Più che un semplice documento di viaggio, un amico fidato che non si tira mai indietro nel seguire ogni nostro spostamento, neanche quando la meta si trova in capo al mondo. I suoi timbri e visti esotici sono indelebili testimonianze delle pagine più belle della nostra vita. Facendo la fila in aeroporto, vi sarà sicuramente capitato di chiedervi da quale Paese provenisse la persona di fronte a voi, senza riuscire a dare una risposta illuminante finché non vi è caduto lo sguardo sul passaporto che teneva tra le mani. Ma è solo nel momento in cui viene chiuso che sta la sorpresa. È proprio il caso di dirlo: Paese che vai, colore di passaporto che trovi.
In questo caso, il libro si giudica dalla copertina. Fermo restando che ogni Stato è libero di scegliere il colore dei propri passaporti nei limiti stabiliti dall’ Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), la maggior parte può essere ricondotta a quattro colori, declinati in varie tonalità. Così l’Europa è una macchia vinaccia, il Nord America, l’Australia e l’Islanda sono blu, Cina e Russia sono chiazze rosse, i Paesi mediorientali verdi: è questo che emerge de una mappa in cui ogni Stato del mondo viene colorato con la tinta usata per i suoi passaporti. Vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro la scelta cromatica?
Il rosso è il colore abbracciato da Cina e Russia, Paesi che non a caso condividono l’ideologia politica del comunismo.
L’intensa sfumatura del vinaccia, invece, è distintiva dei Paesi che appartengono all’Unione Europea.
Il verde è il colore scelto dalla maggior parte dei Paesi di religione islamica. Sarebbe proprio questo il colore preferito dal profeta Maometto. Non è un caso che in molte bandiere nazionali di Paesi musulmani sia presente il colore verde. Tuttavia, la copertina verde dei passaporti è adottata anche da diversi Stati africani ad indicare la loro appartenenza alla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale.
I 15 Paesi della Comunità Caraibica hanno invece passaporti blu, colore che con tutta probabilità indica la collocazione geografica a largo delle coste. Ma il blu è soprattutto il colore dell’America: ad avere passaporti di questo colore sono quasi tutti gli Stati dell’America Latina (come Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) e gli Stati Uniti, ma solo dal 1976, anno in cui si è deciso di abbinare il colore del documento alla bandiera stelle e strisce.
Il colore meno comune sui passaporti è il nero, scelto da Paesi come Burundi, Angola, Malawi, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Botswana, Zambia e Gabon, ma anche dalla Nuova Zelanda dove è il colore nazionale.
Tra i colori più particolari spicca il rosa di cui sono tinti i passaporti provvisori di Svezia e Olanda.
Anche negli ambiti più ufficiali, non manca chi vuole contraddistinguersi, come la Norvegia che ha dotato i passaporti dei propri cittadini di pagine che, se esposte ai raggi UV, si animano con le immagini dell’Aurora boreale. Sulla stessa scia, il passaporto canadese mostra le Cascate del Niagara e fuochi d’artificio sulla sede del Parlamento illuminarsi al buio. C’è poi il passaporto finlandese che se sfogliato velocemente mostra un alce in movimento.
A subire un pronto e radicale restyling sembrerebbe essere il passaporto della Gran Bretagna, apprestandosi a lasciare definitivamente l’Unione Europea con la Brexit. I numerosi cambiamenti che interesseranno i sudditi di Sua Maestà potrebbero annoverare anche un cambiamento di colore del passaporto, non più vinaccia come quello di tutti gli altri Paesi dell’Unione. Il ritorno allo storico blu scuro, che ha caratterizzato i documenti di viaggio britannici fino al 1988, è ipotizzato dal Daily Telegraph.
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