Gli schemi e i topoi creati da Shakespeare hanno continuato a essere usati anche in epoca moderna. Non solo in opere prettamente letterarie. Tracce del bardo si possono trovare anche in ambiti distanti. Per esempio in film di animazione. E’ il caso de “Il Re Leone”, ispirato da “La Tragedia di Amleto Principe di Danimarca”.
Ispirazione esplicita e dichiarata dagli stessi sceneggiatori disneyani. La prima caratteristica che lo fa risaltare è la stessa trama. Un principe usurpato del trono dopo la morte del padre per mano dello zio. Quindi entrambi i protagonisti sono giovani eredi al trono. Per cui vi sono la spensieratezza della gioventù e le responsabilità che incombono. Il “Re Leone”, come altri film Disney , è si rivolto si a bambini ma, con un significato sotteso comprensibile solo a un pubblico più maturo.
A somigliarsi ovviamente non sono solo i protagonisti, ma anche i due cattivi. Gli zii infatti sono gelosi e ambiziosi. Lo sono a tal punto da uccidere i fratelli, e tentare di liberarsi anche de i nipoti, pur d’impossessarsi del trono.
Altra somiglianza è la comparsa dei re sotto forma di spirito. Ad Amleto il padre appare come fantasma. Conferma al figlio che i suoi sospetti sono fondati. Il serpente che lo ha ucciso è proprio Claudio. Chiede perciò al figlio di vendicarlo. Mufasa compare sotto forma di spirito. Grazie a Rafiki, Simba vede il padre tra le stelle rivelargli come sia stato Scar a ucciderlo.
Per cui in entrambi i casi si ha una storia di vendetta dalle atmosfere noir. Amleto deve indagare sulla morte del padre. È ossessionato dal ricordo. Qui sta una piccola differenza tra i due principi, perché Simba vorrebbe fuggire dal passato. Sono però entrambi richiamati alle proprie responsabilità. Amleto dovrà dimostrare la colpevolezza dello zio e vendicare il padre. Simba dovrà combattere lo zio e riprendere il suo posto come re della rupe.
A questo punto Simba sarà costretto ad abbandonare l’oblio e la spensieratezza. Periodo trascorso con Timon e Pumbaa, gli unici sempre al suo fianco. Così come Amleto può contare sul fidato Orazio. Nonostante il suo impatto sia minore rispetto al duo disneyano.
A convincere Simba a tornare dal suo esilio sono in particolare Rafiki e Nala. L’amica d’infanzia della quale Simba s’innamora una volta adulto. Potrebbe essere paragonata a Ofelia anche se per alcuni il ruolo di quest’ultima rimane controverso. Amleto potrebbe aver taciuto i sentimenti non perché scosso dal tradimento dello zio. In realtà avrebbe usato la ragazza.
Comunque il parallelismo tra Amleto e Simba permane nell’importante confronto con gli zii. Per entrambi è un importante punto di svolta. Simba deve imparare a farsi avanti. Reclamare ciò che gli spetta e prendere il suo posto come re. Quindi affrontare il passato per crescere. Amleto invece deve decidere se uccidere lo zio e se commettere suicidio. Si tratta del famoso soliloquio “Essere o non essere”:
Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo, gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge, l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti? Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione. “Amleto. Atto III. Scena I”
Tuttavia permangono anche delle differenze. Il “Re Leone”rimane comunque un film d’animazione. Per cui racconta si la storia di come affrontare una tragedia. Di un giovane e la ricerca del suo posto nel mondo. Tuttavia lo fa mantenendo anche degli aspetti allegri.
Quindi oltre al fatto che Amleto ha circa trent’anni mentre Simba è molto più giovane,la differenza principale è il lieto fine de “Il Re leone”. Inoltre Amleto ha una tendenza depressiva, che in alcuni momenti tocca anche una potenziale pazzia. Simba è invece sì triste quando il padre muore ma, riacquista poi il buonumore grazie a Timon e Pumbaa. Con i quali vive secondo il mitico motto “Hakuna Matata!”. Per poi infine arrivare a una felicità definitiva una volta che avrà affrontato il suo passato e lo zio. Grazie anche all’insegnamento di Rafiki:
“il passato può far male. Ma a mio modo di vedere dal passato puoi scappare…oppure imparare qualcosa” (Rafiki “Il Re Leone”).
In Amleto si hanno quindi ovviamente più morti che nel “Re Leone”. In quest’ultimo muoiono infatti soltanto Mufasa e Scar. Al contrario nella tragedia shakespeariana muoiono il padre di Amleto, Claudio, la madre, Ofelia e il padre, Laerte, e lo stesso Amleto.
Altre importanti differenze sono i messaggi morali trasmessi ai protagonisti. La madre di Simba non si risposa mentre, quella di Amleto sì. Inoltre Simba riceve la guida morale di Zazu e Rafiki. Amleto ha come unica guida il fantasma che, però lo incita alla vendetta non del tutto considerabile morale.
Comunque l’affinità è maggiore rispetto alle differenze. Soprattutto per quanto riguarda i personaggi. Rafiki può essere identificato con Orazio. Sono entrambi amici dei re defunti. Nonché depositari della tradizione.
L’ultima caratteristica comune tra le due opere riguarda un riferimento alla ciclicità della vita. In Amleto la catena alimentare è esplicitamente e macabramente citata da Amleto nella scena III dell’Atto IV. Nel “Re leone” è invece un appannaggio quando nella scena finale vi è la presentazione del nuovo erede.
L’influenza shakespeariana nel “Re Leone” tuttavia non si limita al solo Amleto. Pare infatti vi siano delle somiglianze per esempio con “Enrico V”. Simba durante l’esilio forzato si gode la vita senza pensieri proprio come il re shakespeariano. Entrambi però saranno poi costretti a prendersi le proprie responsabilità di re.
Questa analisi delle influenze shakespeariane permettono di capire come anche un film d’animazione non sia un prodotto banale ma, ben strutturato. Nonostante continui a mantenere la sua adattabilità a un pubblico infantile è infatti possibile goderne di più letture.
Fonti: W. Shakespeare – a cura di/traduzione di P. Bertinetti “Amleto” ET Teatro 2005
W.Shakespeare – a cura di A. Cozza ” Enrico V” Garzanti Libri 2006
Crediti Immagini: copertina,