I cambiamenti climatici sono un problema sempre più pressante e trovare un metodo per contrastarli diventa ogni giorno più impellente. Anche i mari soffrono, e con essi tutti gli organismi che li abitano. Le stime prospettano una situazione critica per il 2100, con un aumento dell’acidificazione delle acque oceaniche fino ad un pH di 7,7. Per prevedere tale scenario e capire come affrontarlo al meglio, è nato il progetto “Will coralline algae reef mitigate climate change effects on associated fauna?”. Si tratta di una collaborazione tra l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), e l’Università di Portsmouth, col supporto economico della Royal Society.
Suddiviso in due fasi, una di progettazione e una di sperimentazione, il progetto, avviato lo scorso anno, durerà fino al 2018. Fino ad ora è stato approfonditamente studiato un tipo di alga corallina, la Ellisolandia elongata, tipica dei fondali bassi del Mediterraneo. Essa è stata riprodotta in laboratorio in 60 esemplari grazie alla stampa 3D, per poi venire innestasta sul fondale della baia di Santa Teresa, a La Spezia. Le riproduzioni, chiamate mimics, imitano il colore e le proprietà dell’alga vera e propria, in modo da permettere a diversi organismi marini di colonizzarle. Si tratta di una vera e propria oasi della biodiversità, che accoglie, oltre al fondamentale biofilm batterico, stelle di mare, crostacei, molluschi e varie altre specie. Le finte alghe vengono costantemente monitorate e vengono raccolti i dati relativi alla temperatura, alla salinità, all’alcalinità, al pH e all’ossigeno dell’acqua marina.
Nella seconda fase del progetto, che si svolgerà il prossimo anno, verranno analizzate in laboratorio sia le alghe naturali sia i mimics, ossia quelle artificiali. La sperimentazione presso il Centro Ricerche Ambiente Marino Santa Teresa dell’ENEA prevederà la riproduzione delle condizioni di pH e temperatura previsti nel 2100, valutando quale sarà la risposta del micro-ecosistema presente sulle alghe e delle alghe stesse. Ciò ha l’obiettivo di osservare quali possono essere le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla flora e sulla fauna marina, cercando di intervenire preventivamente per evitare gravi danni. Ogni tre mesi, inoltre, i mimics vengono raccolti per osservare le specie che vi si sono insediate. Infatti uno dei principali obiettivi è valutare la loro idoneità alla colonizzazione da parte degli organismi tipici dell’area: potrebbero quindi diventare parte di progetti di habitat restoration in zone in cui gli ecosistemi naturali sono stati compromessi.
Già però lo scorso mese sono sorte alcune complicazioni: la temperatura superficiale dell’acqua nella baia di Santa Teresa ha raggiunto i 27°, così che i ricercatori hanno dovuto aumentare la frequenza del monitoraggio. Ad oggi i prelievi per le analisi chimiche e fisiche dell’acqua vengono effettuati ogni sei ore, tanto che potrebbero modificarsi anche le previsioni per il 2100. Forse non ci sarà bisogno di aspettare così tanto per assistere a scenari atipici, segno che i cambiamenti climatici sono una vera realtà con cui bisogna confrontarsi fin da subito, accelerando la ricerca per salvaguardare il pianeta.
Credits: ENEA (1) (2)
Fonti: ENEA – National Geographic