Referendum sanguinari, ieri come oggi

C’è un limite alla democrazia? Una soglia oltre la quale la libertà d’espressione o di voto può diventare un elemento addirittura dannoso? È un dibattito apertissimo che difficilmente troverà una soluzione.

Quel che è certo è che le dinamiche tra potere acquisito e spinte rivoluzionarie continuano a rimanere invariate nel tempo anche nell’era della post ideologia.

Infatti oggi come 40 anni fa, in Spagna come in Italia, la repressione, giustificata o meno, risulta uno strumento indispensabile per ogni Stato.

Il disastroso referendum catalano, conclusosi tra le manganellate, non può che riportare alla mente un episodio che tinse di sangue la democrazia italiana: l’omicidio di Giorgiana Masi.

Persone depongono fiori sul luogo dove e’ stata uccisa Giorgiana Masi, Roma 13 maggio 1977. La ragazza venne uccisa da un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione di piazza. ANSA

Anche in quel caso il pomo della discordia fu il diritto al voto, per il quale i radicali di Pannella, icona del referendum popolare, organizzarono un sit in in Piazza Navona a Roma.

Era il 1977, un periodo turbolentissimo durante il quale organizzazioni terroristiche ideologicamente schierate sia a destra che a sinistra rendevano invivibile il clima politico.

Proprio per motivi di ordine pubblico il ministero dell’interno decise di vietare qualsiasi tipo di manifestazione nella capitale, ma i radicali sfidarono l’autorità per raccogliere firme in favore di un referendum abrogativo.

Tuttavia questo sit in fu tutt’altro che pacifico, da una parte c’erano 5000 agenti in assetto anti sommossa, dall’altra parte dello schieramento oltre a organizzazioni extra parlamentari di sinistra c’erano anche individui armati di Autonomia Operaia. Ci furono scontri durante tutta la giornata in varie zone del centro tra cui a ponte Garibaldi, dove una pallottola uccise Giorgiana, la quale stava manifestando per il referendum. Nonostante le teorie ed i sospetti l’autore dell’omicidio rimase un mistero.

Fonte

Nonostante le motivazioni ed i contesti diversi il parallelismo tra questa vicenda ed i fatti di Barcellona è forte, nessun passo indietro e nessun tentativo di mediazione tra le parti.

Al tempo le rivendicazioni dei manifestanti non erano di carattere territoriale ma puramente politico-ideologico. Invece in Catalogna si mischiano elementi identitari, culturali e politici; la complessità della questione rende assai difficile per i governi europei schierarsi, e forse è meglio così.

D’altra parte la storia ci insegna che le ingerenze straniere negli anni ’30 in Spagna hanno portato ad una guerra civile che si è conclusa con la nascita del franchismo.

Fonte

fonti:

www.ansa.it

www.rainews.it

Images: copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.