*Possibili spoilers*
Quando ho visto questo mezzo capolavoro al cinema ho notato che, dietro la patina di una fitta trama ricca di sentimenti e suspense, si celava qualcosa di molto più remoto e profondo.
Il film è pervaso da almeno cinque richiami al mondo del cinema e della letteratura, specialmente quella classica. Ma andiamo con ordine.
Il tema fondamentale di “Passengers” è ovviamente quello del viaggio: l’uomo abbandona la sua casa per esplorare nuovi mondi e affronta un percorso solitario nell’ignoto, mettendo a rischio sé stesso e i suoi valori. “L’uomo” in questione è ovviamente Jim (Chris Pratt), il protagonista maschile che, risvegliatosi precocemente dall’ipersonno, si rende ben presto conto che nessuno dei suoi compagni di viaggio è sveglio a sua volta; si ritrova così da solo, in una nave che si estende per un chilometro e mezzo, in balìa di sé stesso e della tecnologia che lo circonda.
Il tema del “viaggio senza fine” è comparso in innumerevoli opere letterarie, in primis in Robinson Crusoe di Daniel Defoe e in altre opere come No Man Is An Island di John Donne.
La scena a mio parere più sorprendente e più eclatante della pellicola si verifica quando Jim, vagando per la nave deserta, raggiunge il bar, trovando al bancone un barista-robot. Che piaccia o no, è un diretto e volontario richiamo del regista al celebre monologo di Jack Nicholson in “The Shining”, quando parla al fantasma dell’angolo bar. Inizialmente non ci volevo credere, ma accostando le immagini dei due film, vi sono pochi dubbi.
Lo stesso direttore artistico Morten Tyldum ha confermato questa teoria in un articolo, parlando di vari aspetti della scena e di come sia stata preparata.
Un altro topic affrontato dal film è quello delle favole classiche ed in particolare quella di Aurora, la Bella Addormentata dei Fratelli Grimm; non è chiaramente un caso che la protagonista femminile (Jennifer Lawrence) si chiami proprio Aurora e che sia proprio lei, addormentata nella crio-capsula, ad essere risvegliata da un misterioso principe azzurro. In entrambi i casi, le due coppie rimangono legate da un vincolo obbligato.
Ovviamente non vedrete draghi o streghe cattive in questo film, sarà piuttosto presente un segreto che rischia di sconvolgere entrambi i personaggi.
Il più evidente richiamo presente nella trama è quello della Creazione di Adamo ed Eva. Analizziamo lo scenario, con i relativi richiami: un viaggio per colonizzare lo spazio (la Creazione), solo due persone realmente “coscienti” (Adamo ed Eva), un luogo remoto in cui trascorrere tutta la propria vita (Il Giardino dell’Eden), una menzogna capace di ribaltare tutto (il Serpente?). Se vogliamo aggiungere un ulteriore elemento a supporto di questa tesi, circa a metà del film Jim decide di piantare un albero preso dalla sezione Idroponiche della nave, in mezzo all’atrio principale della Homestead. Nel corso degli ottant’anni del viaggio, grazie anche all’impegno dei due spazionauti svegli, il salone viene letteralmente riempito di piante e piccoli animali; una vera e propria nuova vita che richiama appunto il Giardino dell’Eden.
Volendo andare ancora più a fondo, ci sarebbero almeno altri due o tre elementi di richiamo, che però risulterebbero troppo deboli per essere analizzati con precisione, oltre ad essere legati ad una visione soggettiva di determinati argomenti. Sta di fatto che Passengers è nato non solo per regalarci una storia d’amore ai limiti della fantascienza, ma anche per “rinfrescarci” la memoria su alcune tematiche classiche della nostra cultura e richiamare il genio di alcuni maestri come Stanley Kubrick.
Fonti: visione diretta, commento personale
Immagini: The Playlist, collage di immagini da Passengers e The Shining