Game of Thrones e fanservice: la polemica ha ragione di esistere?

Arrivata ormai la fine della settima stagione, con essa è arrivato anche il momento di analizzare un po’ meglio la polemica che ha caratterizzato queste ultime settimane di Game of Thrones, ovvero- per chi si fosse isolato da Internet- il fanservice che gli sceneggiatori sembrano aver adottato per ogni scelta della stagione.

(Evidentemente l’articolo conterrà SPOILER).

Il fandom ha criticato molte scelte- se non quasi tutte- di Benioff e Davis accusandoli tra le altre cose di pigrizia e elargimento di contentini per far felice il pubblico.

La stagione infatti non sembra aver dimostrato quello stesso livello di capacità narrativa che invece era presente nelle precedenti, caratterizzate non solo da evidenti uccisioni, stermini di famiglie e battaglie ma anche da fini gioco politico, intrighi architettati nei minimi dettagli. Del resto stiamo parlando del gioco dei troni.

Dopo l’abbandono di Martin dal tavolo della scrittura, la settima stagione, sostengono i fan, piuttosto che sfruttare intelligentemente le proprie ore (contate), ha voluto continuamente strizzare l’occhiolino ai fan, forse accontentando quella parte di pubblico che dei giochi di potere non ne poteva più.

Non che gli intrighi siano stati completamente tagliati- ciò non è del resto plausibile finché  sono presenti Varys e Ditocorto, due elementi che garantiscono la continuazione del gioco-, ma questi sono stati sottomessi a quella che sembra una generale romanticizzazione della storia.

Il problema principale è infatti la caratterizzazione dei due fondamentali protagonisti, ovvero il Fuoco e il Ghiaccio, il Drago e il Lupo: Daenerys e Jon (o forse dovremmo incominciare a chiamarlo Aegon).

Che i due si sarebbero incontrati si sapeva già da tempo: addirittura già all’inizio della prima stagione, George RR Martin aveva detto ad Alan Taylor, regista di vari episodi della serie tv, tra cui anche il penultimo di questa stagione, che l’intera storia in realtà ruotava attorno a Jon e Daenerys, a come si sarebbero incontrati e alla loro successiva relazione. Nulla di nuovo sotto al sole dunque quando poi, nella serie tv, i due si sono incontrati effettivamente. Il problema però è stata la modalità.

L’incontro infatti, caricato di evidenti enormi aspettative e dopo anni di speculazioni al riguardo, è stato completamente sprecato a causa, tra le altre cose, di una recitazione non all’altezza. Esso è stato di gran lunga superato dalla scena molto più intensa tra Ellaria Sand e Cersei, egregiamente recitata da Indira Varma e Lena Headey che hanno letteralmente rubato lo show ai due protagonisti, dimostrando una comprensione maggiore e più profonda dei propri personaggi rispetto ad un Kit Harington ed una Emilia Clarke che incominciano a risultare quasi inadatti al ruolo: il livello espressivo è quasi totalmente mancante, e viene da chiedersi se il problema siano i due attori o il generale senso di mancato approfondimento delle situazioni e psicologie.

Al di là dell’incontro di opinabile qualità, sono anche le modalità del successivo sviluppo che ancora di più lasciano perplessi, e non di nuovo perché non ce lo si aspettasse, ma perché nella dinamica della serie tv non acquista quel senso che più cura e più tempo forse sarebbero riusciti a conferirgli.

Si incomincia infatti a palpare nell’aria un’attrazione tra i due, inizialmente apparentemente ingiustificabile, ma che viene velocemente (troppo velocemente) confermata negli episodi successivi. Partono sguardi languidi, risatine di Daenerys nel nominare Jon a Missandei, e cosi  via, finché non si arriva al punto di svolta: dopo che Daenerys salva la Suicide Squad recatasi al di là della Barriera per procurarsi un morto da mostrare a Cersei, Jon viene abbandonato per poi salvarsi in corner e giurare fedeltà a Dany (come anche in maniera un po’ cheesy Jon incomincia a chiamarla, anche se il fandom è abituato al soprannome da tempo). Da questo momento la storia d’amore è inevitabile e viene effettivamente consumata nel finale di stagione, in un rapporto di nuovo fin troppo romantico per il gusto dello show.

Quello che dunque ha portato in molti a storcere il naso e urlare all’orrore del fanservice fin dall’inizio è in sostanza l’incesto (Jon è nipote di Danerys, in quanto figlio di suo fratello maggiore Raeghar e Lyanna Stark). In realtà questa posizione, da sola, non ha molto senso all’interno della serie, dato che i Targaryen stessi erano pratici di relazioni incestuosi- anche se Daenerys in particolare non è mai sembrata incline all’usanza-, come anche i Martell e più recentemente i Lannister; ma ha se mai senso all’interno dell’evoluzione della storia.

La sceneggiatura infatti non ha approfondito abbastanza le motivazioni perché i due si innamorassero, e ha dato per scontato che fosse ormai nell’ordine delle cose, così tanto nell’aria che non dovesse neanche essere approfondito. Così, al di là di poche scene, tutte concentrate nel finale di stagione, in cui i due interagiscono di più, al pubblico non è dato modo di comprendere il reale motivo perché i due dovrebbero innamorarsi l’uno dell’altra, oltre al fatto che sono belli e giovani, come ha sottolineato Lord Bealish.

L’assenza di caratterizzazione è stata in un certo senso dimostrata anche da Kit Harington, che in un’intervista per la serie dei Behind the scenes ha detto di aver cercato insieme ad Emilia di trovare un modo per rendere plausibile e vera l’attrazione tra i due, così che la scena finale potesse essere credibile. Quattro puntate per sviluppare un’intesa sono un po’ poche, e Kit Harington in un qualche modo l’ha confermato.

Quello che dunque abbiamo capito alla fine di questa stagione è che l’assenza di Martin sembra aver lasciato un grande buco: non sembra più esserci quella comprensione della psicologia dei personaggi e delle dinamiche del mondo di Westeros, che evidentemente erano invece presenti con Martin. L’unico personaggio che dimostra una qualche evoluzione è Cersei- ma in parte anche Sansa-, che soprattutto nel finale dimostra finalmente di non essere solo la Regina pazza che uccide chiunque non sia d’accordo con lei, ma anche un personaggio profondamente ferito, abbandonato che non riesce per questo ad uccidere Jamie. Ed ecco che, se poi dovessimo aprire una parentesi su tutte le morti mancate di questa stagione di personaggi principali che, misteriosamente, non sono morti, forse dovremmo aprire una discussione a parte.

La tendenza generale di questa stagione, in fine, ha portato ad episodi che seppure  visivamente e spesso anche registicamente di ottima qualità, hanno lasciato l’amaro in bocca, cosa da imputare senz’altro ai due registi e produttori D&D.

Per questo forse più che di fanservice dovremmo parlare di totale pigrizia. Che gli scrittori ormai si stiano affidino alla popolarità della serie e al fatto che ormai essa sta finendo, e dunque i giochi sono fatti? Possiamo solo sperare che l’ottava stagione ci dimostri l’intelligenza a cui le sei stagioni precedenti ci hanno abituati.

 

fonti:

  • J.Sheperd, Game of Thrones: What George R.R. Martin told director about Jon Snow and Daenerys back in Season 1, Indipendent, 2017
  • immagine di copertina © Home Box Office (HBO)Television 360Grok! Studio

 

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