Le domande che possiamo rivolgere a uno “scrittore” – inteso come persona in grado di trascorrere qualche minuto del suo tempo estrapolando e mettendo su carta ogni pensiero e ogni fantasia indipendentemente dall’essere pubblicata su un libro in una casa editrice oppure su un misero diario nascosto nell’ultimo scaffale di una vecchia libreria – sono molteplici.
- La scrittura è finalizzata al puro divertimento o prevede una ricompensa finale?
- Coloro che si dedicano a questa forma d’arte sono guidati da una necessità interiore?
Non credo sia possibile affermare che la motivazione per cui si scrive sia una sola, al contrario vi sono diverse concezioni che caratterizzano la strabiliante varietà di soggetti presenti sul globo terrestre, pertanto è lecito che il mercato librario sia colmo di opere in grado di fornire ogni sfaccettatura del pensiero umano. Inoltre vi è la possibilità che il motivo conduttore per cui si intraprende l’eccitante viaggio nel mondo della scrittura si perda casualmente a metà percorso cosicché l’imminente posto vacante venga immediatamente ricoperto da una ragione diversa, ma analogamente valida.
Se dovessimo avanzare una breve statistica sulle cause che spingono i giovani talenti o gli anziani marinai a iniziare un racconto o una pagina di diario, sicuramente la classifica sarebbe aperta dalla necessità di liberare le caotiche e trafficate menti dagli affanni in modo tale da ripristinare la serenità momentaneamente perduta. In questo caso non vi è uno scopo di lucro, ma il bisogno incessante di scrivere, talvolta cadendo persino nell’incoerenza, è dettato da un enorme impulso interiore impossibile da ignorare.
Esistono poi grandi menti benevoli in grado di nutrire il volgo con illustri insegnamenti non richiesti. In questo particolare caso è necessario che l’intento didattico riguardi una particolare tematica affrontata con semplicità e umiltà in modo tale da evitare l’eccessiva superbia e arroganza che potrebbero diventare esse stesse alone del presente scrittore. Il lettore deve essere consapevole del filo conduttore dell’opera, infatti se egli desidera una narrazione è necessario che la trovi a discapito della relativa lezione di vita.
È ovvio che un narratore degno di questo nome, trovi nella scrittura una fonte di divertimento. È raro che la gioia e il piacere provato durante la stesura di un testo non venga trasmesso al pubblico, in egual maniera è sporadico che un autore incline al tedio e alla noia durante la composizione del proprio libro venga paradossalmente percepito con una sensazione differente. Ritengo che più uno scrittore sia entusiasta e divertito della propria opera tanto più questa godrà di un’eccellente fortuna presso i posteri.
Per ultimi vi sono gli individui che tentano la sopradetta via della scrittura unicamente per desiderio di fama. La storia ha collegato testi di fama mondiale all’urgenza di guadagnare denaro. È assolutamente corretto che un qualsiasi lavoro venga retribuito, ma potrebbe essere alquanto pericoloso scrivere unicamente per ottenere una ricompensa materiale, in quanto gli autori inizierebbero a tralasciare le proprie credenze per far fronte alle mode del momento.
Per concludere, uno scrittore ha la capacità di entrare nell’animo delle persone – fanciulli o adulti che siano, agiati o bisognosi, solari o introversi. Un romanziere ha l’abilità di donare sollievo alle pene, di riempire i pomeriggi con divertenti aneddoti, ma convincerà il pubblico solo se egli stesso sarà convinto; questo rende un semplice soggetto con la passione per la scrittura, uno scrittore. Questa è l’arma in grado di cambiare le sorti di una battaglia.