Sentiamo sempre più spesso la parola “design”, ma il suo significato è oscuro ai più.
Il design, inteso come progettazione di oggetti prodotti industrialmente, nasce nei primi del novecento grazie Walter Gropius e alla sua ambizione di unire artigianato e arte. Da quel momento le pubblicità hanno giocato molto con questo termine, che ha il potere di conferire al prodotto un’aura di ricercatezza che affascina i clienti. Un oggetto “di design” deve sicuramente uscire dagli schemi, ma deve altrettanto categoricamente essere pratico e utile. Un designer non deve necessariamente inventare qualcosa di nuovo, può anche concentrarsi sul migliorare prodotti preesistenti. Per realizzare un pezzo bisogna individuarne prima i limiti di quello che lo precedeva, poi cercare di superarli, confonderli e neutralizzarli. Prendiamo ad esempio la lampada fermalibri Leti, prodotta dalla casa Danese Milano: perché una lampada dovrebbe poter essere utile solo se accesa?
Perché non darle una vita parallela, rendendola un articolo utile e funzionante anche da spenta? La genialità di questa creazione risiede nella semplice unione di due mondi che spesso convivono: lettura ed illuminazione; unione scontata quanto acuta. Ma torniamo indietro: cos’è il design? Una semplice, e altrettanto astratta definizione potrebbe essere: “la consapevolezza del passato combinata alla capacità di immaginare il futuro”. Più concretamente questa branca si presenta come il crocevia tra discipline diverse, tra ingegneria ed arte e tra l’arte fine a se stessa e ciò che il mercato richiede.
La storia del design è legata allo sviluppo della produzione industriale nel dopoguerra, quando è stato concepito un nuovo modo di progettare l’arredamento e le abitazioni. Gli oggetti di design sono prodotti che sconfinano dalla loro funzione pratica, venendo trasformati da chi coglie l’essenza della propria epoca.
Un esempio concreto potrebbe essere la sedia Wassilly (o modello B3), esposta al MoMa di New York perché rappresenta qualcosa che è diventato simbolo di un’era. Brauer, ideatore di questa seduta, non ha creato nulla: le poltrone esistevano da tempo e i tubi in ferro anche; questo designer, grazie all’uso di tubi cromati, ha reso un senso di vuoto e leggerezza mai considerato prima in questo settore, ha stilizzato il concetto di seduta, rispecchiando l’abbandono del classico e la voglia di guardare al futuro. La sedia Wassilly possiamo dire che è profondamente figlia del suo tempo.
Concepire un oggetto di design non è un lavoro per tutti, perché i requisiti da rispettare non sono pochi: dalla ricerca di materiali, non necessariamente costosi ma di buona qualità, alla maniacale cura per i dettagli che porta ad eliminare tutto ciò che possa essere considerato superfluo o che possa appesantirne l’estetica, oltre alla scontata diversità dagli oggetti della stessa categoria, le cose da considerare sono tante. Sicuramente la più importante è che piaccia.
Un commento su “Perché una lampada dovrebbe poter essere utile solo se accesa?”
Molto interessante e ben scritto, ha richiamato la mia attenzione su oggetti che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e di cui non cogliamo la genialità ed il senso estetico dell’autore.