, altrimenti si rimane turisti e non si riesce a trasmettere le proprie avventure nel modo corretto. Questo è ciò che succede a Gulliver, “la gente non riesce a seguirlo, crede si tratti di fantasie”.
I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift è un romanzo del 1726, che con metafore e figure fantastiche vuole proporre una critica alla società del tempo. Guccini ci presenta un Gulliver che ripensa al suo passato e ai suoi viaggi. Di questo “parlava coi nipoti”. Quando le persone per strada gli chiedono di raccontare le sue opere, questo era lo stato d’animo di Gulliver:
Sentiva la balbuzie intellettuale e l’afasia
di chi gli domandava per capire.
Tra le imprese straordinarie di questo personaggio c’è l’incontro con giganti e nani, nonché con gli Houyhnhnms, i cavalli sapienti. Le persone con cui parla non possono credere alle sue storie e le attribuiscono solo alla sua fantasia. Di questo Gulliver soffre, come risulta chiaro dall’ultima parte del brano:
Sentiva la crudele solitudine del nano
nell’universo quasi esagerato
Due facce di medaglie che gli urlavano in mente:
“Da tempo e mare […] non s’impara niente”.
- Wikipedia
- angolotesti
- francescoguccini
- F. Guccini, Ma se io avessi previsto tutto questo – Gli amici, la strada, le canzoni, Universal Music Italia srl 2015