Agatha Christie: l’influenza della vita e il mistero nella vita della regina del giallo

Il Regno Unito è sempre stato ben rappresentato tra le altre da importanti figure femminili. Oltre a tre figure governative femminili, Elisabetta I, la regina Vittoria e Margaret Thatcher, vi sono anche rappresentanti letterarie, in particolare una regina indiscussa  del genere poliziesco, se non della narrativa moderna in generale: Agatha Christie.

Innanzitutto in termini di vendite è superata solo dalla Bibbia e Shakespeare. La Christie ha infatti venduto più di 2 miliardi di libri, tradotti in 45 lingue. La sua lunga e prolifica carriera  si può considerare in un certo senso ancora in corso. I suoi romanzi non solo rimangono tra i più letti, ma sono ancora oggetto di trasposizioni (l’ultimo è “Assassinio sull’Orient Express” con un cast stellare). Inoltre vi è un  ottimo e interessante sito web dedicato alla Christie (http://www.agathachristie.com/).

Dopo aver creato una metodologia standard del genere poliziesco, lo ha poi rivoluzionato. Quando inizia a scrivere specificatamente gialli crea infatti uno schema di scrittura che rimarrà fisso.  Deciso il crimine,  inizia ad elaborare il movente, che è sempre talmente ovvio da essere subito scartato dal lettore. Solo dopo aver delineato un gruppo di personaggi tutti in grado di uccidere, inizia a sviluppare la trama.

Il fulcro, la chiave per svelare il mistero è il detective. Il personaggio principale del romanzo, per Christie deve essere credibile in modo che la trama regga.

Nel 1916 quindi riprende una bozza iniziata quando aveva 21 anni. Sa di aver bisogno di un detective intelligente e scrupoloso. Tuttavia lo vuole diverso da quelli stereotipati, lo cerca quindi nella vita vera.  Si ispira ai valloni rifugiatisi a Torquay, quando durante la Prima Guerra Mondiale il Belgio venne occupato dalla Germania.

“Mi ricordai dei rifugiati belgi e mi dico “Perché non  un belga ?! Lo immagino come un uomo piccolo e metodico, intento sempre a riordinare, … e dev’essere intelligente, deve avere tante piccole cellule grige nel cervello” (Agatha Christie).

Nasce così il personaggio di Hercule Poirot, uno dei più iconici non solo dei romanzi della Christie, ma di quelli polizieschi in generale. Lo dota del proprio senso morale e della giustizia, con larghe vedute e di pietà per chi compie omicidi passionali. Probabilmente il successo deriva dalla somiglianza caratteriale e morale con l’autrice.

Un personaggio bizzarro, a partire dai tentativi buffi con cui cerca di integrarsi nella società borghese inglese. Parla un inglese con sfumature francesi, puntualizzando di essere belga e non francese. Così come caratterialmente e dal punto di vista fisico è ben lontano dall’immagine di eroe.  Anziano e non bello,  ma dotato di un nome (Hercule) che ha un qualcosa di ironico, dato che non si tratta di un Ercole.

Si tratta di un antieroe, un detective senza nulla di straordinario. E’ intelligente, un investigatore non inquadrato nella polizia, ma sicuramente non un dilettante.

Il detective belga usa un metodo investigativo basato sulla psicologia. Studia gli atteggiamenti dei sospettati, le loro reazioni a certe domande. Tuttavia anche qui vi è una certa semplificazione, manca infatti tutto quel background psicologico presente in altri romanzi dell’epoca.

Nel 1918 invia agli editori un manoscritto con protagonista Poirot e ottiene un grande successo sia di critica che di pubblico.

È proprio in un romanzo con protagonista Poirot che, la Christie sovvertisce una delle regole non scritte del genere letterario: dare sempre tutte le informazioni sul personaggio.  Nasconde infatti degli elementi riguardo l’assistente di Poirot, il Dr. Shepard, che porteranno al colpo di scena.

L’esperienza personale torna a influenzare la narrativa della Christie anche nella creazione di un altro personaggio, altrettanto iconico, Miss Jane Marple.  Quando la scrittrice si stancò del detective vallone, pur non accantonandolo del tutto, decide far entrare in scena un nuovo detective. Si tratta di:

“Una vecchia signora molto simile alle amiche di mia nonna, anziane che ho incontrato in molti villaggi dove ho vissuto da ragazza”

Data l’età il suo raggio di azione è più limitato di quello di Poirot. In apparenza pare un personaggio piccolo borghese, in realtà è dotata di una mente affilata. Rappresenta una creazione personale,  è incredibilmente diversa da tutti gli altri detective, si tratta di una donna, ma è messa allo stesso livello di ogni assassino che incontra. Quest’ ulteriore rivoluzione approntata dalla scrittrice è sicuramente il frutto dell’essere cresciuta con donne forti: mamma, sorella, nonna e zia.

In molti pensarono, per mezzo di Miss Marple, di poter penetrare  in parte nella mente della loro beniamina. Per questo, nonostante il timore della Christie, molti preferiscono Miss Marple a Poirot.

L’influenza della vita privata non si limita comunque alla sola caratterizzazione dei personaggi. Infatti l’autrice ha eletto a metodo di omicidio nei suoi romanzi il veleno, dopo che ne entrò a contatto nel dispensario di Torquay.

“Ha un certo fascino, non ha la rozzezza di un proiettile o di uno strumento contundente”.

Quest’esperienza di contatto con medicinali e veleni, dosi letali e non, ha influenzato la sua opera in maniera ben più importante. Fu proprio in quel momento che Agatha Christie decise di scrivere riprendendo la passione che da ragazza aveva accantonato per dedicarsi alla vita mondana e alla ricerca di un marito.

Così come nelle sue opere si ritrovano rimandi alle sue esperienze private, così nella sua vita vi sono caratteristiche tipiche del suo genere letterario. Innanzitutto la Christie è un personaggio misterioso,  a tal punto che i lettori cercano di carpire qualcosa di lei dai suoi libri. Non è solo timida e misteriosa. In apparenza semplice e colta, ma in realtà è complessa. Non fa sempre quello che ci si aspetterebbe. Per esempio quando il marito, tempo dopo aver chiesto il divorzio, non torna a casa, sparisce per diversi giorni, mostrandosi calma una volta che il consorte la raggiunge. In realtà pare volesse sorprenderlo con l’amante o suicidarsi. Ha saputo creare un personaggio anche per la sua immagine pubblica usando lo stesso depistaggio dei suoi romanzi.

Così nella carriera, scrivendo a volte per necessità, a volte per il  mercato (per esempio quando l’editore chiedeva un nuovo libro per Natale, ma anche per il puro piacere di farlo. Nonostante la mercificazione ha comunque saputo mantenere una certa profondità nei suoi romanzi. Non solo ha raccontato se stessa e quello che vedeva o viveva ma, anche l’Inghilterra stessa. E’ un periodo di crisi per i valori e l’identità inglese. Oltre alla crisi economica e all’impero vacillante, vi è l’incalzare di ideologie che propongono modelli diversi, quali fascismo, nazismo e comunismo.

Nonostante il diverso approccio narrativo, Agatha Christie ha saputo, come Virgina Woolf, rappresentare l’identità inglese, in qualche modo difendendola.

Fonti: appunti corso letteratura inglese contemporanea prof. Paggetti 2013

            www.agathachrisite.com

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