Il progetto Erasmus, acronimo di “European Region Action Scheme for the Mobility of University Students” ormai non è più un ragazzino: il 24 febbraio ha compiuto trent’anni e il suo compleanno è stato festeggiato con l’uscita di una nuova App: “Erasmus Plus”. L’App consente di seguire in tempo reale lo sviluppo delle pratiche burocratiche prima, durante e dopo il soggiorno all’estero, inoltre permette di ricevere e firmare online le convenzioni di studio con le università di origine e di accoglienza. Su “Erasmus Plus” non manca poi un’area forum in cui i viaggiatori possono confrontarsi, scambiandosi esperienze e consigli, e infine una sezione per migliorare le proprie competenze linguistiche tramite un tutoraggio interattivo.
Forse non tutti sanno che il progetto deve il suo nome all’umanista olandese Erasmo da Rotterdam, il quale ha compiuto numerosi viaggi in tutta Europa e, probabilmente, ancor meno sanno che Mamma Erasmus è tutta italiana: si tratta di Sofia Corradi, una pedagogista, attualmente 83enne professoressa in pensione. Oggi Sofia Corradi racconta come non avrebbe mai immaginato che l’Erasmus sarebbe diventato una realtà così importante ma che il suo sogno era di democratizzare l’esperienza di studio all’estero, visto che fino a quel momento era una possibilità accessibile solo per coloro che provenivano da famiglie benestanti e, inoltre, il suo desiderio era di dare un significativo messaggio di pace in un clima di Guerra Fredda.
Tutto comincia infatti nel 1957, l’Europa era divisa in due blocchi e ancora esisteva il muro di Berlino. Sofia, a tre esami dalla laurea in legge, decise di fare un anno di studio presso la Graduate School of Law della Columbia University. Una volta tornata in Italia, tuttavia, i suoi esami equivalenti non furono riconosciuti e le sue richieste duramente respinte. Da questa ingiustizia cominciò a germogliare l’idea Erasmus finché, nel 1969, la propose alla Conferenza dei Rettori delle università italiane. L’accoglienza fu pessima ma questo non scoraggiò Sofia . Nel 1986 ottenne l’appoggio dell’umanista francese Francois Mitterand e finalmente, il 24 febbraio 1987, nacque ufficialmente il progetto Erasmus.
Da allora sono stati 3,5 milioni gli studenti partiti, le destinazioni sono innumerevoli e gli studenti italiani sono tra i più mobili in Europa, contribuendo per il 10% a questo risultato, preceduti solamente da Germania, Spagna e Francia.
Petra Kammerevert, presidente della Commissione cultura dell’Europarlamento, ha chiesto uno stanziamento di 30 miliardi nel prossimo periodo di programmazione finanziaria per consentire a tutti l’opportunità di arricchire la propria formazione all’estero e, secondo il presidente Jean-Claude Junker, “Ogni singolo euro è investimento nel futuro dei giovani e del nostro ideale europeo”.
Le statistiche di queste tre decadi mostrano che il 51% degli italiani ha ricevuto un’offerta di lavoro dall’impresa europea in cui ha sostenuto l’apprendistato e che, in Italia, il 32% degli studenti con tirocinio Erasmus è intenzionato ad avviare una start-up mentre il 9% l’ha già realizzata.
Erasmus non significa solamente borsa di studio per sostenere esami all’estero che vengano riconosciuti nel paese di origine ma è un’esperienza totalizzante che davvero concorre alla formazione non solo professionale ma anzi, soprattutto umana, di chi la vive. Parlare un’altra lingua, adattarsi a ritmi e costumi diversi, conoscere e stringere legami sinceri con persone di tutto il mondo apre la mente, permea la propria cultura.
Per moltissimi si tratta di una delle esperienze più ricche e belle mai fatte, abbiamo chiesto qualche commento: Andrea Presente, studente di Scienze Umanistiche della Comunicazione alla Statale di Milano, ha definito i suoi sei mesi a Barcellona unici, divertenti e indimenticabili: “Un’esperienza fantastica che mi ha dato l’opportunità di conoscere un nuovo paese, una nuova cultura e un nuovo stile di vita. L’Erasmus ti apre la mente e dà la possibilità di conoscere tantissime persone da tutto il mondo”. Mariachiara Colombo, al terzo anno di Comunicazione e Società in Statale, è appena arrivata a Varsavia: “Per ora sto affrontando le sfide dell’arrivo, c’è un po’ di ansia, sto cercando casa e non so quanto sarà difficile sostenere degli esami non nella mia lingua ma sono entusiasta di essere qui, ho moltissima voglia di mettermi in gioco, di conoscere tante persone, integrarmi e divertirmi, insomma di vivere questa esperienza al meglio”.
Alessandra Somaschini, studentessa di e marketing alla Bicocca, dopo sei mesi a Danzica dice: “È stata un’esperienza unica, vivere da sola, all’estero poi, è stato un salto nel vuoto. L’Erasmus è una continua scoperta di luoghi, di cultura, di cibo ma soprattutto di persone. Mi ha certamente fatta crescere”. Infine il suo collega Federico Belluschi da Monaco racconta: “Mi sento davvero un cittadino europeo, ho conosciuto un sacco di gente da tutto il mondo ed è incredibile notare inizialmente tante differenze per poi rendersi conto che, in realtà, siamo tutti uguali. Non pensavo di trovarmi così bene”.
L’Europa è fatta prima di tutto di persone e questa generazione ne può creare la base più vera e solida.
FONTI: (1) (2) (3) (4) “L’Erasmus compie trent’anni” di Andrea Benesso da Amatì N.3/SETT. 2017
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