Magia e religione spesso si confondono. Ne abbiamo esempi in molte culture, con riti che piegano le divinità alla volontà umana, in cui i sacerdoti spesso vengono considerati investiti di un potere superiore associabile a quello dei maghi. Ciò vale naturalmente anche per il cristianesimo.
Esistevano infatti messe che i contadini pensavano fossero miracolose, tramite le quali Dio era forzato a concedere qualunque cosa a lui chiesta. E ciò non veniva considerato empio o irriverente da coloro che lo chiedevano, i quali presi dai drammi concreti delle loro esistenze, poco esitavano a strappare l’aiuto del divino, quando possibile. Per vendicarsi dei propri nemici, si può ricorrere alla messa di Saint-Sécaire.
Esistono pochissime fonti che ce ne parlano, ma quella più famosa è sicuramente Il Ramo d’Oro di Frazer. Tale rito sembra essere proprio di una regione della Francia, la Guascogna.
La messa di Saint-Sécaire viene classificata come “messa nera”, ovvero come una sorta di parodia della celebrazione cristiana e dell’Eucarestia. Non siamo però propriamente in presenza di un rituale satanico, il cui autore e destinatario è il demonio e che viene praticato da streghe o da sette eretiche: tutto si svolge nell’ambito divino cristiano, ed è Dio che si invoca durante questa messa.
Questo non vuol dire che si tratti di una messa tradizionale, anzi.
Frazer riporta che essa è conosciuta da pochi preti, e fra quelli che la conoscono quasi nessuno oserebbe metterla mai in pratica: si tratta di un rito tremendo, una colpa terribile, tanto che, in terra, solo il papa potrebbe darne l’assoluzione.
Tale cerimonia poteva svolgersi solo “in una chiesa diroccata o deserta, dove i gufi urlino appollaiati, dove i pipistrelli svolazzino nel crepuscolo, dove gli zingari si riparino la notte, e i rospi si rimpiattino sotto lo sconsacrato altare.” Qui il prete si presenta, verso le undici di notte, ed inizia a mormorare la messa che conosciamo, ma al rovescio: termina a mezzanotte esatta. Ad assisterlo nel rito, come sacrestano, è la sua amante, mentre l’ostia da lui utilizzata è completamente nera e, invece di essere rotonda, ha tre punte. Anche l’altro elemento dell’Eucarestia è diverso: al posto del vino, si beve l’acqua di un pozzo dove è stato gettato il corpo senza vita di un infante non battezzato. Il segno della croce viene eseguito dal prete a terra, invece che in alto, e col piede sinistro, invece che con la mano destra. Un insieme di particolari che a noi sembrano quasi parodici più che spaventosi, ma che in passato avevano grande presa sulla popolazione.
Lo stesso prete che aveva l’ardire di officiare questa terribile cerimonia non era immune dal rito stesso: egli infatti si ritrovava ad ammalarsi a poco a poco fino a morire, senza che i dottori riuscissero a capire di che male fosse infetto e senza poter fare nulla per curarlo.
La messa di Saint-Sécaire fa parte di un insieme di credenze dure da sconfiggere, le quali sono sopravvissute anche in un’epoca che oggi consideriamo “moderna”. Ciò avveniva specialmente nelle campagne, dove Vergine e santi venivano visti come guaritori, dispensatori di miracoli e grazie, e processioni per invocare la pioggia o il bel tempo non erano rare: una religiosità ingenua, in cui dominava la superstizione e in cui il sovrannaturale irrompeva in questo mondo senza stridore alcuno.
FONTI:
-James George Frazer, Il ramo d’oro.
-Carlo Capra, Storia moderna.
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