Selvino: tra l’osservatorio e le cascate, l’ideale per una gita fuori porta

A pochi chilometri dal capoluogo bergamasco, tra le montagne e il cielo azzurro, si trova Selvino, un piccolo comune che offre grandi opportunità per entrare in contatto con la natura e dimenticarsi della frenesia della città. Selvino, infatti, propone uno stacco dalla quotidianità e l’occasione di immergersi nella vera natura per lasciarsi, per almeno due giorni, cullare dalle bellezze che questa nasconde.
Il paesino in provincia di Bergamo è il punto di raccordo tra le cascate del Serio e l’Osservatorio Astronomico. Le cascate del Serio sono le più alte d’Italia con 315 m di altezza e le seconde in Europa. Sono formate da un triplice salto di 166 m di dislivello. Presentano anche una diga dalla quale viene liberata la massa d’acqua; questa fu completata nel novembre 1931: prima di questa costruzione il flusso scendeva naturalmente dal lato sud del sovrastante piano del Barbellino, il quale offre la visione di un bellissimo lago, caratterizzato da un azzurro forte e intenso, alternato dal bianco delle nevi perenni che lo circondano. Qui sorge anche un rifugio, il rifugio Barbellino ristrutturato in tempi recenti e, ciliegina sulla torta, situato alla sorgente del fiume Serio a quota 2130 m nel cuore del Parco delle Orobie del comune di Valbondione.

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Per arrivare a questo spettacolo ci sono due passeggiate: la prima di novanta minuti, partendo dalla frazione di Grumetti, passando dall’antico borgo di Maslana. Maslana è una tappa intermedia in cui fermarsi per calarsi alla scoperta dell’osservatorio floro-faunistico; infatti, è stata realizzata una struttura didattica aperta a tutto il pubblico. L’edificio già parla di storia e di carattere regionale e soprattutto richiama l’elemento principale di questa gita: la natura; infatti è un rudere di una baita, ormai inutilizzata da decenni dai pastori e dalle loro greggi. Inoltre, il gestore, offre piatti tipici della zona. Una sosta d’obbligo per chi ama gustare del buon cibo e chi ama gli animali. Il secondo percorso è anch’esso di novanta minuti: si prende da Valbondione la mulattiera segnalata che giunge al rifugio Curò. Da qui si sosta nella zona dei grandi macigni, dai quali è possibili godere dell’intero spettacolo di apertura e della chiusura delle cascate. Le aperture possono essere giornaliere, come quella prevista per il 20 di agosto dalle 11.00 alle 11.30 o quella del 17 settembre e del 15 ottobre sempre nello stesso orario o notturne, tutte, con un po’ di rammarico già state organizzate nei mesi primaverili-estivi.

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Continuando la gita fuori porta si prosegue e si finisce con la visita all’Osservatorio Astronomico delle Prealpi Orobiche, che permette di soddisfare la sete di conoscenza dei misteri e delle meraviglie che stanno lassù.
Questo osservatorio si trova a Ganda, una piccola frazione di Aviatico, il paesino vicino a Selvino. La sua storia è abbastanza recente: nasce nel 1999 ed è il primo osservatorio astronomico della provincia di Bergamo. È una struttura moderna realizzata e tenuta invita dai soci del CAB, il Circolo Astrofili Bergamaschi. Qui si conducono ricerche ed è sede di divulgazione scientifica. Infatti, il CAB organizza serate didattiche aperte al pubblico, nelle quali si ha l’occasione di assistere ad una presentazione di un’oretta su alcuni dei fenomeni del cielo, sulla luna, sulle costellazioni, ingannando il tempo, mentre scende il buio. Infatti con l’arrivo della notte si esce e grazie ai vari telescopi e ai volontari, si possono contemplare i misteri del tempo, seguiti passo dopo passo da esperti che non lasciano soli i visitatori in questo caos luminoso. L’osservatorio, inoltre, è dotato di un telescopio Newton-Cassegrain dal diametro di 50 cm e di un rifrattore del diametro di 20 cm e durante le aperture al pubblico, vengono mostrate le meraviglie più nascoste e meno conosciute, anche al di fuori della via Lattea.

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Un weekend in cui ci si dimentica addirittura del cellulare e dei computer, in cui la testa, finalmente, non sta china su uno schermo, ma si sta “nasinsù per contemplare le stelle e capire quanto sia importate l’universo per noi”, e “nasinsù” per rimanere a bocca aperta per quello che la natura, ancora oggi, riesce a donarci.

FONTI:
www.valseriana.eu

www.tusoperator.it

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