di Federico Lucrezi
La storia di una ragazza assunta da una coppia per prendersi cura del figlio, in realtà una bambola di porcellana che i due accudiscono come un bambino vero, è alla base della trama di The Boy, horror americano del 2016.
Ma come spesso accade la realtà è in grado di essere molto più sconcertante di qualsiasi prodotto della fantasia degli sceneggiatori.
È il caso delle bambole reborn. Letteralmente “rinate“, le bambole reborn nascono negli Stati Uniti negli anni ’90 come forme d’arte, veri e propri pezzi da collezione. L’idea è quella di trattare una normale bambola con speciali tecniche artistiche per trasformarla nella riproduzione ultrarealistica di un neonato facendola così, appunto, rinascere.
All’uso di materiali adatti a simulare la pelle umana, solitamente silicone o vinile, si affiancano minuziose verniciature curate nel minimo dettaglio e la cucitura di ciglia e capelli per un livello di realismo pressoché totale.
Bambole reborn entry level sono acquistabili online per meno di 100€, ma il mercato dei collezionisti si muove su cifre ben più consistenti. Una forma di espressione artistica come un’altra, se non fosse che per il loro incredibile realismo le bambole reborn si prestano a un utilizzo decisamente particolare.
È la pagina Facebook Il Signor Distruggere, seguita da oltre 300.000 persone, a portare tra i tormentoni del web il fenomeno quando per la prima volta durante l’estate racconta con l’ironia e il cinismo che caratterizzano la pagina la storia di un gruppo segreto in cui decine di donne si scambiano racconti ed esperienze da finte mamme, felici possessori di bambole reborn.
Non si tratta di alcuna forma di terapia per il superamento di un trauma – precisa l’amministratore della pagina che afferma di essersi confrontato con alcuni psicologi – né di persone che non possono avere figli in cerca di un surrogato. Le mamme di bambini speciali, come si fanno chiamare, sono donne che deliberatamente scelgono di recitare nella vita di tutti i giorni la parte delle madri per il puro piacere di sentirsi rivolgere un complimento.
Il risultato è tragicomico. C’è chi porta il proprio bambino a passeggio tutte le mattine, chi aspetta con altre madri nella sala d’attesa del pediatra, salvo poi dileguarsi con una scusa poco prima del proprio turno, chi chiede consiglio al parco ad altre madri sul migliore asilo del quartiere.
Una specie di gioco di ruolo vissuto in ogni aspetto della propria quotidianità che però può spingersi decisamente troppo oltre. È il caso di chi senza il minimo rispetto per il tempo degli altri organizza colloqui di lavoro per un inesistente posto da babysitter o di chi si presenta nella parrocchia del quartiere per accaparrarsi qualche abito destinato a bambini in difficoltà.
Non c’è limite al peggio, insomma. Ancora una volta chi pensava di averle viste tutte dovrà ricredersi. E la prossima volta che andrete a un colloquio di lavoro per un posto da babysitter… per prima cosa assicuratevi che il bambino esista davvero!