Namasté! No, per una volta non stiamo parlando di Francesco Gabbani, ma proprio del saluto originario di India e Nepal e diffuso nelle comunità buddhiste. Con questa parola infatti, sono stati accolti coloro che questo 16 maggio sono andati al ChiAmaMilano per l’incontro Maschere e cultura dal Nepal al Tibet. In quell’occasione, Mahindo Tamang ha parlato dei culti e riti provenienti da Nepal e Tibet, ponendo particolare attenzione ad uno strumento musicale dal particolare significato religioso: le campane tibetane.
Le campane tibetane possono apparire a prima vista come semplici ciotole di metallo, ma i loro effetti sono molto più particolari. Innanzitutto esse sono ottenute da una fusione di sette metalli diversi, ognuno dei quali, per i buddhisti, sarebbe legato ad un astro: l’oro per il Sole, l’argento per la Luna, il mercurio per Mercurio, il rame per Venere, il ferro per Marte, lo stagno per Giove e per finire il piombo per Saturno. Le campane possono essere di varie dimensioni, e ciò determina la vibrazione che la campana produrrà una volta suonata: più la campana è piccola, più il suono sarà acuto, viceversa a una campana più grande corrisponderà un suono più grave. Ma il tipo di suono dipende anche da altri fattori quali la proporzione e lo spessore dei metalli. Le ciotole sono fatte a mano, ed ognuna di esse è unica come unico è il suono che produce. Le campane tibetane sono state usate per secoli nella meditazione e nella preghiera: le loro vibrazioni riprodurrebbero infatti l’Ohm, il suono primordiale che avrebbe accompagnato la nascita dell’universo.
Farle funzionare, e ottenere quel suono caratteristico, non è tuttavia facile. Il primo passo è mettere la campana sul palmo della mano, stando attenti a non toccarla con le dita (queste infatti, smorzano la vibrazione), dopodiché si prende un piccolo cilindro di legno alla cui estremità è avvolto un pezzo di stoffa: esso viene fatto scorrere tutt’attorno al bordo della campana, dall’esterno, con un movimento deciso ma regolare. Di solito si predilige il senso orario, che ricorda lo scorrere della vita nei templi dei monaci buddhisti. Se il movimento è giusto, la campana comincerà a emettere un suono bellissimo, che si accompagnerà a un piacevole massaggio della mano dovuto alle vibrazioni. L’effetto è ancora più sorprendente se viene messa dell’acqua all’interno della campana: le vibrazioni infatti faranno agitare l’acqua, su cui si formeranno prima delle semplici increspature e poi degli spruzzi vivaci.
Nel buddismo tibetano, la musica e il canto sono elementi essenziali nella vita religiosa. Gli strumenti musicali, tra cui le campane tibetane, acquistano un valore particolare, quasi magico: essi vengono utilizzati durante le cerimonie monastiche, fungendo da accompagnamento per la meditazione.
Le campane tibetane sono diventate famose negli ultimi anni anche nei paesi occidentali, sebbene lontane dal loro contesto religioso: le vibrazioni da esse prodotte infatti hanno effetti benefici e si usano spesso nei massaggi, non solo alle mani ma anche al resto del corpo.
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