Come per tutti gli autori di grande successo, parrebbe obbligatorio compendiare questa breve riflessione con una ricapitolazione dei punti salienti dell’attività letteraria di Paulo Coelho. Ma non si presenta, questa, come una critica al Coelho scrittore, o al Coelho uomo, bensì al filosofo, allo speculatore esistenziale, a quello che Hermann Hesse avrebbe definito un Suchende («colui che cerca»). E quale miglior testo di riferimento, se non Manuale del guerriero della luce? Tanto più che si tratta proprio di una collezione di pensieri, aforismi, enunciati filosofici, che spesso prendono spunto da proverbi o da scritti considerati scrigni di saggezza pura e illustrissima – l’I Ching, la Bibbia, il Talmud e altri ancora.
Ma chi è questo «guerriero» che, secondo Coelho, così bene incarna i valori e la morale di chi, senza riserve, può dirsi fautore di un corretto cammino di vita? Per rispondere, dobbiamo renderci consci del fatto che questo, in realtà, è un manuale per l’illuminazione. Senza collegare il termine alle sue accezioni trascendentali o mistiche, possiamo concepirlo come un tentativo di raggiungimento della felicità, dell’equilibrio psichico, della pace interiore. Carl Gustav Jung, psichiatra e psicoterapeuta svizzero, fondatore della «psicologia analitica», parla in questo senso di «processo di individuazione», che possiamo tentare di definire come il viaggio di maturazione che la nostra mente compie al fine di ritrovare il proprio Sé, l’io più intimo e unitario messo al servizio della coscienza, la piena autorealizzazione. In altri termini, stiamo parlando di fondere conscio e inconscio, per rendere visibili i nostri veri desideri, potendo attingere dalle nostre effettive capacità.
Ne risulta palese che non esiste un apice, in questo processo: se la mente è in perenne mutamento e così anche la realtà esterna, il proprio viaggio non sarà mai concluso poiché un obbiettivo che oggi appare valido, domani potrebbe decadere. L’uomo, per adattarsi, deve essere disposto a modificare costantemente il proprio modo d’essere. E il guerriero della luce lo sa bene, visto che “accetta la sfida come un’occasione che gli si presenta per trasformare se stesso”. E, così come nel processo d’individuazione, si impegna con entusiasmo ed energia per tracciare e perseguire il suo cammino.
“Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere”. “Persevera nella volontà, ma sa aspettare il momento migliore per un nuovo attacco”. “Usando la disciplina e l’abbandono, il guerriero si entusiasma. L’abitudine non può mai governare le mosse importanti”. Questi sono solo alcuni dei tratti fondamentali del guerriero della luce. Tratti a volte contraddittori, ma contraddittoria è la stessa natura dell’uomo, e certo non facili da conseguire, ma, in fondo, il bello è proprio questo.
A poco a poco ci rendiamo conto, perdendoci tra le pagine, che Coelho non sta rivolgendosi a noi, ma al nostro inconscio – o meglio, al nostro «inconscio collettivo», per tornare a un linguaggio proprio di Jung. Si rivolge a quella parte celata di noi stessi che è comune a tutti gli uomini, toccando corde che producono melodie udibili da chiunque, perché riflettono desideri, attitudini, pulsioni che non sono specifiche del singolo e che non variano tra le comunità o le etnie o il periodo storico, ma che rappresentano l’essenza dell’umanità stessa. Forse è proprio questa la chiave del successo di Coelho: non si accontenta di parlare a qualcuno, bensì a chiunque, e di conseguenza chiunque di noi è un potenziale lettore, perché potrà star sicuro che ogni parola che leggerà sarà in grado di toccarlo nel profondo. Del resto, “lo straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni”.
Fonti: P. Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997 RCS Libri S.p.A., Milano.
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